Rassegna storica del Risorgimento

PELLOUX LUIGI GIROLAMO
anno <1968>   pagina <18>
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Amedeo Moscati
Rinnovandosi, esse avrebbero messo in una assai delicata e difficile posizione le autorità, che avrebbero dovuto impedirle: Peiloux e il suo ministero si dimettevano.
La consistenza della non ancora dissolta maggioranza era ancora tale che ben sei dei suoi componenti venivano chiamati a far parte del mini­stero Saracco.
Ed ora; anali spaventosi provvedimenti restrittivi contenevano i dise­gni di legge e il famoso decreto, a cagion dei quali tanto rio tempo volse? Varrebbe la pena, se la necessità di non togliere troppo spazio alle disponibilità della Rassegna non lo sconsigliasse, di ripubblicare qui il di­segno di legge e il famoso decreto, per rimanerne sorpresi constatando che essi erano informati a concetti di non minore rispetto delle libertà indivi­duali e della stampa di quelli forse che, alla distanza di sessantotto anni, infermano le leggi della repubblica democratica, la quale, tra l'altro, ha giustamente sancita nella propria costituzione la facoltà al Governo di emanare decreti-legge.
Quanto alla stampa si tentava, coi contrastati provvedimenti, di ren­dere meno onerosa la funzione del gerente responsabile, più tardi, in­fatti, abolita sino allora testa di legno destinata solo a pigliare le botte
quando vi era da averne, mentre i veri responsabili degli scritti potevano restare, non certo coraggiosamente, indisturbati o ignorati. E quindi veniva proposto che tutte le già esistenti disposizioni, anche di carattere penale, venissero applicate anche agli autori e cooperatori delle pubblicazioni in­criminate.
Per quanto aveva poi riferimento al diritto di riunione, si dava fa­coltà al Governo di vietare, per motivi di pubblica sicurezza, adunanze pubbliche ed ancora di poter sciogliere con decreto motivato, e con diritto di ricorso al Consiglio di Stato, le associazioni dirette a sovvertire per vie ài fatto gli ordinamenti sociali e la costituzione dello Stato. Erano proposte di provvedimenti tendenti, secondo il pensiero di coloro che se ne facevano sostenitori, a non costringere il Governo, nei casi di emergenza, ad appli­care, come era sempre sino allora accaduto ed ultimamente nel 1898, la legge naturale enunciata dalien. Villa vim vi repellere e cioè ne­cessariamente l'arbitrio; ma a dare con la legge stessa, e nei limiti di essa, al Governo la facoltà e i mezzi per difendere la pubblica libertà e lo Stato, e senza tribunali militari* come si era affannato sino all'ultimo a sostenere il generale Peiloux, anche perché gli pareva che essi valessero ad indebolire il costante senso di simpatia del paese verso l'esercito.
E finalmente: dramatis personae.
Da una parte, oltre l'Estrema Sinistra (che fa il suo giuoco ed a cui fa comodo di poter scrivere all'ombra senza pericolo, mentre vi è il gerente che va in prigione), Zanardelli, che da ministro nel 1878 ha diretta la