Rassegna storica del Risorgimento

GUERRA MONDIALE 1914-1918
anno <1968>   pagina <590>
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Luigi Mondili}
delle disposizioni prese sulla nuova Ironie e trovasse verso Rivignano collegamento col Generale Ravazza. Ad ora tarda seguendo l'argine che da Varino conduce al ponte di Madrisio dovetti impiegare circa due ore a percorrere quattro chilometri passando sopra i carri e sotto i cavalli di parecchie colonne intrecciate ed intasate sull angusta strada dell'argine a pie delle scarpate nella palude circostante, cavalli sfiniti cade* vano ad ogni tratto ed allogavano. Davo ordini e consigli ed opera qua e li a gente che non comprendeva più. Il ponte pericolante e minato non consentiva che il transito nella parte centrale. Al di là del ponte sul terreno naturale i carreggi trainati da cavalli sfiniti e sovraccarichi inceppavano; t pedoni carichi anch'essi* molti disarmati si arrestavano in mezzo alla strada per udire il richiamo sperato dei rappresentanti dei vari reparli i quali (a guisa dei conducenti d'albergo che all'uscita delle stazioni ferroviarie gridano il nome del rispettivo albergo) urlavano un numero di reggi* mento o di reparto in un clamore assordante. Tutta la notte lavorammo in pochi a ridestare energie, a far proseguire il movimento finché verso l'alba raggiunti da una vettura abbandonavamo il ponte di Madrisio, dirigendoci a Cassrsa.
Il mattino del 31 ottobre, raggiunto il Tagliamento, vi schierava i suoi Corpi d'Armata e vi rimaneva fino al 4 novembre; si spostava poscia Ira Meduna e Livenza, facendosi precedere dalle artiglierie, mentre venivano messi alle sue dipendenze il IV Corpo ed elementi che dovevano dar nuova vita al XXVIII0. TI 6 novembre, passato il Piave, stabilì il Comando a Marano di Piave e narra:
Trascorsi la sera discorrendo cogli abitanti ed incuorandoli* per quanto presen­tissi la loro sorte dolorosa: tanto più che hi maggior parte degli uomini era stata requisita per lavori oltre Piave*
Non dimenticherò mai quanto avvenne il mattino del giorno 6 novembre allorché, svoltando in autovettura sulla piazza vi trovai riunita la popolazione di donne, vecchi e fanciulli col curato alla testa: i quali mi fecero una dimostrazione di calda simpatia gridando Viva l'Italia . Mi alzai in piedi salutando, quando riprendemmo il cam­mino, i miei ufficiali ed io piangevamo tutti. Molto tempo dopo, quando comandavo il Corpo d'Armata di Trieste mi sovvenni del fatto e proposi il conferimento di una Croce di Guerra a quella popolazione; ma non ebbi mai risposta.
Poi si portava a Montebelluna e, il 7 novembre, il generale Moti tu ori, temendo minacce nemiche provenienti da Croce di Fadalto,
chiedeva telefonicamente al Comandante la 4a Armata di voler dare disposizioni affinché i suoi reparti scendenti da Belluno provvedessero a quella difesa lungo la linea da essi eseguita. Rispondeva quél Comandante con laconico e scortese no. In seguito a ciò il Generale Montuori ripeteva per iscritto l'invito già rivolto telefonica* mente ed io mi incaricavo di recapitarlo al destinatario in Castelfranco Veneto. Ivi giunto e trovato quél Comandante alla mensa col suo Stato Maggiore, ero costretto ad attendere che egli finisse il suo pasto, sebbene insistessi sull'urgenza della mia comunicazione. Rimasti noi soli, dopo aver letto lo scritto del Generale Montuori, quel Comandante BÌ indugiava alla redazione di uno risposta che poscia mi leggeva premet­tendo che l'avrebbe comunicata anche al Comando Supremo. In sostanza dichiarava che non avrebbe speso un uomo a protezione di truppe di quella sciagurata 2S Armata la quale non aveva saputo mantenere il suo posto d'onore alla frontiera. In piedi accanto a lui battevo la palma della mano con forza sullo scritto gridando concitato: Questo Ella non farà, perché non è vero e non giusto quanto ha scritto . Alzatosi egli di scatto, io soggiungevo: Si tratto, Eccellenza di truppe che da otto giorni marciano e coni bai tono eroicamente; altro di quella stessa 2a Armata ai miei ordini hanno ripiegato combattendo e hanno ripiegato per ordine e sono oggi alla dipendenze di V.E.. Egli replico in collera: e Non a Lei, né contro Lei mi esprimo, ma contro quel signore che fin dalTOrtigara avrebbe dovuto essere eliminato .