Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECA DEL SENATO PERIODICI; PERIODICI INDICI
anno <1968>   pagina <640>
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Libri e periodici
una svolta poderosa agli sludi sull'argomento, e sollecita in merito il dibattito. Tes­sere infatti le lodi della ricerca minutissima eppttr sempre sagacemente dominata ap­parirebbe superfluo: soffermarsi sul gusto chiaramente chabodiano dell'Ai persino' in certe andature stilistiche, o nella preferenza per il ritratto a mito tondo su una inquadratura psicologica e culturale, varrebbe quanto ripetere ciò che espressamente 1*A. dichiara con devota franchezza. Vediamo dunque il tipo dell'indagine, questa ana­lisi della pubblica opinione, quale FA. senz'altro la definisce, condotta in massima parte sul presupposto interpretativo dei partiti politici, e quindi dei loro mezzi di diffusione, la stampa quotidiana. Fino a che punto una prospettiva del genere è va­lida ad echeggiare in effetti gli umori del paese reale, una volta che quello legale, il Parlamento, è silente nel periodo esaminato dalI'A. (dalla dichiarazione di neutralità a tutto l'ottobre 1914) e comunque in delicatissimi rapporti col governo, posto improv­visamente, e solo, dinanzi a decisioni di portata storica? Non disponiamo invero di altri strumenti, se non le relazioni prefettizie sullo spirito pubblico, che vanno va­gliate con la consueta prudenza doverosa rispetto a manifestazioni ufficiose del potere costituito. Ma non è Io stesso quanto alla stampa di partito? Non si tratta sempre di espressione di forze politiche determinate e circoscritte, che sono del resto le sole che contano, in mezzo ad una società che la guerra coglie chiaramente disorientata, in una fase faticosa di assestamento e trasformazione, dopo la guerra libica ed il suf­fragio universale e l'acme dell'emigrazione, in una parentesi del giolittismo che tutto lascia intendere come prodromo di un crepuscolo tempestoso, di cui il sovversivismo mussoliniano e la settimana rossa sono anticipazioni tanto approssimative quanto minac­ciose, e tutto ciò senza l'urgere inesorabile della dichiarazione di guerra o della invasione straniera? Il disagio particolarissimo dell'Italia dinanzi ad un conflitto pur atteso da generazioni discende dalla sfasatura in atto tra forme politiche evolute sulla carta alle soglie della democrazia più avanzata, strutture economiche in buona parte parassitarie e bardate e perciò non in grado d'influire consapevolmente sulle decisioni di governo (le ripetute sottolineature delTA. in merito sono opportnnissime), fondo sociale tuttora assai gracile ed arretrato, emarginato assolutamente quanto a parte­cipazione viva ed effettiva alla vita civile, la cultura all'opposizione, l'idealismo ari­stocratico crociano alle soglie del pedagogismo risorgimentale sistematico in anni di universalità del suffragio e di socialismo di Stato. Appunto questa mancanza di ubi consistimi, del resto, questa eterogeneità vistosa di una società ormai cronologicamente adulta, esasperava l'inquietudine e l'irrequietezza delle forze politiche, sì da pre­sentare un po' a tutte la guerra essenzialmente sotto la specie della occasione da cogliere o da sfuggire, a seconda dei casi, per il perseguimento di un fine determinato. Donde una sproporzione evidentissima, ed inevitabile, tra il fattore guerra come ri-, sulta a livello pubblicistico e partitico, e quel che in effetti poteva essere a livello di pubblica opinione, il sommo male, l'interruzione dei bagni, per dirla grossamente, una bufera del tutto intempestiva dopo le ansietà del voto e della settimana rossa (e qui l'A che prende drasticamente le mosse AaY ultimatum austriaco, avrebbe fatto bene a soffermarsi sul lunghissimo prologo del luglio, che in Italia corrisponde alle elezioni amministrative, primo spontaneo tentativo d! < fascio del gran partito li­berale caro al Salamini dinanzi all'ondata sovversiva). In conclusione niente opi­nione pubblica, almeno fin quando non grandeggerà il mito della ultima guerra come sorta di operazione chirurgica definitiva per le età future, e viceversa gran ri­mescolare di partiti e di uomini politici su alcuni capisaldi ben chiari che condi­zionano la loro scelta e danno il tono alle varie fasi della polemica.
Primissimo di tali capisaldi, la Francia, come repubblica e ideologia e Babi­lonia moderna. È difficile sottrarsi alla suggestione dì Crisi nello esaminare lo schieramento delle parti politiche fi questo proposito, in Una valutazione delle forze in contrasto che permane autorevole e diffusa, ed impronta di sé l'operato del Di San Giuliano, uno dei superstiti di quell'epoca, ohe col Fortia e il Laenva, per non par­lar d'altri, hanno mantenuto ben vivo ed attuali le idee del maestro nell'età giolittiana.