Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno
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1968
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pagina
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489
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Libri e periodici
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conoscono, un uomo politico, dì sangue e di vocazione, elle non saprebbe rinunciare a questa uà natura, che non ei preoccupa affano di nasconderla, e che la rende onestamente palese lungo l'itinerario in cui conduce il lettore: un itinerario sempre caldo e talora scottante che va dall'immediato domani dei giorni fausti di Vittorio Veneto ed arriva a quelli nefasti del dicembre 1928, allorché due irriducibili avversari, Giolitti e Mussolini, con linguaggio diverso se non opposto lasciano intendere che la funzione del Parlamento è finita, e che la liberta è morta.
Nel proposito e nel convincimento di mantenersi serenamente obbiettivo - - di una obbiettività che tuttavia non può essere neutralità l'A. narra adunque ed interpreta le decennali e complesse vicende che hatnno una premessa determinante nella crisi dello stato liberale. E questo è appunto il tema del capitolo primo.
Gli altri diciannove capitoli (seguiti da documenti e da un ìndice dei nomi) denunciano ad ogni passo l'urto delle idee, il progressivo crollo di istituzioni e tradizioni, il succedersi di situazioni non previste dai più, il formarsi di opinioni che non di rado sono piuttosto un istintivo sentire che non un cosciente ragionare, l'incendiarsi di passioni ed il fanatico intervenire di forze nuove; la presenza insomma di idee e di forze, di uomini singoli e di folle adunate, e di quanl'altro diede appunto colore e vitalità ad ano dei decenni che è fra i più teatrali e illudenti, e fra i più acce* canti e tenebrosi della nostra storia nazionale.
Incontri fino ad oggi taciuti da altri narratori o per ignoranza o di proposito, circostanze non meno ignote ai più e tuttavia di notevole rilievo, particolari di questo o quel dialogo, di questo o quell'intervento, vengono offerti nel corso del narrare da chi può ripetere parole precise perché le ha udite, e può riferire su atteggiamenti singoli perché li ha veduti, da chi è stato testimone ed anche attore, in tutti i giorni, e che ora con. mirabile precisione e chiarezza ricostruisce quel recente passato, e richiama tutti i personaggi sulla scena.
Noi vorremmo seguire ed esporre sinteticamente ma nella sua integrità il racconto (che però non è soltanto racconto), vorremmo esporlo dall'uno all'altro dei venti capitoli, ma ciò non è possibile. E ci sembra non meno assurdo scegliere qualche parte, per una esemplificazione. Tutt'al più potremmo dichiarare che il capitolo intitolato Mussolini e il Parlamento ci è sembrato uno dei più acuti e convincenti anche ai fini della conoscenza del personaggio; potremmo aggiungere che in alcuni altri domina qua e là se non erriamo l'eloquenza del tribuno che ha lottato invano; che in altri ancora, per esempio nel ventesimo, prevale l'accorato meditare su quello che è stato chiamato il gran rifiuto dell'Aventino >. Ma questo esemplificare è superfluo o, per lo meno, inefficace.
Noi vogliamo piuttosto assicurare che il volume, nel suo insième, e un documentario coraggioso ed imponente, il quale in certi momenti ha sapore di confessione. Ed anche per tale peculiarità non si può fare a meno di sentirsi avvinti e costretti ad ascoltare tutto ciò che viene detto con tanta forza di convincimenti e con tanta armonia e potenza di stile.
È vero: Il rifiuto dell'Aventino è un libro polemico. È chiaro, in altri termini, che questo narrare è anche un combattere: e nessuno può o vuole negarlo, a cominciare dall'A. che in ogni momento fa implicita professione della sua fede politica.
Egli, lo storico, è stato e rimane colui che, nel Parlamento e fuori, ha preso parte alla lungo guerra; e dì certo il suo libro potrebbe avere come sottotitolo: Memorie di un combattente.
Ma del pari ci è apparso evidente (ed altrettanto non potrà a meno di apparire anche al più avverso dei lettori), che codesto combattere è cavalleresco e leale, tanto che non vengono lesinati riconoscimenti anche a chi milita nel campo opposto. Un combattere che non è mai come troppo si costuma il giuoco dell'astuzia che diventa poi quello del mendacio, ma che è anche un insistente Q fervido appello ai motivi ideali, ai sentimenti nobili ed allo virtù che in ogni tempo fecero o fanno del cittadino, il bnon soldato, pronto a combatterò quando si tratta di difendere la Patria e la Libertà.
PIERO ZAMA