Rassegna storica del Risorgimento

PELLOUX LUIGI GIROLAMO
anno <1968>   pagina <5>
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Pelloux presidente ilei Consiglio S
Pelloux trovava innanzi alla Camera due disegni di legge presentati dai suoi predecessori e preparati da un ministro, quale era il Bonacci, legato specialmente a Zanardelli e di ostentata mentalità democratica: il primo dise­gno era di applicazione provvisoria, l'altro destinato a dar effetto ad ima legge sostanziale e permanente recando provvedimenti di polizia e riguardanti la stampa; all'esame della commissione competente erano le domande dell'auto­rità giudiziaria contro sei deputati di estrema Sinistra frattanto in istato d'arresto per il loro incitamento e la partecipazione ai disordini di Milano. Di queste dovette occuparsi la Camera quasi subito dopo l'entrata in carica del ministero Pelloux, ed è notevole che, proponendo a norme della commis­sione incaricata di esaminarle, l'autorizzazione a procedere per quattro dei sei accusati, il relatore Tommaso Villa, già ministro con Cairoli, anch'egli vantato e vantantesi amico di libertà avanzate, dopo aver rilevata la gravità dei dolorosi e deplorevoli avvenimenti che avevano funestata in molte regioni la vita del paese, affermasse che, in casi come quelli che si erano verificati, le proclamazioni degli stati di guerra , come ogni altro provvedimento ecce­zionale, fossero pienamente legittimi, perché fondati, quantunque non scritti in codici e leggi, su la ragione e sul concetto giurìdico della legittima difesa, scrìtto sopra l'eterno Codice della natura: contrapporre la violenza alla vio­lenza è legge di natura che ha la sua sanzione nella coscienza universale dei popoli. Era come affermare la facoltà anche dell'arbitrio del Governo in casi ritenuti gravi. I disegni di legge presentati dal ministero Rudinì, poi fatti propri dal ministero Pelloux con opportune attenuazioni apportatevi dal ministro Finocchiaro-Aprile, miravano allo scopo di voler dare al Go­verno un'arma legale da poter usare all'occorrenza senza ricorrere all'ar­bitrio.
All'atto della votazione, ad eccezione dell'Estrema Sinistra, nessuno aveva oppugnate le conclusioni del relatore e tutti le avevano approvate, da Zanardelli a Giolitti, da Crispi a Sonnino, e, a Destra, Colombo e Prinetti coi loro; mentre i componenti del Governo si erano tutti astenuti dal voto, conformemente alla dichiarazione fatta in precedenza da Pelloux che il ministero intendeva cosi lasciare a tutti la libertà di esprimere il proprio voto all'inf uori di ogni legame politico.
Poco dopo, prendendo in esame il progetto dei provvedimenti transi­tori, la Camera con Io stesso voto concorde, esclusa l'Estrema Sinistra, approvava l'ordine del giorno pel passaggio alla discussione degli articoli proposto dall'on. Calissano, allora tra i fedelissimi di Giolitti.
Del pari votavano insieme Crispi, Sonnino, Giolitti, per la Destra Rubini, ed Arcoleo già sottosegretario con Rudinì, in altro appello nominale per l'approvazione dell'art. 2, e, finalmente il 1-2 luglio 1898 per l'ap­provazione del <r reazionario art. 4, che dava facoltà al Governo, in caso di necessità, a militarizzare il personale ferroviario e delle poste e telegrafi.