Rassegna storica del Risorgimento
PELLOUX LUIGI GIROLAMO
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1968
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Amedeo Moscati
dell'appoggio delle correnti liberali di Sinistra, poi, rivelando la vera sua tendenza politica, mutata la compagine del ministero con uomini scelti nell'altro campo, e fattosi autore e sostenitore di leggi violatrici delle libertà statutarie, travolto dalla resistenza del parlamento e dal voto del paese.
In una pubblicazione avente un certo carattere di ufficialità perché edita ad iniziativa dell'Assemblea Costituente ti Centenario del Parlamento poiché le colpe della monarchia non si debbono limitare al periodo fascista o a Vittorio Emanuele ni, ma estenderle magari a tutti i cento anni che si commemorano! in un articolo di Gaetano Natale, si legge:
Pelloux, un generale, non è che il prestanome del Re, che l'ha voluto per dare l'impressione di una politica forte, militaresca.
Si è perfino osservato che, come Vittorio Emanuele II, dopo momenti gravi per le sorti stesse della monarchia, era ricorso a due generali nati nella Savoia, così Umberto in un momento difficile aveva voluto affidare le sorti sue e dello Stato ancora ad un generale nato nella Savoia, quale era il Pelloux! Paragone, questo, fuori di posto, come destituita da ogni fondamento l'affermazione del Natale, perché il Pelloux, quantunque soldato e che nel 1859, a vent'anni, invece di andarsene al servizio della Francia, aveva voluto essere italiano prima di essere senatore, era stato, oltre che due volte ministro, deputato per cinque legislature ed alla Camera aveva svolta intensa azione, specialmente facendo parte di quel gruppo di cui parla anche Giolitti nelle Memorie , che osteggiava la politica finanziaria del Magliani; aveva fatto parte del ministero Giolitti e di Giolitti era stato amico nei momenti gravi pel deputato di Dronero, processato a seguito delle vicende della Banca Romana; ed era stato chiamato a comporre il ministero dopo il fallimento, per l'opposizione della Sinistra liberale, dell'incarico affidato in primo tempo dal Sovrano non a lui, ma al senatore Finali. Che anzi l'ultimo rimaneggia* mento della formazione ministeriale, della quale diveniva capo il 29 giugno, era stato fatto sotto l'alto patronato di Zanardelli, nella casa stessa di Zanar-delli, allora alla piazza dell'Apollinare. E giova non dimenticare, a prova dell'intono dei suoi sentimenti, che egli arrivava alla presidenza del Consiglio accompagnato anche dalle sincere simpatie del paese perché, durante i moti di maggio, mandalo a Bari quale comandante del Corpo d'armata e prefetto, non aveva voluto che nella regione fosse decretato lo stato di guerra o di assedio come comunemente dicevasi e, senza avvalersi di provvedimenti eccezionali, con molto tatto, vi aveva riportato l'ordine e la calma, senza ricorso a quei tribunali militari ai quali, da deputato e da ministro, si dichiarò sempre avverso.
Ed era un precedente questo che, con gli altri, valeva a far ritenere naturale la sua assunzione anche al ministero dell'Interno senza speciali sottolineature dovute alla sua a qualità di militare.