Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1968>   pagina <77>
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Libri e periodici
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conclusione inevitabile cbe questa avesse importanza più che altro riguardo a poche colture specializzate oppure per le ovvie connessioni sociali e demografiche con l'insieme della vita della Repubblica e in particolare con le riserve di popolazione cbe di lì possono accorrere nella Dominante. Segue quindi un capitolo sulle idee di riforma, imperniate sui nomi di De Sor!a. Gnocco, Grimaldi, Pini: dove la con* olnsione è cbe si trattasse pur sempre di un <riformismo di intellettuali, con istanze egualitarie ma scarsa modernità di analisi, che in definitiva riproponeva un sogno, peraltro umanissimo, di conservazione sociale (p. 252).
H Settecento, il suo grigiore, i suoi tentativi riformistici sfociano anche a Genova in un tumultuoso momento rivoluzionario che offriva all'economia non pochi lieviti di progresso ma soprattutto pesanti limili politici e congiunturali. Un bilancio im­mediato, al cadere di Napoleone, farebbe evidenziare più le perdite che i profitti, tanto più che anche politicamente l'antica indipendenza risultò cancellata per sempre. Ma non a torto gli Autori scendono ad osservare quali spinte al progresso tecnico e imprenditoriale, quali rotture in un sistema profondamente invecchiato, fossero state generate nel decenni di transizione, preparando una spinta importante alla nuova economia industriale ligure. Ricca di dati e di statistiche, la parte ottocentesca del libro appare meno approfondita delle altre, e più spesso vi si rinvia agli studi che soprattutto negli ultimi anni si sono venuti elaborando in materia. Comunque anche qui non mancano osservazioni interessanti soprattutto, ci sembra, per quel che riguarda la reattività dell'ambiente all'apertura libcristica che ha nel conte di Cavour il suo convinto campione. Sicché questo liberismo profondamente sentito, unito a una serie di appropriate iniziative nel campo che chiameremmo oggi delle infrastrutture (cioè in primo luogo le ferrovie), fu alla base di un fenomeno importantissimo come l'affermarsi di una moderna industria meccanica e quindi, accanto ad essa, metallurgica (p. 518).
Il libro reca un'appendice, a cura di A. Vedovi, sulla storia della finanza in Genova. E fra i suoi pregi va ricordato il dettagliato indice delle materie e la perle zione tipografica, oggi molto rara, che non è per nulla inferiore a quella degli altri volumi della medesima collezione.
ALBERTO CARACCIOLO
Il Giansenismo in Italia. Collezione di documenti a cura di PIETRO STELLA, Voi. I: Piemonte (Biblioteca Theologica Salesiana, Fontes, 3); Zurigo, Fas Verlag, 1966, in 8, pp. 729, L. 9.000.
Si tratta del primo volume di una importante raccolta di lettere di giansenisti piemontesi; comprende treccntosettaniasette lettere e colma una lacuna nella storio* grafia dei movimenti riformatori del XVill secolo, ricollegandosi alle collezioni pub­blicate da mons. Pietro Savio e da Ernesto Codignola. È giusto rilevare che lo Stella he ordinato hi grande mole di documenti per lo più inediti del Giansenismo in Pie­monte in modo che si può definire esemplare: oltre all'indice delle persone, dei luoghi, delle materie e delle opere anonime, il curatore ha infatti riportato un som­mario dei documenti in ordine cronologico, ossìa delle lettere non solo è indicato il destinatario ed il mittente, il luogo e la data della loro stesura, ma è descrìtto stringata mente il contenuto.
Il testo è poi corredato da tavole, nonché da preziosi riferimenti bibliografici relativi ad un Piemonte settecentesco che non si può dire sia stato sufficientemente studiato.
Mi pare sta fuori dubbio che il Giansenismo italiano non solo ria servito alla Chiesa come pungolo verso un ri avvicina mento alla purezza delle origini e come corrente di opposizione al deismo illuministico, ma altresì abbia avuto un'impor­tanza rimarchevole nell'ambito della storia del Risorgimento (si veda per questo se­condo aspetto, il volumetto di Maurice Vausserd, Jansenisme et gallicanisme aux originai religìeuses du Risorgimento, Paris, 1959).
Si discute se mai sul grado effettivo di incidenza del medesimo sui primi moti