Rassegna storica del Risorgimento
BIBLIOTECA DEL SENATO PERIODICI; PERIODICI INDICI
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1968
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Libri e periodici
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bellicista che fosse (e tanto meglio quanto più, tramite Mussolini* lo schema si empii fi* cava e Bcmhrava lasciar cadere equivoci e ripensamenti).
Restano i naziouulibti, questa avanguardia pugnace che era in grado di dare il tono - - e la circostanza non manca di far riflettere a tolta la tematica politica non socialista. I/A., secondò!! suggerimenti della critica più recente, si sofferma in prevalenza su Rocco per delineare il nocciolo nazionalista che attrae a piò. riprese la sua attenzione* Senza dubbio, qui, dinanzi ad un fenomeno organico di trasformazione profondissima come a guerra, l'occhio di Rocco scende ben più a fondo rispetto ai tatticismi di Federzoni e agli intellettualismi dì Corradini che, prima ed in seguito, avrebbe meglio sintetizzato i termini dell'influsso nazionalista. vi è un punto di contatto con Salandra, anche se l'auspicio dell'uomo forte sembra sorvolare il presidente del consiglio ed andare a raggiungere il cattolico Cadorna (e ritorna dunque la tematica spicciola e così fruttuosa di Federzoni): la guerra come fenomeno biologico che si affina in una coscienza etica più elevata, dando luogo ad una dislocazione nuova della società, di cui il nazionalismo neo-machiavellico dei produttori intravede meglio. i connotati, ma il giovane liberalismo di Salandra appare più in grado di padroneggiare le risultanze strettamente politiche. Ed nn contatto altresì col di San Giuliano, al di là delle reciproche e sincerissime e violentissime sconfessioni: la coerenza nella strategia di fondo, che a tempo opportuno getta a mare la Triplice, ma solo per meglio e più compiutamente conseguire gli obiettivi patriottici per cui il trattato era stato stipulato e mantenuto in vita trenta anni. Comunanza di ispirazione e di fini, dunque, nelle file borghesi, questa la ragione massima del successo del ralliement dopo l'abisso sovversivo e guerrafondaio apertosi nei giorni della dichiarazione di neutralità: una omogeneità che avrebbe saputo incapsulare e svuotare in ambito tradizionale anche la maggior parte della ben più possente spinta interventista dei mesi successivi, e che già nell'agosto 1914 era comunque in grado di suscitare il mito della concordia nazionale, il gran fatto del ritorno delle sinistre umanitarie e cosmo* politiche alla patria, ai suoi interessi precisi e concreti, venendo meno quell'internazionalismo che un po' in tutte le salse, dal massonico al bolscevico e al wilso* niano, avrebbe rappresentato durante la guerra il bersaglio polemico maggiore della cultura conservatrice, nell'auspicio di quel socialismo nazionale che è indubbiamente (qui il De Felice ha ragione) il predecessore più valido e coerente del fascismo. E la patria si identifica nel governo che ha gli elementi , la formula stereotipa e vaghissima che- nel dicembre verrà consacrata ed accentuala in un certo seneo dal dibattito parlamentare, ma che già si impone come una abdicazione politica, una reverenza agli arcana impùrii palliata appunto (lo sarà anche per Giolitti, seppure a livello delicatissimo e drammatico) sotto la specie della fidente unanimità patriottica.
Queste mi sembrano le osservazioni principali, di nuance, come si vede, di modesta collaborazione critica, suggerite dalla lettura del libro del. "Vigezzi, ì cui risultati, per cosi dire, s'impongono di massima da sé, col sussidio di una documentazione sterminata ed1 il pregio di un argomentare attentissimo, stringente fino al limite dell'insistenza. Ancora sfumature sarebbe il caso di cogliere qua e là: il repubblicane-simo romagnolo, ormai da tempo bottegaio, a tendenza pacifista rispetto all'interventismo degli intellettuali ed organizzatori sindacali nelle maggiori città; Formai vexakt quaestio circa la legittimità di definire rivoluzionario l'interventismo sovversivo dell'estrema; la scarsa compattezza dell'Intesa, ed anzi la sua intrinseca ed inevitabile dialettica interna, non solo come elemento polemico da parte clerlco-moderata ma anche positivo per gli intervcniìHii democratici, che qui fanno leva per scalzare l'ipotesi del Blocco monolitico come conseguenza principale ed in ogni senso funesto della pax germanica; le finissime osservazioni dell'A. sull'incapacità del neutralismo di definirai come parte circoscritta e positiva con un programma determinato, per ripiegare invece sulla prudenza massaia e fine a se stessa, la forzatura, viceversa, nel ritrarre come lunghissima l'incertezza di Salamini rispetto alla decisione dell'intervento, mentre questa