Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECA DEL SENATO PERIODICI; PERIODICI INDICI
anno <1968>   pagina <635>
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Libri e periodici
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Zanardelli fino al 1887, dunque, sostanzialmente questo L'ambito in Cui spazia l'A., con una conclusione critica complessiva che involontariamente sottolinea proprio l'obiettivo limito politico più vistoso dei Nostro le sua illuministica e razionalistica fedeltà ai principi immortali dell'Ottantanove, la medesima matrice settecentesca* cioè, di Crispi, che non per nulla esercitò quindi su Zanardelli, come sn Bertani, una sorta di fascino, di leadership tutt'altro che positiva, in grado anzi di vanificare, o quanto meno di circoscrìvere alquanto, i risultati innovatori insiti nel geribaldismo rifor­mista e lealista di Cairoti. Se il Nostro non è un orleanista ma un uomo della grande rivoluzione come 1*A. tende a dimostrare si tratta di un passo indietro sul terreno della consapevolezza e della sensibilità sociali che solo in parte può venire equilibrato e annullato dalle frequenti impennate liberali in- difesa di un principio o di un ideale che non si vede, però, sostanzialmente incarnato, inverato, nello evolversi della società. L'A. sottolinea e documenta brillantemente, nell'atmosfera cui-turale del Crepuscolo* la prospettiva di ammodernamento tecnico e di generica sensi* bilità sociale onde Zanardelli si prepara alla concreta esperienza politica unitaria: ma codesta prospettiva risulta un po' angusta sotto il profilo economico, priva di quel vasto respiro europeo che, sia pure attraverso deteriori infiltrazioni affaristiche, ani­mava uomini come Deprctis e Correnti. In questo senso (e con riferimento a certa bizzosità del carattere, umanamente suggestiva ma politicamente poco producente) si è parlato di dottrinarismo e provincialismo del Nostro: definizione nelle quali non credo debba vedersi una limitazione, come teme l'A., confutando vittoriosamente una interpretazione del genere, bensì la constatazione di un retroterra culturale ed ideale che in Zanardelli poteva volta a volta annebbiarsi nell'empirismo parlamentare ma risorgeva poi potentemente in momenti discriminanti, dal primo ministero Cairoti all'ostruzionismo vent'anni più tardi, a far di lui il vessillifero indiscusso e, direi, insostituibile della Sinistra liberale. Ecco perciò l'aggancio al nuovo binomio che viene in essere negli anni novanta, dopo la scomparsa di Cairoti, quello Zanardelli* Giolitti. La natura, i limiti, i fraintendimenti, le alterazioni di questa alleanza desti* nata a durare, fra alti e bassi, una quindicina di anni, meritano di essere attenta­mente indagati e precisati, tanto pia in quanto che, a differenza che per Cairoti, dove la convergenza è vistosa, la testimonianza personale di Giolitti ed i risultati della storiografìa che su lui fa centro mirano con estrema tendenziosità a ridurre o addirit­tura a rinnegare il peso ed il significato della tutela zanardelliana sul concetto di < nuova Sinistra . Auguriamoci che l'operosità e la perspicacia della Sanesi consentano a lei di far luce su questo delicato rapporto sino alla fine (si pensi alla testimonianza interessantissima di Nasi) cogliendo in tal modo appieno la funzione preminente di Zanardelli nella storia unitaria italiana, che è senz'altro quella di battistrada, di ostetrico, vorrei dire, per l'uscita feconda dal Risorgimento, senza le convulsioni tanto magnanime quanto assurde e funeste del Crispi.
RAFFAELE COLAPIETHA
GIUSEPPE LO GIUDICE, Agricoltura e credito nell'esperienza del Banco di Sicilia tra V800 e il '900-, Catania, Università degli Studi, 1966, in 8, pp. 292. S.p.
Il 18 luglio 1860 Carlo Cattaneo scriveva da Lugano al Crispi, in Palermo, ed esprimeva il suo giudizio sugli interventi che, in materia economica, richiedevano le regioni meridionali. Egli auspicava Innanzitutto un rapido sviluppo della rete stradale e ferroviaria, mentre sul problema cruciale, quello della terra, si esprimeva senza mezzi termini : Dar terra senza capitali e come dar bottiglie senza vino . Cattaneo dunque ri" mostrava del tutto contrario ad una redistribnzione delle terre e affermava che la causa di fondo dell'arretratezza meridionale, senza rimuovere la quale nessun decollo economico di quelle regioni sarebbe stato possibile, consisteva nell'inesistenza del credito a favore dell'agricoltura.
Lo studio del Lo Giudice, che analizza L'azione creditizia svolta a favore del­l'agricoltura dal Banco di Sicilia dagli anni immediatamente postunitari al 1930 circa, ai pone certamente - - proprio per il carattere di priorità che l'autore riconosce allo