Rassegna storica del Risorgimento
COSTITUZIONI SICILIA 1812
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1968
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S. Massimo Ganci
legislativo su quello esecutivo da essi sostenuta in tandem con i costituzionalisti radicali, Giovanni Aceto e Cesare Airoldi.
Quanto a Giovanni Aceto ci appaiono piuttosto scarne le argomentazioni dello Sciacca tendenti a separare le persone dei due Aceto, quello del '12 e quello successivo. Ma tornando ai termini generali del problema dei demo* oratici, ci sembra che lo Sciacca abbia valutato, anche lui, con occhi troppo ben disposti il programma politico-parlamentare dei democratici: progetto di legge sulla censuazione dei beni ecclesiastici e demaniali, progetto di legge sull'alta Corte di Giustizia (ottima l'analisi costituzionale di questo in rapporto al principio britannico déSPimpeachment). Tutto sommato furono progetti di legge, il primo soprattutto, che non lasciarono traccia: si tornerà a parlare di enfiteusi del latifondo siciliano, a distanza di ottantanni sotto Crispi: lo stesso movimento dei Fasci non avrà alcun programma chiaro sulla questione agraria, limitandosi alla rivendicazione settoriale della revisione dei patti agrari e dell'aumento della paga giornaliera ai braccianti; soltanto nel primo decennio di questo secolo il partito socialista avrà idee moderne e chiare su questo tema, con Montalto e con Cammareri-Scurti; idee, per altro, presto dimenticate se vent'anni fa il movimento operaio siciliano ha patrocinato una riforma agra* ria, attuata con i criteri del riformismo settecentesco!
Siamo ben lontani, inoltre, dal considerare attuabile nella Sicilia del '12-15, quanto lo Sciacca afferma, sempre a proposilo del partito democratico: l'azione politica del partito democratico egli dice falli in quello che avrebbe dovuto essere il suo obiettivo fondamentale, cioè di servirsi delle strutture costi* tuzionali per prendere saldamente in mano il potere politico, divenendo da partito di opposizione, partito di governo. X democratici... non tenteranno mai una decisa azione atta a condurli alla conquista del " Ministero Costituzionale " . *) In una Sicilia strutturalmente feudale, quale era l'isola nel 1812, un'ipoteca sul governo da parte dei democratici, fossero essi quelli moderati di Gagliardi o quelli intransigenti di Rossi, non aveva senso, anche se, dopo le elezioni dell'agosto 1814 era parlamentarmente possibile. L'impalcatura costituzionale siciliana nel primo ventennio dell'800, come lo Sciacca vede chiaramente, era, infatti, una strana mescolanza di vecchio e di nuovo... riscontra* bile nel testo della Costituzione , nella quale continuava a permanere quel divario tra " Stato " e " nazione " che abbiamo già avuto il modo di rilevare .2) in sostanza il ceto baronale aveva ammantato degli orpelli costituzionali una realtà che permaneva immutata, anche se tutto sembrava cambiato. Si era ri* nlinciato ai diritti feudali, in forma solenne e pomposa: ma il risultato era stato la trasformazione del feudo in allodio e l'eliminazione di ogni limite al concetto di proprietà ivi compresi gli usi civici. Tutto doveva cambiare affinché nulla cambiasse. La incisività dello slogan gattopardesco ( tutto si deve cambiare affinché nulla cambi) sì adatta al 1812 non meno che al 1860. Lo Sciacca afferma benissimo che in Sicilia non era possibile il two parties system; e ciò non perché fosse presente un partito democratico ispirato al pensiero giacobino che schiacciava i tohcigs di Aceto e di Airoldi contro i Tories sia di Bei-monte che di Castel nuovo, impedendo loro di configurarsi come un partito radicale. Ma per il motivo più semplice che il partito democratico fu in Sicilia un evento dovuto ad una concomitanza di fatti: dallo sganciamento degli Inglesi,
*) ENZO SCIACCA. op. cìtr, p. 185. 0 Ivif pp. 113-114.