Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno
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1968
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pagina
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79
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Libri e periodici
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CARLO ZACH I. La rivoluzione francese e Vitella -J Sludi e ricerche ; Napoli, Cimba, 1966, in 8", pp. 424. L. 7.000.
difficile esagerare l'importanza dei documenti e delle osservazioni crìtiche die FA. opportunamente qtrì raccoglie in una successione solo apparentemente ontologica ma in realtà tenuta già assieme da un filo conduttore vigoroso, in attesa della sintesi definitiva. Vorremmo intanto, prima di passare ad una esposizione succinta degli argomenti affrontati (stretti nel triennio di fine secolo e nell'ambito padano: questa può- essere un'obiezione di qualche peso, in un'epoca nella quale la circolazione delle idee era fulminea e quasi contagiosa) fermare l'attenzione su due particolari che pò* trebberò sembrare, e non sono, marginali: l'originaria apparizione di un terzo dei saggi nei Nuovi Problemi di Quilici e Colamarino, e la dedica a Carlo Morandi, Tutto ciò ci riporta ad un filone culturale ben preciso all'interno degli anni trenta, che trae la sua origine dall'interno del fascismo, e più precisamente da quella fronda di sinistra sindacalista e comunisteggiante che cercò la sua elaborazione teorica nel piò famoso che noto convegno di Ferrara, la città estense che già era stata culla del sindacalismo rivoluzionario di Michele Bianchi, che sull'altra sponda del Po aveva assistito al fiorire, in forme di autentica nuova civiltà solidarìstica, del socialismo umanistico di Badaloni e Matteotti che aveva assistito sgomenta al sacrificio di don Minzoni e che oggi, con tragico paradosso, sembrava atteggiarsi, all'ombra del principale responsabile dell'assassinio di lui, Italo Balbo, a roccaforte della dissidenza ideologica e proletaria contro il conformismo mussolini ano rappresentato, ancorché con dramma interiore non trascurabile, dal Bottai. H giovanissimo Zaghi, concittadino dell'eroico sacerdote e romagnolescamente anticlericale per la pelle (ed anticomunista, il che non guasta) viene da questo ambiente, tutto brividi e bagliori di novità, che si collega ad una tradizione europea di storia risorgimentale di cui è stato banditore e pioniere, con coraggioso, geniale rovesciamento critico del proprio indefettibile credo politico, il nazionalista Volpe, e nella quale i fascisti ferraresi tendono la mano a Nello Rosselli. È questo, precisamente, il ruoto di raccordo, il significato politico-culturale di Morandi: il quale, storico politico e diplomatico di razza, eredita dal Volpe l'inquieta sensibilità sociale, la filtra attraverso le esperienze estremamente suggestive e drammatiche susseguenti alla e grande depressione ed educa un'agguerrita generazione di ricercatori maturi alla spregiudicata acquisizione metodologica d'un marxismo lucido ed efficiente. Zaghi rimane al di qua di quest'evoluzione, ed è forse in ciò H suo limite, nel perseguimento di una storiografia prammatica, nervosa, tutti fatti e giochi dell'intelligenza (si penserebbe mutatis mutandis anche per non poche analogie stilistiche al Valsecchi) in cui il sommovimento sociale fiutato da Rosselli e da Morandi resta talora fin troppo sullo sfondo. E tuttavia il significato culturale, di testimonianza attiva e presente, d'una siffatta posizione, non è misconoscibile, e si avverte più o meno vistosamente in tutto il volume. Perciò abbiamo stimato indispensabile sottolinearla.
Il primo saggio delinea la strattura originaria del Direttorio e hi preponderanza in esso del tradizionalismo politico di ReubeU per contrapporlo alle imprevedibili vedute rivoluzionarie e radicalmente eversive del quasi sconosciuto Bonaparte. Il dissenso esplode a Cherasco e si complica di sottili venature ideologiche allorché il generale mostra d'inclinare nei confronti della Chiesa a quel brutale strumentalismo, sotto hi specie di un ossequio riguardoso e formale, che sarebbe stato caratteristico in futuro di tutta la sua politica. I piani e le combinazioni territoriali vecchio stile di Delecroix, la rigidezza ideologica di un Thngut (un girondino alla rovescia, si direbbe per assurdo) tutto s'infrange dinanzi al dinamismo di Bonaparte, che strappa la vittoria proprio nell'ora del maggior pericolo, quando l'ombra di Wurmser incombe sull'Italia, ed in seguito, piegato ed esorcizzato il Direttorio, può contrarre con l'Au* Btria una pace che equivale politicamente ad una sconfitta ma che, ideologicamente, aggioga la Cisalpina democratica e rivoluzionaria al carro francese. Numerose le combinazioni che, in questo diffìcile gioco, vengon fuori e rientrano più o meno malamente, dalla pedina di scambio spagnola a quell'interessante gravitazione padana su. Ancona