Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1968>   pagina <487>
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Libri e periodici
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PIETIIO SCOPPOLA, Coscienza religiosa e democrazia nell'Italia contemporanea; Bologna, Il Molino, 1966, in 8, pp. 429. L. 4.500.
Il titolo di questa silloge di scòtti già editi da ITA. (una silloge quanto mai opportuna, giacché l'opera pionieristica dell'A. è ben nota per l'originalità e la eoe* renza delle sue posizioni, che qui si vengono svolgendo con un'intima omogeneità logica capace di tenere assieme efficacemente scritti sparsi nell'arco di un quindicennio) è fortemente emblematico degli interessi in prominenza sottolineati nella ricerca. La religiosità delt'A. è qualcosa di aristocratico e di minoritario, una nozione che si collega al filone ottocentesco del cattolicesimo liberale attraverso Gallarati Scotti su basi schiettamente culturali quando non venate di vero e proprio intellettualismo a largo raggio europeo. La democrazia sarà perciò inevitabilmente una sorta di guelfi* smo, che ripudia o guarda con diffidenza l'articolazione dei partiti, si preoccupa della società piti che dello Stalo, opera sugli strati popolari in forma di educazione e di guida più che cercare in essi una forza propulsiva nettamente sociale, e sia pure negativa e protestataria. Posto ratto ciò. è evidente che le conclusioni dell'A. tendano a ridimensionare in limiti tattici e pressoché strumentali la portata rinnovatrice del popolarismo di Sturzo, battano sulle componenti temporalistiche ed eversive del* l'intransigentismo per mettere in luce la sostanziale estraneità culturale (e, a lungo andare, anche politica) ai delicati problemi d'inserimento e d'aggiornamento acutizzati dall'età leoniana, facciano centro sull'esperienza democratico-cristiana (con sapiente sfumatura del contributo e quasi dell'individualità del Murri) per individuarvi il ten­tativo più fecondo di snellimento politico e di moderna milizia culturale da parte del cattolicesimo italiano, stroncato dalla repressione di Pio X, in una squadratura che l'A. mantiene durissima, una crisi di fondo, una frattura senza palliativi.
Restano nel fondo i momenti e gli uomini della transizione. Meda dall'Osservatore Cattolico al moderatismo giolittiano tout court, Sturzo dal murri smo all'elaborazione di un disegno politico autonomo e complesso. Resta fuori altresì quella storia della religiosità spicciola popolare, della pietà e dell'edificazione a livello di massa, su cui tanto si è insistito in questi ultimi tempi (senza risultati apprezzabili, per la verità) e che ali'A. appare manifestamente nn diversivo, una deviazione pressoché demagogica rispetto ai grandi temi della cultura del laicato e del clero che le discussioni del Con* ilio hanno rinverdito ed attualizzato oltremodo, autorizzando talora paralleli e genealogie quanto meno azzardati, in una prospettiva cosi incomparabilmente alte­rata, ed addirittura stravolta, rispetto a quella di un sessantennio addietro. Direi final­mente (ed è forse questa la notazione più suscettibile di conseguenze) che resta fuori la Chiesa, il papa e la gerarchia, immobilizzati pesantemente in una sorta di unico blocco reazionario di massimalistica memoria, non segniti nel loro operato e nel loro svolgersi se non attraverso le inevitabili deformazioni apologetiche o polemiche della pubblicistica militante.
Da quel che si è detto, e da come si è detto, risulta chiarissima la benemerita parzialità dell'impostazione dell'A. Certi temi, il significato culturale dirompente del­l'iniziativa del Murri o l'eterogeneità Bpesso disarticolata e meramente elettoralistica di gran parte dei quadri e della base del popolarismo, sono da lui sottolineati con una vivezza che non ammette replica. Beo difficile è enumerare ì singoli spunti in cui la parola dell'A. è giunta, in questi ultimi lustri, chiarificatrice e feconda, la polemica con Alatri sulle origini gianseniste del cattolicesimo liberale e del neoguelfismo, la discussione con Fonzi sul significato involutivo politico della svolta del 1904 (ma gli aspetti religiosi, checché ne dica l'A., non vengono da lui valutati nella portata deter­minante ad essi finemente attribuita dui Fonzi). la demolizione di certo schematismo marxista che in Condolerò uduggia, in campo di ricerche sul movimento cattolico (e negli anni di una ruggente lotta frontale!) l'elegante penetrazione dello studioso, l'integrazione culturale e conciliatorista dei risultati del Gumbasin, e COSÌ via, a mero titolo esemplificativo. <Storia drammatica del dialogo fra il mondo moderno la Chiesa questa la formula epigrafica dell'A. per la storia del movimento catto* lieo, assai coraggiosa per gli anni in cui fu enunciata, assai rappresentativa dell'ani-