Rassegna storica del Risorgimento

D'ANNUNZIO GABRIELE
anno <1967>   pagina <630>
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Alberto M. Ghisalberti
A Nicola Festa, come già sappiamo, non sembrava felice il ricordo antico dell'appartenenza del poeta all'Università di Roma: della laurea non aveva fatto gran conto allora, perché dargliela adesso? E quanto alla votazione, una proposta di tal genere o è votala per acclamazione o deve cadere. Esplicita e serena risposta all'invito di Ceci. Tanto più che, se tutti son d'accordo nella opportunità di tributare pubblico omaggio a d'Annunzio , chiedeva Festa, la laurea ad honorem è proprio il miglior modo di rispondere a simile oppor­tunità?. E non soltanto per il disinteresse di d'Annunzio, ma anche perché la laurea ad honorem suole conferirsi a stranieri. Affermazione questa che non rispondeva pienamente a verità, perché tale riconoscimento era stato tri Lutato recentissimamente, oltre che ad uno straniero molto acclamato e subito dopo molto bestemmiato, il presidente degli Stati Uniti "Woodrow "Wilson, an­che ad un grande scienziato italiano, Guglielmo Marconi.1) e Molto maggiore onore insisteva il Festa si può fare a d'Annunzio designandolo a coprire la cattedra dantesca che da anni esiste a Roma nominalmente e che mai è stata occupata .2) Radicale mutamento di fronte, si potrebbe dire con un'espressione ispirata al linguaggio dei bollettini di guerra, che mirava a non opporsi reci­samente ad una proposta di conferimento di un tìtolo accademico al poeta, ma in altro campo, riprendendo, in certo senso, idee che avevano avuto qualche precedente, come è noto, in suggerimenti di varia provenienza per la succes­sione sulla cattedra bolognese ad altri poeti. In ogni caso, però, il Festa chie­deva che l'argomento fosse posto all'ordine del giorno di una prossima seduta appositamente convocata . Costituiva questa, a nostro parere, una deplorazione per il modo come la proposta era stata improvvisamente portata in Facoltà.
Ceci, e immaginiamo lo abbia fatto con l'usata impetuosità, ribattè imme­diatamente alle riserve del collega osservando che ormai la proposta della laurea è all'ordine del giorno e occorre votare su di essa . Era una presa di posizione esplicita, resa, in certo modo, più dura da un invito, che suonava ammonimento: si proceda per appello nominale, onde ciascuno possa assu­mere la propria responsabilità. Frase indubbiamente non felice, che poteva far pensare, anche se questo non era l'intendimento del Ceci, ad una denuncia all'opinione pubblica di coloro che avessero osato opporsi alla laurea honoris causa a d'Annunzio.
Prese allora la parola l'antico compagno romano del poeta, la quercia d'Abruzzo De Lollis, per schierarsi a fianco del Festa, del quale trovava ragio-
1) Il Corriere della Sera, del 7 febbraio 1919, in tuia breve notizia (La laurea tFonorn a rl'Aiiutiiizìo). ricordava : <c Recentemente un'altra laurea della stessa natura fa assegnata dalla Facoltà di Giurisprudenza, ma a un americano: il presidente "Wilson. LTìniversiià romana non è solita conferire lauree ad honorem. Oltre a quella ricordiamo un altro eccezionale conferimento : quello < ad honorem della Facoltà fiHico-matematica a Guglielmo Marconi. A torto il Giornale d'ituliu ciL, asseriva: È la prima laurea onorifica, a quanto sappiamo, che viene conferita dall'Università romana ad illustre italiano .
zj Si tratta della cattedra già. proposta nel 1883 da Giovanni Bovio per tutte le Università italiano e più tardi, con legge 3 luglio 1887, limitata a quella di Roma. Ved, lettere del Carducci od A. D'Ancona dei 26 aprile 1883, in G. CAUDUCGK, Opere. Edizione Nazionale, Bologna, 1952, voi. XIV, p. 143, a G. Bovio, 1 marzo 1887, a E, SORCI, 11 luglio 1887, ivi, Voi. XVI, pp. 117-118, pp. 152453, ad A. Lemmi, 23 settembre 1887, ivi, voi. XXV, pp, 275-277. Il Carducci, com'è noto, respinse ogni offerta di occupare tale cattedra.