Rassegna storica del Risorgimento
ILLUMINISMO; MARCHE STORIA SEC. XVIII
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1968
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Riflessi dolPillumiiiismo nelle Marche 23
E se nell'insieme l'ambiente marchigiano appare piuttosto depresso, riflettendo la pesante situazione economica della regione, ') non possono essere ignorate le inquietudini di quanti, laici ed ecclesiastici, avvertono l'insufficienza del vecchi ordinamenti2) senza riuscire ad aderire alle nuove istanze culturali.
È certo pero che tramezzo al lavorìo degli eruditi e ai nuovi studi agronomici, da cui eran prese in quegli anni le menti colte, fa qua e là, più o meno furtivamente, capolino Y Enciclopedia, mentre il solitario abate Tocci di Cagli traccia il suo programma di comunismo cristiano.4)
Ma se passiamo dalle inquietudini e curiosità personali all'iniziativa ufficiale le cose cambiano. L'arrivo nel 1792 dei preti refrattari francesi, ad esempio, suscita preoccupazione, temendosi da parte di molti ecclesiastici la consuetudine di quelli con le idee ultramontane,5) di cui qualche accenno pur arrivava fino ai non propriamente colti tra i cittadini di Ancona e Senigallia attraverso i racconti di viaggiatori e mercanti che scendono dalle navi. *)
In sostanza si può dire che, se si eccettuano modesti gruppi della capitale, dei maggiori centri costieri e delle grandi città dell'Emilia pontificia, non insensìbili all'influenza di Parma,7) il resto dello Stato non partecipa attivamente al moto europeo di generale rinnovamento. Del resto nelle Marche intorno al
dalla letteratura arcadica all'impegno economico e politico sembra esemplare nelle Marche la vicenda di F. Benigni, che dopo aver trasformato l'accademia di Treia e partecipato alla difesa della comune giacobina di Acqua viva scrive nel 1799: Lo spìrito filosofico che aveva in quel secolo contribuito a render più colte illustri nazioni, era finalmente penetrato/nel bel Piceno, cbe poteva dirsi il giardino d'Italia (Estemporanea rimostranza al Parlamento di Montecchio, 1799).
1) V. E. GIUNTELLA, Le Marche agli albori del Risorgimento, in L'apporto delle Marche al Risorgimento nazionale, Ancona, 1961, pp. 31-47; A. CARACCIOLO, Le pori frane d'Ancóne: croissance et impasse d'un milieu marchand au XVIlIe siede, Paris, 1966, cap. V; R. PACJ, L'ascesa della borghesia nella legazione d'Urbino: dalle riforme atta restaurazione, Milano, 1966; R. PACI, Agricoltura e vita urbana nette Marche: Senigallia tra Settecento e Ottocento, Milano, 1962.
2) Si veda il n. 5 dei Quaderni storici delle Marche, Ancona, 1967 (cbe reca studi sa Passionei, Bacber, Beriolì, Valcriani, Passeri) oltre ai citati lavori di A. CARACCIOLO, R. PACI, S. CAPONETTO.
3) D. SPADONI, Fra patrioti e briganti: un'accademia e un giacobino in Montecchio, in Atti détta deputazione di storia patria per le Marche, Ancona, serie, IV, voi. TV (1927), fase. 1, p. 16.
4) A. Tocci, L'esatta pratica del Cristianesimo base detta possibile felicità umana ù la vera felicità di tutti quei che lavorano per sé o per altri in un tenore di vita sociale cristiana un poco più esatta dell'ordinaria, Bologna, 1794. L'opera, in sei voli, venne ultimata nel 1787, e presenta un programma utopistico di comunismo cristiano.
s) Accolti con qualche diffidenza per la maggior apertura d'idee che dimostrano, pur nella quasi generale repulsa della rivoluzione. Cfr. J. GOOECHOT, La grande nazione, irad. il., Bari, 1962, pp. 114-115; S. CAPONETTO. // giacobinismo, cit., pp. 32-33.
) Per la penetrazione, almeno lungo la costa, delle idee rivoluzionarie, attraverso il porto franco di Ancona e la fiera franca di Senigallia: S. CAPONETTO, Il giacobinismo., riu pp. 3242; R. PACI, L'ascesa, cit., pp. 59-60; R. MARC ucci, La fiera di Senigallia, Ascoli Piceno, 1915, pp. 218-219 e, più in generale, R. PERORI, Gl'Italiani alla vigilia.della dominazione francese, 1793-'96, in Nuova rivista storica, a. XXV (1951), fase. 3-4, pp. 227-243.
T) H. BénARUM, Parme et la Franco 1748-1780 Paris, 1927.