Rassegna storica del Risorgimento
GUERRA MONDIALE 1914-1918
anno
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1968
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pagina
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582
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FRA ISONZO E PIAVE NELL'AUTUNNO 1917 (Alcune pagine inedite)
Carlo De Cristoforo, nel suo aureo trattato di storia militare Che cosa sia la guerra, scrisse che in battaglia, come in uno scontro schermistico, il segreto della vittoria risiede nel riuscire a colpire col forte della propria sciabola il debole di quella dell'avversario. Questa assiomatica verità balza evidente dal tono della Relazione testé pubblicata dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, dedicato agli avvenimenti dall'ottobre al dicembre 1917, cioè da Caporetto all'arresto al Piave.1) Sette divisioni tedesche ed otto austroungariche si abbatterono in un settore presidiato in modo inidoneo dal IV corpo d'armata (quattro divisioni, una delle quali disponeva di una sola brigata di fanteria ed era priva di artiglieria) e della 19a divisione del XXVII corpo e la travolsero. Il colpo fu reso più duro, più efficiente, da una preparazione d'artiglieria di straordinaria potenza, da procedimenti tattici nuovi, sperimentali in Galizia sul fronte orientale, dall'impiego di truppe particolarmente addestrate. Un complesso straordinario di circostanze lo favori ed esso fu talmente rude da produrre in poche ore, nella giornata del 24 ottobre, effetti così rovinosi da rendere impossibile porvi riparo, se non un centinaio di chilometri indietro. L'infiltrazione deW Alpenkorps e della 12a divisione Slesiana in valle Isonzo, a monte di Tolmino, e la immediata puntata su Caporetto causarono il cedimento delle difese italiane sul massiccio del Monte Nero, sul Merzli e sullo Sterne, e il prematuro abbandono della stretta di Saga, attraverso la quale le forze nemiche si inoltrarono nelle valli Uccea e Resia, raggiunsero Monte Maggiore, determinarono l'abbandono dello schieramento italiano ad oriente dell'Isonzo.
Il colpo di sciabola dell'assalitore, vibrato col forte aveva fatto cadere di mano l'arma del difensore, fu un fatto si direbbe fisico, non vi fu tradimento e neppure cedimento colpevole di reparti, come affrettatamente affermato; successivamente l'evento disgraziato provocò fenomeni di sbandamento; com'è conseguenza della natura umana, il panico si propagò, gli episodi deplorevoli si moltiplicarono, il disastro prese proporzioni vistose. Ma già dietro il Taglia-mento si ebbe un principio di riordinamento e sulle posizioni del Grappa e del Piave, sulle quali fin dal 1916 Cadorna aveva fatto eseguire apprestamenti difensivi, l'Esercito italiano sbarrò il cammino all'invasore.
Non è scopo di questo studio ricostruire, sia pure in sintesi, quegli avvenimenti, la Relazione dell'Ufficio Storico, è chiara, precisa, esauriente, dice una parola definitiva. Mio desiderio è precisare che, nell'immensità del disastro, non tutto rovinò precipitosamente disordinatamente, bensì vi fa chi rimase al suo posto e, in momenti di depressione dilagante, compì.fino all'ultimo il suo dovere. Mi soffermo su due nobili figure di comandanti, dei quali ho potuto
i) UFFICIO STORICO DELLO STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, L'Esercito italiano nella Grande Guerra. Le operazioni del 1917. Gli avvenimenti dell'ottobre al dicembre 1917; Voi. IV, 3 Fase, Roma, 1968.