Rassegna storica del Risorgimento
BIBLIOTECA DEL SENATO PERIODICI; PERIODICI INDICI
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1968
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Ubrì e periodici
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Minghetti fu nel l859-'60 non solo il dittatore politico, ma anche spirituale del moderatismo emiliano, lottò -infaticabilmente contro resistenze locali e piemontesi per affrettare la fine del provvisorio. L'unificazione delle province parmensi e modenesi, avvenuta il 18 agosto 1859, fu una delle prime tappe dell'assimilazione politico-amministrativa delle province emiliane (realizzata quando Farini, che era già dittatore di Modena, accettò la dittatura di Parma). Tale assimilazione, secondo Farini doveva contribuire a conseguire l'unione di fatto col Piemonte e doveva precedere l'annessione vera e propria. A Torino si temeva che l'unione dei due ex Ducali potesse favorire la combattuta formazione del regno autonomo dell'Italia centrale; la deci sione fariniana incontrò qualche disappunto. Farini trovò, per l'attuazione del suo programma, un forte alleato in Minghetti. Il problema dell'unione di fatto col Pie* monte (assimilazione e parificazione di istituti politici e amministrativi locali con quelli sardi) e della fusione degli Stati dell'Italia centrale (compresa la Toscana) fu visto dai moderati emiliani nelle sue componenti nazionali, nella sua necessaria evoluzione per il raggiungimento dell'annessione al Piemonte. Divergevano da tale programma i moderati toscani; il dialogo non fa agevole, Farini, Minghetti e Ricasoli, ohe intervennero nella discussione con una parte preponderante, sostennero le loro posizioni con differenti argomenti. Farini affermava la necessità di legare saldamente quelle province, di promulgarvi la legislazione sarda, se si voleva raggiungere l'invocata unione al Piemonte. Minghetti sosteneva l'urgenza della fusione di quegli Stati tra di loro, adottando le leggi piemontesi, per aspettare tranquillamente l'assimila-none di fatto. Ricasoli ricordava che quelle province erano caratterizzate da differenti condizioni di vita politica e civile e che non era facile farne uno Stato solo da unire successivamente al Piemonte, e non era d'accordo sull'urgenza di estendere gli istituti sardi all'Italia centrale (anzi, secondo Ini, si dovevano lasciare immutati gli ordinamenti dei singoli Stati). Farini e Ricasoli interpretavano l'unificazione con il Piemonte in modo diverso: il primo voleva una vera identificazione tra unificazione politica e assimilazione o parificazione amministrativa ed era disposto a sacrificare, in favore di quella sarda, le legislazioni particolari dei tre complessi territoriali emiliani (erano proprio quegli ordinamenti interni che dovevano essere modificati prima della definitiva unificazione). Farini pensava che l'amministrazione dovesse essere subordinata alle soluzioni politiche: (;e~d era anche l'opinione unanime dei moderati emiliani); per l'attuazione di un programma di governo riteneva fondamentali le scelte politiche, le quali dovevano controllare quelle amministrative. I provvedimenti emanati dovevano puntualizzare un orientamento politico; Ricasoli voleva che ad essi fosse data autonoma rilevanza politica.
Tali furono i temi fondamentali relativi olle province emiliane nel 1859-60, illustrati dalla Zanni Rosi elio con sicurezza documentaria e con un linguaggio critico tecnicamente preciso e con tono saggistico ad alto livello. Le pagine dedicate ai primi organi di governo (giunte e commissioni provvisorie), ai commissari e governatori regi, alfa dittatura Farini, al governo unificato delle Provincie dell'Emilia, all'amministrazione periferica (intendenze, vice intendenze, comuni) non soltanto dissodano un terreno poco sfruttato nell'ambito emiliano, ed offrono un'interpretazione originale del fenomeno annessionistico nei suoi conflitti tra regione e Stato, nelle sue valenze psicologiche, nelle sue manifestazioni divergenti tra decentramento amministrativo e accentramento, ma, per molti aspetti, possono essere indicative come schema-guida per chi voglia accingersi a studi affini. Il lavoro della Zanni-Rosi elio non va visto soltanto nellu prospettiva regionale: i problemi del mondo emiliano erano comuni a quelli delle altre regioni (ce lo dimostra il libro di Nicola Raponi sul programma dei moderati lombardi). Esso, per l'importanza dei problemi che affronta, studia un denso capitolo di storia italiana.
Per giustificate ragioni di spazio, non è possibile approfondire l'esame di questo lavoro in tutte le suo parti, noi suoi aspetti propriamente tecnici dello studio dei problemi amministrali vi agli albod dell'Unità.
EMILIO COSTA.