Rassegna storica del Risorgimento
COSTITUZIONI SICILIA 1812
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1968
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Sul costituzionalismo siciliano
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zione dei Baroni che ben conosciamo, attraverso la quale l'aristocrazia siciliana, lungi dal perdere quota e prestigio sociale (il processo di emancipa zione del celo subalterno si era, comunque, messo in moto nonostante le profonde involuzioni che lo caratterizzavano) ne aveva acquistato e sensibilmente. Dal punto di vista più strettamente giuridico-costituzionale, poi, la Costituzione del 1812 mostra un aspetto ancora più marcatamente bivalente in quanto essa, come nota lo Sciacca, ... pur rimanendo nell'ambito delle costituzioni innova tri ci, e perciò rivoluzionarie se confrontate con il precedente ordinamento ancien regime, può essere tuttavia considerata, assieme vW'Acte AddicUonnel come l'anello di congiunzione tra queste ultime e le costituzioni della Restaurazione 1). E se quest'ultima bivalenza può essere spiegata con la sfasatura tra il pensiero politico dell'Isola e quello dell'Europa occidentale dovuta al fatto che in Sicilia il movimento costituzionalista potè iniziare una concreta azione politica solo quando, dovunque, in Europa, gli altri regimi costituzionali si avviavano alla conclusione della loro tumultuosa esperienza,2) per renderci conto della fondamentale fisionomia antinomica del testo costituzionale siciliano, dobbiamo scendere più a fondo della struttura stessa della società siciliana. Ora la prevalenza del ceto baronale in questa struttura socio-economica è cosa assai nota; ma quello cbe conta sottolineare è l'elaborazione di quella che oggi potremmo definire la teoria politica-guida di questo ceto dirigente. Essa è la teoria della nazione che nel pensiero politico e nel diritto pubblico siciliano assume la precisa configurazione di antitesi allo Stato . E mentre quest'ultimo si identifica con la monarchia e si radicalizza con l'assunzione della Corona da parte dei Borboni, dei dèspoti illuminati, cioè, che mirano alla monarchia amministrativa, il concetto di nazione , in Sicilia, presenta una genesi notevolmente diversa da quella che questa idea-forza della storia moderna ebbe in oltre porli d'Europa, in età illuministica e, soprattutto, in età romantico.
La nazione siciliana era, infatti, un organismo non soltanto creatore del diritto pubblico, ma esso stesso diritto pubblico, vale a dire come il complesso di quelle istituzioni politico-giuridiche, le maggiori delle quali erano il Parlamento e la Deputazione del Regno e attraverso cui l'isola viveva una sua esistenza politica distinta dallo Stato cui faceva parte come un'appendice periferica e spesso trascurata .s) E dato che queste secolari istituzioni rispecchiavano fedelmente la topografia della società siciliana, ove il baronaggio era il ceto egemone, la nazione si identificava spesso con esso e con i suoi privilegi .4) La genesi dell'idea di nazione nella Sicilia del '700 e dell'800 ha, dunque, una natura storica più che politica, in quanto trae la propria ragion d'essere dalle gloriose tradizioni del passato, il cui artefice è stato e sempre sarà il ceto egemone, che di queste gloriose tradizioni fa la base dei propri diritti di nazione di contro al Sovrano, considerato come l'avversario da ridimensionare insieme al suo strumento politico costituito dal braccio demaniale. E cosi sempre, dai capitoli si aliquem e volentes sino alla memoria sui diritti della Sicilia presentata a Carlo 111 di Borbone dal canonico Mongitore. Siamo dunque fuori dal concetto di nazione elaborato dal romanticismo
Ivi, p. 12.
2) Ivi, p. 13.
3) Ivi, p. 76. *) Ivi, p. 77.