Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECA DEL SENATO PERIODICI; PERIODICI INDICI
anno <1968>   pagina <630>
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Libri e periodici
Sin RODNEV MONIV K. C. M., La flotta ingtese e * Mille; Toscolano sai Carda, Stab. Tipografico Giovannclli, 1965, in 8, pp. 303. L. 2.200.
La testimonianza dell'ammiraglio Sir Kodney Mundy sulla impresa dei Mille in Sicilia fu giudicata molto positivamente da George Macanlay Trevelyan nel suo Go> ribaldi e i Mille. L'illustre storico inglese considera lo scritto del Mundy, pubblicato in lingua inglese nel 1863 sotto il titolo H. M. S. llannibal at Palermo and Naples durìng the Italioti Revolution 1859-61: un ragguaglio dettagliato e particolarmente me­ritevole dì fede sugli affari di Palermo: scrìtto dall'autorità neutrale che negoziò l'ar­mistìzio a cui fece seguito lo sgombro definitivo delle troppe borboniche.
Non pare peraltro che l'Agrari si sia giovato direttamente dell'opera dèi Mundy anche se nel suo J Mille (Milano, 1933) frequentemente cita l'ammiraglio. È da rite­nere pertanto, anche perché il libro del Mundy non è contenuto nella pur abbondante bibliografia da lui indicata, che l'Agrati non lo abbia visto. Sostanzialmente la cosa ha scarso valore perché la storia del negoziato svoltosi fra Garibaldi e i generali borbonici BaWHamtibal, mediatore l'ammiraglio Mundy, non appare, dopo aver letto adesso la traduzione in lingua italiana curata dalla signora Teresa Torlonia Bonardi diversa dalla narrazione fatta dall'Agrari e dagli altri storici dell'impresa dei Mille. Specie dopo il 1910 sarebbe stato peraltro piuttosto difficile poter sconfessare uno sto irico come il Trevelyan.
Per amore dello scrupolo aggiungeremo, per offrire tutte le sfaccettature del l'argomento, che la importanza dell'opera del Mundy sfuggì alla signora Tina Whita-ker Scalia {Sicilia e Inghilterra, Mazara, 1948, traduzione in italiano dell'opera della stessa Sieily and England apparsa a Londra nel 1907) che si limita a rari cenni sul­l'ammiraglio e a riferire molto imperfettamente (p. 226 dell edizione italiana) cic­che egli avrebbe scrìtto sui soldati napoletani. A parziale giustificazione della gen­tildonna italo-inglese si potrà dire che la Whitaker Scalia scrìsse il suo libro in inglese per lettori inglesi, e soprattutto essa cercò di mietere nel campo che le era familiare: quello della vita degli esuli italiani in Inghilterra.
Aver fatto riaffiorare, in questi anni di rinnovato interesse per l'impresa dei Mille e l'unità italiana sia in Italia, sia all'estero, il libro dell'ammiraglio è stato, da parte della signora Torlonia Bonardi, una manifestazione di gusto e di acutezza che va lodata. Interessante è anche la indicazione relativa alla provenienza della copia caduta sotto l'osservazione della traduttrice. Come dice quest'ultima la copia faceva parte-delia biblioteca di Sir James Hudson il quale, ritiratosi dalla carriera diplomatica nel 1863, soggiornò per oltre un anno a Palazzo Mariinengo, a Barbarono di salò, ospite del suo amico Giuseppe Mariinengo Gesaresco al quale fece poi dono dei suoi libri, fra i quali appunto non poteva mancare il rapporto ufficiale al suo governo dell'ammi­raglio Mundy. E poiché l'appagamento di una curiosità, per la facilità stessa con cui viene appagata, suol provocare alice curiosità, non appare ingiustificato da parte di chi è interessato allo studio degli anni risolutivi per l'unità d'Italia il desiderio di poter conoscere di quali libri era, ed è, costituita la biblioteca dell'Hudson che ancora ai conserva nel palazzo Mariinengo.
Nella traduzione della signora Torlonia Bonardi i cui pregi sono messi in evi­denza nella prefazione dettata da Salvator Gotta acquista sapore la parola viva dell'ammiraglio che non è soltanto onesta e puntuale, ma anche intimamente parte­cipe dell'incalzare degli avvenimenti cui la flotta inglese è dal caso, e dagli interessi di S. M. Britannica, chiamata ad assist ere. Le lille per l'Italia di molta parto della borghesia britannica trovano in questo ragguaglio fornitoci dal Mundy una ulteriore conferma, anche se l'ammiraglio non esita a prendere gli opportuni accorgimenti af­finché non possa dubitarsi della neutralità britannica e della lealtà del governo inglese nei confronti di quello borbonico col quale esso intrattiene rapporti diplomatici. Sintomatico e il fatto peraltro notissimo, che Garibaldi mWlIaniiìbal si rivolse al co­mandante americano e a quello sardo per avere aiuti, non già al Mundy.
Ma è anche sintomatico di ciò che si pensasse da parte borbonica il fatto, narrato con palese fastidio dall'ammiraglio, che il conte d'Aquila che comandava la Real