Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1967>   pagina <644>
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Emilia Morelli
ogni speranza, ma se il nuovo patto non si stringe, Minghetti è proprio deciso d'innalzare la sua bandiera su cui sarà scritto o Perazzi o morte. Vorrete voi resistere? .
L'ami vizia e il rispetto per il carattere di Costantino Perazzi traspaiono dalle trenta lettere di Paolo Bosetti, scritte tra il 1887 e il 1896. Alberto Ca-valletto, nel maggio 1881, sostiene le speranze di un ministero Sella; Giovanni Codronchi Argeli si intrattiene sulla crisi del dicembre 1893 e, più tardi, nel 1896, parla con confidente abbandono del suo commissariato in Sicilia. Le let­tere di Grispi sono poco significative, mentre è da segnalare la chiarezza della esposizione finanziaria che gli presenta Perazzi il 27 dicembre 1888, nel mo­mento nel quale accetta il dicastero del Tesoro. Lo stesso tono era stato usato con Bernardino Grimaldi il 9 ottobre 1879 e lo sarà con Giolitli il 7 luglio 1892. Non molti anni prima, nel 1876, Gioititi si era raccomandato a Perazzi per ottenere il posto di direttore generale delle imposte dirette...
Una lettera di Giuseppe Giacomelli del 15 gennaio 1875 serve a chiarire il pensiero di Giovanni Lanza, in un momento delicatissimo, sulla situazione politica e sul ministero.
Le questioni finanziarie sono ancora una volta l'argomento centrale delle lettere di Luigi Luzzatti, di Isacco Maurogonato Pesaro (questi, nel 1888, si di* chiara contrario alla separazione delle Finanze dal Tesoro), di Marco Minghetti, di Sidney Sonnino.
Vale la pena di riportare due giudizi politici di quest'ultimo. II primo, sul ministero di Budini, è dell'I 1 settembre 1891: NellVi/rica tentennano ogni giorno più, e accennano a volersi restringere al porto di Massaua; e a me par­rebbe uno sbaglio oltreché una viltà. Al ministero dell'Interno c'è sempre Ni-colera, che non mi affida in alcun modo. Al pareggio finora non si è provveduto senonelié con le chiacchiere, e s'inganna il pubblico affermando che il 91-92 è in pareggio, mentre il disavanzo effettivo in realtà non è certo inferiore ai 50 milioni. Per queste ragioni a me pare che convenga ancora per lo meno sen­tire che cosa il ministero intende di fare, prima di fare alcun atto di adesione . Il secondo giudizio, su Grimaldi e su Giolitti, è scritto 111 luglio 1892: Qui ho letto della nomina di Grimaldi, e delle offerte fatte nuovamente a te pel Tesoro, e da te rifiutale. In realtà mi rincresce che tu non sia entrato, per rompere la leggenda della ricostituzione della Sinistra ma non dubito che avrai avuto buone ragioni pel rifiuto. La nomina di Grimaldi ha stupito al­quanto il mondo politico, perché, nonostante l'universale scetticismo, nessuno credeva che egli dovesse convertirsi così rapidamente da partigiano acceso e passionato di Nicotera a coadiutore di Giolitti. Per la finanza però potrebbe essere un fatto utile, perché Grimaldi è fermamente persuaso della necessità dell'imposta, e pochi giorni prima della nomina mi spiegava con quali proposte si dovrebbero chiedere al Parlamento 20 milioni di nuovi introiti . Credo che Giolitti dirà il meno possibile su quel che intende di fare; studierà delle frasi a effetto, a intonazione democratica, che sembrino dire più di quel che dicono .
In altre lettere del Sonnino si può seguire la crisi ohe portò al governo Crispi nel dicembre 1893. A questo periodo ci richiama anche una lettera di Saracco del 3 ottobre, nella quale si legge questa frase: Il vostro Giolitti io lo odio come si può odiare un uomo die pare nato fatto per condurre il paese alla rovino materiale e morale! , Saracco e Perazzi sono in cordiale corrispon*