Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1968>   pagina <73>
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Le carte di A. e L. Calandrelli
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fici di alenili ufficiali romani, ira i quali Francesco Sturbine!ti. Non sue, ma di Primo Uccellini le pagine tormentate sulle società segrete in Romagna.
Breve detenzione e feroce condanna a morte. La commutazione della pena, prima in venti anni di carcere e poi all'esilio è dovuta, come è noto, all'inter­vento del re di Prussia. Attraverso le carte possiamo scoprire le ragioni di questo intervento e seguire dall'esterno le tappe dell'azione di Federico Gu­glielmo IV.
Il padre di Alessandro, Giovanni Calandrelli, era, dal 1832, maestro nel-Plstituto d'arte di Berlino, autore, tra l'altro, dello scudo scolpito che era stato donato alla regina Vittoria per la nascita del futuro Edoardo VII. La supplica di Giovanni al Re perché intervenga a favore del figlio è del 24 febbraio 1851. H 29 marzo la pratica è avviata e il 29 giugno si spera già di ottenere l'esilio: ciò attestano le lettere, in perfetto italiano, dei funzionari Niebhnr e Abeken. Anche Usedom, che è in partenza per Roma, il 4 luglio promette il suo inte­ressamento. Passeranno due anni, ma il 9 luglio 1853, finalmente, Giovanni Calandrelli può far pubblicare sui giornali il suo grazie a Federico Guglielmo. Alessandro lascerà Ancona il 18 luglio, dopo aver scritto il suo addio alla sorella Elisa Maffei e un'ennesima protesta al Papa per l'imputazione di delitto comune.
In Germania la famiglia si riunisce. Alessandro dà lezioni a Ferdinando LassaUe (ne fanno fede due lettere di questo); delle tante conoscenze che deve avere certamente avuto, resta traccia solo di quelle con Markus Niebhnr, (1854-55) con Alessandro Humboldt (1854) e con Adolfo Stahr (1859).
E dal punto di vista politico? Anche qui assai poco. Non si hanno tracce di rapporti, dopo il 1849, con Luigi Amadei o con Livio Mariani, che pur gli erano amicissimi, né con Valerio Forti o Salvatore Bernardi, che avevano osato mandargli un saluto prima di partire per l'esilio il 29 aprile 1850. A questo stesso periodo ci riporta l'ironia militaresca di Enrico CernuschL
Dalla nostra residenza in ROMA a Castel S. Angelo, 9 febbraio 1850 Anno 2. A.C.
Calandrelli non può mutar né cuore né professione. Generoso repubbli­cano. Infaticabile artigliere. Siamo tutti mitragliati dai copiosi tuoi tiri. Viva S. Pancrazio.
Ti faremo onore e festa, onorando e festeggiando colla tua munizione il sacro anniversario.
Tuo aff. Enrico Cernuschi1)
Due lettere di Luigi Pian ciani sono del 1858. Poi nulla fino al 1860. Pubblico per intero questa richiesta di Scipione Salvotti, perché è documento singolare e assai taro sulla Società nazionale, ed anche per l'accenno che con­tiene alla dolorosa realtà personale del figlio dell'in qui sitore austriaco. 2)
i) Questa lettera è stata esposta nel 1949. Vedi La Mostra storica della Repuh~ Mica Romana 1849t a cura di F. PONZI e V. E. GIUNTELI.*, Roma, 1949, pp. 144, tuv. XX.
2) Dell'offerta si ebbe notizia in Italia. Vedi il documentato volume, purtroppo non ancora tradotto in italiano, dì RAYMOND GRJEW, A slerner pian for Indimi lìniiy. The Italian National Society in the Risorgimento, Princeton, University Press, 1963, p. 395.