Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECA DEL SENATO PERIODICI; PERIODICI INDICI
anno <1968>   pagina <641>
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Libri e periodici 641
Il cullo die osai professano verso la Gommina è rispetto del principio di autorità in tino Stato forte (mu non olirò, rome viceversa per Salamini, né costituzionale, come per Sennino, i quali perciò si liberavano con più fatica di questa loro reverenza squisita* mente dottrinaria). Uomini d'assemblea e di prassi parlamentare, fondano su questo presupposto l'ammirazione per l'Inghilterra ohe si rovescia naturalmente in antipatia ottocentesca, da vecchi progressisti, per gli imperi militaristi e autocratici d'Austria e di Russia. Resta la Francia: e qui la citazione cri spina calza a pennello : La rivoluzione francese ci schiaccia . È l'antica insofferenza mazziniana, il mito di una rivoluzione e di una missione tutte italiane, e l'altrettanto antica incapacità ad evadere dalle mille prepotenti suggestioni di quell'ideologia e di quell'esempio. Perciò, abbassamento con* temporaneo d'Austria e Francia, inserimento balcanico dell'Italia in funzione antislava come partner di Berlino, costante copertura inglese: sono schiettissime idee del Crispi. Senoni'hc, in qual misura sono esse realizzabili nell'estate del 1924? Sfugge a di San Giu­liano l'interdipendenza strettissima, la complementarità di strutture e d'interessi, che negli ultimi vent'anni è venuta in essere all'interno di ciò che egli continua a valutare in termini di coalizioni mentre si tratta di blocchi, eon posizioni egemoniche e su­bordinate, è vero, ma che non possono fare reciprocamente a meno. La neutralità ita* liana è del resto l'esatto pendant dell'intervento inglese, tutta la Triplice, per quanto ci concerne, architettandosi sulla prospettiva dell'artiglierìa navale inglese puntata sui porti italiani. Questa prospettiva è un a priori in tutta la storia unitaria italiana, è la chiave di volta di qualunque situazione internazionale, si da semplificarla grande* mente, evitando, a chi ben guardi, alternative vere e proprie, nell'ambito di una serie di sfumature che scartano peraltro l'ipotesi di un conflitto anglo-italiano (non per nulla solo Misairoli ed i triplicisti accaniti della Concordia e di Italia nostra osano spingere il discorso fino in fondo, e porre la lotta tedesca per la libertà dei mari come fonda­mento della guerra in corso: per tutte le altre costellazioni politiche italiane l'Inghil­terra non esiste, a parte magari qualche declamazione scartagli esca su Albione pre­datrice et simiìia). U problema 2 dunque posto fra neutralità ed intervento a fianco dell'Intesa: la Triplice muore subito come combinazione diplomatica, anche se non certamente nei suoi motivi profondi. Entrambe le soluzioni presuppongono il negoziato, ed in ogni caso a spese dell'Austria. La misura dell'indebolimento della duplice mo­narchia diventa dunque il criterio della scelta, fino al punto di rottura determinato dal trionfo slavo. A bilanciare tale eventualità è indispensabile una congrua pressione tedesca sulla Francia. In sostanza, il neutralismo del di San Giuliano presuppone l'in­tervento, a senso unico, ma al momento opportuno: tutto consiste nel tempismo, nel non lare apparire l'intervento né superfluo né temerario. Tutto ciò, ragionato in ter­mini di e sacro egoismo ante litteram, è indubbiamente elegantissimo dal punto di vista dell'arte diplomatica (e rinnovo qui il mio vecchio parallelo con l'Austria del 1813, in cui il problema Si presentava in termini pressappoco analoghi), ma è un gioco di esecuzione difficilissima. L'ultima guerra di successione austriaca, la formula avvicina di San Giuliano a Salvemini: ma basta enunciare l'accostamento per intenderne la assurdità intrìnseco. È la politica italiana di potenza che si sostituisce a quella austriaca, per di San Giuliano: e perciò hi Triplice, come equilibrio europeo di tipo bismarckiano e conservatore, che non può come tale riuscire discaro all'Inghilterra, continua per Ini a vivere al di la della caduta dei suoi contingenti termini letterali.
Quanto albi ripercussioni interne del conflitto, il gran parlare di rivoluzione nel giugno si salda subito albi guerra nel mese successivo a determinare un binomio diffi­cilmente scindibile. L'istinto triplicista o neutralista b essenzialmente un istinto antisov-veratvo (e qui si torna alla Francia, al significato che l'esempio e la mitologia delle juumces aveva per la tradizione borghese e per i particolari recentissimi aspetti del socialismo italiano, venuti alla lnce dopo una sedimentazione ininterrotta). Questo elemento è distinto e preponderante, giacché quello austrofobo della estrema sinistra rientra se non altro in uno stato d'animo pressoché indifferenziato. La guerra come ri­voluzione è un concetto che solo col tempo, con una più precisa nozione della portata
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