Rassegna storica del Risorgimento

ILLUMINISMO; MARCHE STORIA SEC. XVIII
anno <1968>   pagina <28>
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28 Sergio /Insellili
La rilettura dell'orazione corinaldese pare pertanto utile per più motivi: per il contenuto, tun'altro che conformista, anche se non originale; per il fatto sia stata pronunciata in una cittadina di provincia, ed in un momento deli­cato; perché, infine, esprìme abbastanza bene lo stato d'animo d'un uomo colto che forse vorrebbe vivere secondo virtù ma finisce col lare dell'opportunismo una spiacevole divisa.
È il dramma, infatti* di molti intellettuali in quegli anni di facili cambia­menti, che per vivere fanno acrobazie, tormentati tra l'impegno civile, che in­dubbiamente sentono, e il bisogno di campare.
Che Mail io non avesse una solida coscienza morale è fuori discussione*, ma che la vita dell'intellettuale corveable ò merci fosse ardua è altrettanto fuori discussione. E basterebbe pensare al Berioli, arcivescovo d'Urbino negli stessi anni, che libero da preoccupazioni economiche, ma colto e sensibile alla seduzione dei tempi, muterà costantemente, certo in buona fede, il proprio atteggiamento nei confronti del potere politico.l)
Nella contraddizione palese del comportamento di Michele Mallio sem­brano potersi individuare parecchi elementi caratteristici delle Marche ponti­ficie, rivoluzionarie e napoleoniche, che se da un lato offrono esempi notevoli di aperture verso il futuro (e pensiamo ai Tocci, ai Pallotta, ai Graziani, ai Benigni, ai Mosca, ai Severoli, ai Valeriani, ai Napolioni, ai Bacher) presen­tano anche lo spettacolo dei feroci capimassa alla Costantini e alla De Donarla che incendiano le campagne con guerriglie in nome della santa fede. Non c'è una linea netta di demarcazione tra l'uno e l'altro atteggiamento, come non sussiste in Mallio.
Ogni spiegazione esclusivistica appare insufficiente, e se si pensa che Ia> prima trama rivoluzionaria dopo il 1815 si ha a Macerata, cioè nel centro-sud della regione ove per altro, e proprio sul confine del Regno di Napoli, nel 1799, s'era avuta la strenua difesa della comune repubblicana di Acquaviva non si può fare a meno di riflettere sulla complessità delle influenze culturali che penetrano nella regione dal Nord, dal Sud, da Ancona, dalle strade romane,, dalla Toscana, tutte recanti elementi diversi e stimolanti, capaci di suggerire anche, come nella dinastia dei briganti Sciabolone, il passaggio dall'insorgenza antifrancese alla lotta risorgimentale.
SERGIO ANSELMI:
Iconica (S. ANSELMI, ti gioco dello steccato nello Slato pontificio, in Quaderni storici delle Marche, Ancona, a. I (1966), n. 3. p. 450, nota 51) e prepara scritte epigramma­tiche per la nascita dei re di Roma (A. LEONI, Ancona illustrata, ivi, 1832). Dopo l'omag­gio alle vicende della Restaurazione (eh*, nota 4 di p. 25) aderisce, nel 1816, insieme ai figli e a un nipote alla Carboneria, ponendosi subito in luce come persona capace di organizzare nuove vendite È tra coloro che preparano il moto maceratese del 17-Sospettato dalla polizia, denuncia al vescovo di Fermo i congiurati maceratesi ed i carbonari di molte altre città. Da quel momento svolge incarichi spionistici per il governo pontificio e compie missioni nel Regno sardo.
l) R. PACI, L'avventura spirituale di un arcivescovo in età napoleonica", mons* Ber ioli di Urbino, in Quaderni storici delle Marche, Ancona, a. II (1967), n. 5,, pp. 288-336.