Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1968
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Libri e periodici
he relazioni diplomatiche fra l'Austria e il Granducato di Toscana. TU Serie : 1848-18(50, voi. I: 28 marzo-29 dicembre 1849, a cara di ANGELO Fn.tPtrzzi (Fonti per la storia d'Italia, 79); Roma, Istituto storico italiano per l'Età moderna e contemporanea, 1966, in 8, pp. XV-463. L. 4.000.
È la terza e ultima serie, affidata, come le precedenti, alle cure infaticabili e sagaci di Angelo Filipnzzi, delle relazioni diplomatiche tra l'Austria e il Granducato-di Toscana che, interrotte per la rivoluzione nel marzo del 1848 e riprese nella primavera dell'anno seguente, si ruppero definìlivamnle il 29 aprile del 1859, dopo la caduta dello Stato granducale. Questo primo volume, assai denso benché vada appena dal 28 marzo al 29 dicembre 1849, è ricco di preziosi documenti provenienti da fonti archivistiche nella quasi totalità Bino ad oggi inesplorate, i quali portano nuove luci su fatti e persone e problemi di quel breve ma tempestoso periodo non sufficientemente interpretati o chiariti dalla copiosa pubblicìstica attuale. Ad esempio, sulla situazione a Firenze dall'8 febbraio del '49, dopo la fuga improvvisa di Leopoldo H, sino alla supremazia demagogica del Guerrazzi abbiamo, nel complesso, notizie abbastanza precise; ma poco sinora si è scritto di sicuro sul colpo di Stato che rovesciò il focoso dittatore con il passaggio del potere ai moderati. Dalle lettere, conservate autografe nell'archivio di Vienna (sezione politica), del confidente austriaco Fabrizio Orsini di stanza a Firenze sin dal tempo del Mettermeli, e perciò informatissimo delle cose toscane, dirette ad un funzionario del ministero degli affari esteri di Vienna (la scoperta va dovuta al Filipnzzi), apprendiamo che da qualche tempo si era fatto assai vivo l'odio a Firenze per il Guerrazzi, particolarmente dal popolino, per la protezione che egli accordava alla sua guardia pretoriana, formata per lo più di giovani volontari, che ne profittavano per far, specie nelle campagne* ogni sorta di eccessi. Si dovettero obbligare i custodi delle porte cittadine a impedire loro l'entrata in città, ma il 10 aprile avvenne una colluttazione, poiché quelli a forza volevano entrare, e non pochi furono i feriti. La sera stessa il generale della guardia nazionale si recò dal Guerrazzi pregandolo cortesemente, per evitare altri guai, di voler far partire per la frontiera almeno i volontari più scalmanati, ma il Guerrazzi, con il suo solito fare impetuoso, assicurò falsamente il generale di aver già provveduto. E in effetti nel pomeriggio del giorno dopo un buon numero di essi apparvero di nuovo per la città, muniti di fucili. L'esasperazione popolare toccò il colmo: di qui il conflitto, che causò morti e feriti. Accorse il Guerrazzi alla testa di un distaccamento di cavalleria per sedare la lotta ma ebbe la peggio; fu accolto con colpi di pietra e con grida unanimi di morte a Guerrazzi , tanto che dovette salvarsi con la sua scorta e rifugiarsi nella Fortezza di Palazzo Vecchio. E nella notte squadre popolane cominciarono ad abbattere gli alberi della libertà gridando viva Leopoldo e l'operazione segui sino al mattino del 12. Verso mezzodì su tutti gli angoli della città comparve un manifesto, in cui si annunziava che la municipalità, cui si erano aggregati altri cinque moderati (e cioè il Capponi, il Serristori, il Capoquadri, il lucaseli ed il Torrigiani) per allontanare l'avventura di un'invasione, prendeva la direzione degli affari, auspicando il ritorno alla monarchia costituzionale, circondata da istituzioni popolari . E il 17 inviava una deputazione, con a capo i presidenti della Camera e dei Deputati, a Gaeta per invitare il Granduca a tornare a Firenze, cui si aggiunse, come rappresentante del governo provvisorio, il Serristori. Com'è noto, il Granduca li accolse a letto, fingendosi ammalato, e nascose a tutti di aver invitato l'Austria ad assicurare con le armi la sua persona nel caso di un suo rientro in Toscana. Superfluo invito (e lo sappiamo ora dalla documentazione del volume in esame), poiché quando giunse a Vienna la notizia della restaurazione a Firenze, l'intervento austriaco era di già stato deciso. In effetti sin dal 1 aprile il principe Schwar-zenberg, presidente del Consiglio e ministro degli esteri, da Vienna scriveva segreta' mente al generale austriaco Costantino d'Aspro di tenersi pronto per occupare la Toscana e l'ordine gli venne ufficialmente riconfermato poco dopo, assieme con quello dell'occupazione dei ducali a norma dell'articolo 3 dell'armistizio, dal tracotante Carlo Bruck, ministro del commercio e dei lavori pubblici, che da Milano, dove