Rassegna storica del Risorgimento
PUBBLICISTICA COSTITUZIONALE REGNO DI SARDEGNA 1848-1853; REGNO
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1969
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pagina
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7
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// sistema rappresentativo in Piemonte 7
Non ci si deve attendere da questo lavoro troppa originalità di pensiero: il Boncompagni, scrivendo a caldo, nel fervore della prorompente passione politica, segue i canoni della tematica liberale consolidata: più originale, ed anche più robusto nella sua costruzione, apparirà poi, quando porrà mano al Corso di diritto costituzionale nato dalla viva esperienza dell'insegnamento e della riflessione sopra i più grandi problemi dello Stato e del diritto. Per H momento, nel libro Della monarchia rappresentativa si rivela tendenzialmente aderente a quei canoni del costituzionalismo garantista d'oltr'Alpe, che aveva avuto, nella meditazione politica delle carte francesi del 1814 e del 1830 le sue più alte espressioni. Il Boncompagni, infatti, esaltando nella monarchia rappresentativa l'ordinamento tra tutti meglio adattato ad assicurare cosi le ragioni delle singole persone, come quelle dello Stato e della potestà che Io governa a>,s) ne ravvisa l'origine nella lotta contro i poteri intermedi e, segnatamente contro quello della feudalità condotta dalle più efficienti dinastie del continente anche se in forma spesso inconsapevole. All'incondizionata ammirazione per l'Inghilterra, culla dell'istituto parlamentare e, quindi, della monarchia limitata, largamente diffusa negli scrittori neoguelfì, egli, legato alle interpretazioni storiografiche degli autori d'oltr'Alpe, obietta la sostanziale differenza delle strutture politiche britanniche derivate dagli antichi parlamenti medievali rispetto a quelle dei moderni governi rappresentativi, che, nonostante l'apparente somiglianza sul piano formale, profondamente divergono, in quanto questi sono fondati sul principio di eguaglianza, quelli sul privilegio dei vari ordini di cittadini. Tale carattere classista dell'antico istituto parlamentare inglese si mantiene infatti anche quando questo allarga in prosieguo di tempo la sua composizione dall'aristocrazia e dal clero alle rappresentanze della borghesia, rafforzandosi come corpo politico ed al tempo stesso limitando i poteri della corona in modo tale da costituire, da pesante infrastruttura pubblicistica quaTera, un ostacolo al dispiegarsi di quella volontà del re sull'intera collettività nazionale che rappresenta la base da cui soltanto può nascere l'eguaglianza civile. Sono, infatti, le monarchie che hanno operato per il livellamento di tutti di fronte al proprio potere creando le condizioni storiche per il mutamento degli ordini politici: ed in questo contesto, che risente da
i) C. BQNCOMPACWI, Carso di diritto costituzionale: teorica generale. Lesioni, Torino, 1867. Quest'opera si inquadrerà in quella stona della dottrina costituzionale italiana dell'Ottocento che è ancora tutta da scrivere: sono da vedere, su tale argomento, a parte gli accenni di G. A. Btccns'i, Diritto costituzionale 1839-103 in Un secolo di progresso scientifico, Roma, 1939; A. GIANNINI, Gli studi di diritto costituzionale in Italia (184M)t in Rassegna di diruto pubblico, 1949, I, p. 79 e '<; M. GALIZIA, Profili storici della scienza del diritto costituzionale, in Archivio giuridico, 1963; M. GALIZIA, Diritto costituzionale: profili storici, in Enciclopedia, del diritto, voi. XII, P* 862 e segg.
a) C. BONCOMPAGNI, Della monarchia rappresentativa, cit, p. 3.