Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1968>   pagina <488>
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Libri e periodici
piezza culturale e dei limiti sodali politici (altri direbbe nnche religiosi, almeno in senso ecclesiastico e popolare) dell'impostazione dell'A. L'insufficienza culturale, e perciò l'inadeguatezza storica déirintranrigentismo non potrebbero per l'A. venir meglio comprovati die dall'apriorismo del ano processo al Risorgimento còsi come della sue adesione alla protesta papale, una mancanza di storicismo e di realpolitik che agli occhi dell'A. non appare compensata dalla martellante polemica degli intran­sigenti sul Risorgimento fallito e tradito, quando non addirittura mistificato dalla conventicola liberale trionfante (ed a tal proposito l'A. inserisce con molta finezza l'auspicio per un'indagine ad hoc sull'insegnamento religioso impartito a norma della legge Casati, ed in genere su tutta l'opera pedagogica ed educativa svolta dal clero a fine Ottocento, in epoca a suo giudizio di singolare bassura per la cultura religiosa italiana). Assai meno persuasiva, s'intende, è la sua definizione della lega democratica nazionale come occasione di saldatura fra il cattolicesimo liberale e il cattolicesimo sodale, fra l'affermazione della libertà religiosa e della giustizia sodale in quanto l'esperienza di Galloniti Scotti, a cui l'A. sensibilmente Si riporta, è personalissima ed irriducibile in formale politiche determinate, mentre l'enunciato sulla giustizia sodale è veramente e soltanto un flatus vocis di buone intenzioni. La lega è condotta al fallimento dallo snaturamento in dimensioni religiose d'una originaria istanza auto-nomistica politica, ed il dilaceramento fra i due termini è rappresentativo di una erisi irrimediabile, di un'impostazione radicalmente sbagliata. Perciò il popolarismo è fuori, malgrado il contrario avviso sintetizzante dell'A., così del filone cattolico libe­rale come di quello democratico cristiano per una più elevata fusione d'ispirazione religiosa ortodossa, papale ma individualmente vissuta e sofferta (dò che all'A. appare forse difficilmente conciliabile) con immediati problemi politici concreti visti in chiave assolutamente Idea e su prospettiva radicale. Che poi siffatta consapevolezza; fosse di minoranze, non condivisa né appieno intesa da larghi strati di redate del-l'ultimora del partito, imminenti fiancheggiatori e turiferari del fascismo, è altro e gravissimo problema, esploso in anni recentissimi in termini patologici, che il Con cilio ha squarciato con energia rivoluzionaria. Ma l'incontro d sviluppa e si enuclea soltanto con Sturzo, non prima di lui o suo malgrado, in un disegno nazionale indi* rizzato al governo e al potere su fermenti che risalgono ben addietro nel tempo, che non ignorano il tormento dell'intellettuale cattolico né il disorientamento pigro e grave delle masse, ma che soprattutto si radica nei problemi peculiari, ora per la prima volta obiettivamente rivoluzionari, della società italiana del dopoguerra.
RAFFAELE COLAPIETRA
ALBERTO GIOVANNINO Il rifiuto dell'Aventino; Bologna, Il Mulino, 1966, in 8, pp. 632. L. 5.000.
Le due date (1919-1928) entro le quali il tema ha i suoi limiti cronologici, ci avvertono che noi ora riferendone in questa rassegna valichiamo il confine natu­rale oltre fi quale deve cessare la nostra attenzione.
Ma l'opera riguardante questo decennio è di quelle che per la loro materia e per il loro sviluppo inducono a riconoscere che in certi cad le date di limitazione si possono o d debbono superare in quanto la correlazione e concatenadone di accadimenti e di considerazioni di cui quelle opere danno saggio, sono di essenziale interesse per la piena conoscenza e per una valutazione a fondo di dò che preceden­temente e accaduto.
Ma dobbiamo altresì denunciare un'altra circostanza, e cioè che l'A. rimane, anche come storico, nn uomo di parte. Lo è stato, fin dai suoi giovanili anni, fra i giovani promotori del partito liberale* e del partito medesimo è stato il primo segretario; poi deputato al Parlamento, poi direttore de eli Resto del Carlino, poi condannato dal tribunale fascisi e rifugiato tra i partigiani, poi ancora deputato, e poi ministro senza portafoglio nd VII Gabinetto De Gasperi, a via dicendo. Uomo di parte, e, aggiungiamo noi per impressioni ricevute che sono le stesse di quanti lo