Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECA DEL SENATO PERIODICI; PERIODICI INDICI
anno <1968>   pagina <626>
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Libri e periodici
(ormo in salute, il tono imperativo. Seppe capirò i limiti pratici della sua opposi­zione e, ciò che più contai seppe perdere con dignità, con lo spirito di colui che cede alla forza restando al suo posto sul campo di battaglia. Tale fu mona, Fransoni, una figura non simpatica agli studiosi del Risorgimento, legati sentimentalmente alla ira-dizione patriottica nelle sue accezioni democratiche e liberali; una personalità che offre scarse possibilità di affiatamento, ancora oggi indicativa di un ambiente retro-grado, < codino , legato ad una mentalità che non sa uscire da schemi preconcetti, che non vuole rassegnarsi al progresso sociale. Tuttavia, ri può ammirare in quest'uomo la salda fermezza nelle proprie idee e la disperata difesa ad oltranza delle proprie convinzioni. Facciamo tutte le opposizioni possibili affinché il Governo sia sempre obbligato a smascherarsi nella sua persecuzione contro la Chiesa. Si cada, se così sta scrìtto, ma si cada combattendo , scriveva da Lione il 16 agosto 1854 e ciò basta a definire il suo vigore polemico. La sua cultura non era profonda: in teologia e in diritto canonico la sua preparazione era lacunosa; preferiva eia pietà allo studio; alieno da interessi intellettuali, affrontava i problemi che lo circondavano con schietto spìrito positivo. Si era opposto olla diffusione della cultura popolare, perché diffidava delFinsegnamento che poteva essere portato dallo Stato e perché tale compito era sempre stato peculiare degli ordini religiosi; nel porsi il problema della formazione culturale del clero aveva vagheggiato la figura di un sacerdote pio, non turbato dagli interrogativi che avrebbe potuto recargli una vera preparazione scientifica. Anche la cultura era per lui rivoluzione, sovvertimento della quiete degli animi, costante fonte di irreligione; la politica ecclesiastica piemontese, da Siccardi a Battezzi, era per lui una diretta conseguenza del vento rivoluzionario napoleonico; nel 1856 scriveva: e Trovo utili le omelie del Turchi, perché dirette contro la rivoluzione del 1797, che in sostanza è la stessa che l'attuale . Apprezzò il gran bene della nascente opera di don Bosco; la Mollano cerca di mettere in luce i tratti della sua aristocratica signo­rilità e munificenza, ma sull'arcivescovo di Torino pesò a lungo il giudizio negativo dei contemporanei, i quali sottolinearono, senza eufemismi, la sua grettezza mentale. Il Des Ambrois lo definì ruvido e sarcastico, Nicomede Bianchi scrisse che la ragion di Stato anziché la religione aveva insediato nell'arcivescovo di Torino..., nel tempo in cui i clericali influssi erano cari e usati nella reggia sabauda ; il Boggio lo giu­dicò severamente e ingegno mediocrissimo e di cultura ancora meno che mediocre; proclive, di questa sua medesima ignoranza, a menarne cinico vanto; versato in tutte le ambagi e in tutti gl'intrighi di Corte; ambiziosissimo e per modo gonfio e borioso di se medesimo, da gloriarsi a ogni tratto, sé avere tanta potenza e influenza sul­l'animo del Re da incutergli timore, e da costringerlo anche suo malgrado a piegarsi sempre ai cenni propri!; delle sue prerogative tenacissimo (cfr. P. C. Boccio, La Chiesa e lo Stato in Piemonte..., Torino, 1854, voi. I, lib. IV, p. 246).
La Mellano illustra i temi della politica ecclesiastica di Carlo Alberto, le rela­zioni fra l'arcivescovo e il potere civile lungo l'arco di un quindicennio, durante i primi dieci anni del quale i rapporti furono misurali da una calma apparente e nel periodo dal 1844 al marzo del 1848 maturò la crisi che costrinse l'arcivescovo al suo allontanamento volontario. Studia, quindi, con rigorosa analisi gli avvenimenti che determinarono il dissidio aperto tra l'arcivescovo e il potere civile, ricostruendo le vicende che portarono all'ordinanza emessa dal Magistrato d'Appello del Piemonte il 25 settembre 1850, con la quale l'arcivescovo della prima sede vescovile dello Stato sabaudo veniva esiliato. Fu un provvedimento grave, che destò clamore (che ancora oggi può lasciare perplessi), del quale l'A. cerca di dare una spiegazione in senso storico Le conclusioni della Mellano Luciano, tuttavia, dubbi e insoddisfazione: il suo lavoro è serio, eueoniribuisce notevolmente a chiarire molti punti, ma il problema resta aperto. una rivalutazione di Fransoni condotta bene, con impegno e intelli­genza, ma si rileva un certo sforzo da parte dell'A. (ancora oggi l'arcivescovo offre un terreno scomodo agli studiosi) nel superamento di qualche situazione; si nota nel suo assunto una ricerca di giustificazione, che raggiunge, talvolta un obbiettivo un pochino sfocalo. Problemi come le leggi Siccardi o avvenimenti come le particolari circostanze relative alla negata somministrazione dei Sacramenti al conte Pietro De