Rassegna storica del Risorgimento
BIBLIOTECA DEL SENATO PERIODICI; PERIODICI INDICI
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1968
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Libri e periodici
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Oggetto di stadio dovrebbe esser dunque per lui, essenzialmente, la situazione della classe operaia, le sue condizioni di vita, le sue aspirazioni ed i pruni sforzi per sol levarsi al di sopra di uno stato di diffuso malessere: lo sforzo che portava (come egli stesso soggiunge) anche a prender coscienza di sé e della propria forza, in un processo inceppato e ritardato, ma parallelo a quello di espansione industriale e strettamente collegato con quello . Scnonché, vi sono almeno tre linee parallele che finiscono per intrecciarsi nella ricerca che abbiamo dinanzi, e che ne arricchiscono il fondo, mentre ne allargano i confini: c'è Io stadio della evita quotidiana delle masse , compiato scavando nell'esistenza materiale, ma anche tenendo presenti i bisogni spirituali del proletariato torinese , e gettando luce su talune concezioni sociali (non necessariamente socialistiche) , che hanno preso in momenti successivi una più precisa configurazione, dando luogo a quel movimento operaio che va considerato in tutte le sue manifestazioni come espressione di una cultura, come portatore non soltanto di esigenze politiche ma anche, seppure inconsciamente, di posizioni ideologiche, delle quali poi, in ogni tempo e in ogni luogo, vi sono state le interpretazioni teoriche, dal primo socialismo utopistico al marxismo (nelle sue diverse ramifica* zioni) al pensiero sociale cristiano e così via (p. 12). Ma poiché esiste uno sfondo di coltura, e la nota dominante di tal coltura vien fornita, come il Bravo non nasconde, dal contributo di correnti vive, che nel campo del movimento sociale agivano come la punta avanzata e riformatrice, rivolta A incidere durevolmente sol fa-toro industriale della città , di forze sorte, com'egli precisa ancora, in contrasto con le classi dirigenti tradizionali (p. 12) ma non nel mondo operaio, questa cultura e queste forze divengono oggetto di uno stadio attento e approfondito, con speciale riguardo a qualche figura più spiccata e caratteristica, come quella di Lorenzo Valerio, coi son dedicate pagine particolarmente felici. Lo stadio di quelli che definirei come nuclei riformatori di colti spesso desiderosi di passare all'azione, ma immersi in una società arretrata che ne contrastava gli intendimenti, ne soffocava le iniziative e ne criticava i progetti, non esclude la considerazione di altri aspetti di quel mondo colturale e sociale, in coi diviene spesso difficile isolare certi nuclei avanzati, trascurando altri apporta!: còsi ad es. nel capitolo quinto, in cui s'indaga sulla conoscenza del socialismo in Piemonte, vengon presi in considerazione anche gli studi di utopisti come un Giovanni Momo, del quale giustamente si sottolineano gli intenti conservatori (p. 232), Altrove si rileva con altrettanta fondatezza che è difficile separare l'azione dei moderati da quella dei democratici nel movimento per l'emancipazione degli israeliti o si citano le osservazioni di scrittori controrivoluzionari sulle agitazioni operaie (pp. 189 e 260). Direi quindi che per molti aspetti la ricerca del Bravo finisce per allargarsi e con esito assai felice a rutto l'insieme della cultura e della società piemontese dell'epoca da lui studiata, spezzando ogni schema preco-stimilo : può interessarlo, nel citato capo quinto, ogni aspetto della discussione sul socialismo, anzi sul comunismo e l'utopismo prequarantottesco, che rappresentava tanta parte nella cultura europea sia democratico-liberale sia aristocratico-feudale sia operaia e socialista, e di coi si aveva una sia por debole eco in Piemonte (p. 197); può interessarlo il giudizio di un diplomatico sabaudo su di uno sciopero ad Ancona nel '47, come il parere dell'inviato inglese a Torino, Sir Ralph Abercromby, sulla situazione godale in Piemonte nello stesso anno (pp. 183,190). Resta soltanto da vedere se tutti questi dati son vagliati sempre con quel rigore critico, con quella serenità spassionata che Edousrd Dolléans considerava come il merito principale d'un notevole stadio di Georges Bourgin su di un tema assai vicino a quello affrontato dal Bravo: Les Patrona, tes Oiwriers et Vfiiut de 1814 à 1830 (Paris, 1941: e cfr. la recensione fattane dal Dolléans in Revue Uistorique. t. CXCV, ott.-dic. 1945, pp. 305-321).
Mi pare facile notare infatti cho in qualche punto la feconda ricerca del Bravo stata come deviata o fuorviata da una certa passione ideologica, anche se ciò nulla toglie al solido impianto del suo lavoro: va infatti ribadito che sarebbe difficile pervenire, allo stato attuale degli Btudi, ad una più ampia raccolta e discussione di dati nel campo che si trattava di illustrare, e che qualcosa è stato aggiunto anche attraverso sondaggi sull'inedito (sui carteggi di Carlo Ignazio Giulio e di Lorenzo Valerio,