Rassegna storica del Risorgimento

CANTONI CARLO CARTE; GROPELLO CAIROLI STORIA SEC. XIX
anno <1969>   pagina <79>
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Le carte di Carlo Cantoni
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ai quest'ultimi tempi apertamente pronunciati in favore della repubblica. I proclami del Re e de' prefetti venivano stracciati e calpestati; l'autorità del governo era pienamente esautorata. Garibaldi correva Visola, non rispettava alcuna veste, egli era il padrone, egli il capo d'eserciti, egli il gran giustiziere di tutti, del mondo. A Catania destituì le autorità e vi nominò Nicotera, uomo d'un orgoglio illimitato e di un ingegno debolissimo ed affatto sprovvisto di cognizioni. In ogni città, in ogni paese, in ogni villaggio si facevano a nome suo arruolamenti sopra vaste proporzioni. Dovunque il generale si portava, trovava giù soldati pronti a seguirlo. Dapertutto l'ordine e la pace interna si erano profondamente scossi.
Finora non sono in grado di darti ragguagli precisi intorno al fatale: combattimento di Aspromonte; certo è che i pròni a far fuoco furono gli avamposti garibaldini sopra soldati regolari che guidavano una mula carica di vettovaglie. Gli ordini ch'ebbe il Pallavicino gli permettevano di far fuoco nel solo caso di un attacco. Garibaldi si vede che non era al fatto della quan­tità di truppa regolare che lo circondava. D'altronde i Reggiani a mezzo di una deputazione avendolo pregato a non entrare in città, Garibaldi cominciò a scorarsi e ad avvedersi che le informazioni avute da' suoi emissari erano se non in tutto false però assai esagerate. Mi si riferisce che ora si trova nelle acque di Scilla sopra bastimento italiano. Né si sa quale direzione egli pren­derà; e però sempre deciso di espatriare, chi dice in Inghilterra, chi nella lontana America. Mi spiacque assai U tenore con cui fu scritto U telegramma del prefetto di Reggio e più ancora mi spiacque che diversi generali facessero al dopopranzo suonare la musica nelle piazze dì diverse città. Fu questo un insulto che solo poteva meritarsi un Chiavone od un Borjes ' ) ma mai un uomo dinnanzi al quale si debbono inchinare le genti del mondo.
Io non voglio fermarmi sulle conseguenze che sarebbero derivate dal nobile ma certo inopportuno disegno del generale, poiché tutti le vedono, chi in un senso, chi in un altro a norma dei principi da cui si usa partire.
Ma quali saranno ora gli effetti della sconfitta, dell'onta patita dal pur sempre grande cittadino d'Italia? Difficile è il fare pronostici, ma io credo che il Ministero attuale qualora entro brevissimo termine non ci sapesse con­durre alla nostra naturale capitale, egli non potrebbe durare in carica senza essere fomite di maggiori disordini e fors'anco di maggiori complicazioni poli­tiche. Il nome di Rattazzi e in questi luoghi esecrato. Ci vuole ora un uomo che sappia ispirare una novella fiducia, che sia quanto meno è possibile stra­niero a partiti, che sappia conciliare quei due elementi che con vergogna d'Ita­lia lottarono fin'ora Vano contro dell'altro. Le notizie che mi pervengono da Napoli e da Sicilia sono assai sconsolanti. Si teme Ut controrivoluzione. Crispi, Mordini e Fabrizi vennero arrestati. Cialdini si trova nelle acque di Palmi. A Napoli si sparse già sangue cittadino. Le cose insomma non ponno essere più desolanti.
Non ho voglia di parlarti aVaUro...
Ti prego di aggradire i saluti più cordiali, ecc. ecc.
C. MACENXA
*) Luigi Alonzi detto Chiavone, brigante borbonico, era stato fucilato per ordine del Tristany, altro capobanda, nel giugno 1862. José Borjes, avventuriero spagnolo, capo e coordinatore di bande legittimiste borboniche, oro stato catturalo dalle truppe italiane, e immediatamente fucilato, l'8 dicembre 1861.