Rassegna storica del Risorgimento

CANTONI CARLO CARTE; GROPELLO CAIROLI STORIA SEC. XIX
anno <1969>   pagina <90>
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Libri e periodici
parrebbe la più valida (una ricerca cioè svolte per Stalo, o per area culturale nazionale) la minio, permetterebbe un'indagine capillare sulla diffusione, in varie direzioni* dtt teatro goldoniano. Questo metodo sarebbe utile, ma rischierebbe di fornire indicazioni troppo specìfiche e inevitabili ripetizioni (valido invece per ricerche particolari). Man* gini ha opportunamente scelto il criterio di tracciare un panorama sintetico, attraverso il quale sottolinea gli aspetti specifici della fortuna goldoniana, raggiunge una unitaria visione tematica e fissa gli aspetti comuni di tale fortuna nelle diverse aree colturali. li*A. imposta il suo lavoro secondo uno svolgimento cronologico, il quale gli offre la possibilità di storicizzare i vari momenti della eccezionale fortuna del teatro goldoniano nel mondo per oltre due secoli. Ha scartato invece il sistema di ordinamento per soggetti (traduzioni, rappresentazioni, critica), perché gli sarebbe riuscito un lavoro disorganico e frazionato.
Dalle ricerche del Mangini apprendiamo che l'autore italiano più. conosciuto nel mondo è il Goldoni. .Dal 1751 al 1800 si sono registrate 303 traduzioni in 14 lingue diverse (della Vedova scaltra (1751) si contarono 131 traduzioni). Nell'Ottocento si nota una sensibile flessione nella diffusione del teatro goldoniano : 212 traduzioni, ma, nono* stante il calo nel numero, fu più intensa la penetrazione, passando da 14 a 22 lingue diverse. Nel primo sessantennio del nostro secolo la fortuna del teatro goldoniano ha compiuto nuovi progressi: 350 traduzioni. Vale la pena di ricordare in quali lingue, oltre le già citate 22: albanese, fiammingo, finnico, guascone, lettone, lituano, gaelico, romancio, cinese, giapponese, persiano, arabo, esperanto, e nelle varie lingue delle repubbliche dell'Unione Sovietica.
EMILIO COSTA
ALBERTO CARACCIOLO, Domenico Passiona tra Roma e la Repubblica delle lettere (Politica e storia, 18); Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1968, in 8, pp. 293, tav. 12. L. 3.500.
Nella storia del Settecento italiano, età non solo di languori e di eclissi morali, sociali e politiche, ma anche di fervide riforme e di profonde opere in ogni campo, la figura del conte Passione!, prete dal 1721, cardinale dal 1738, letterato, abile nunzio in Svizzera e in Austria, ha una sua collocazione precisa.
Questo notevole studio del Caracciolo, tracciato sulla scorta anche di documenti inediti, corredato di gustosi disegni caricaturali dell'epoca, ci ripropone gli aspetti più caratteristici di questa interessante figura di prelato progressista, contribuendo cosi alla miglior conoscenza dei costumi e degli uomini del secolo.
Il Passione), simpatizzante per i Giansenisti, avversario dei Gesuiti, uomo di grande erudizione e di vivo ingegno, sognava umanisticamente un mondo cioè un'Europa affratellata nel culto delle lettere ed una Chiesa meno dogmatica ed intransigente. Ancora allo stato laicale era stato incaricato di una delicata missione diplomatica pon­tificia in Olanda, che gli era servita per conoscere i letterati e filosofi più in vitata d'Europa e per scovare manoscritti e libri rari per la sua collezione (poi rifusa nella Biblioteca Angelica). Era in corrispondenza con il Muratori e con molti eruditi italiani del tempo e aveva scambiato lettere con Voltaire, Rousseau ed Helvetius (per parlare dei principali).
Prima e dopo l'ordinazione sacerdotale e l'imposizione del galero cardinalizio, aveva brillato nei salotti letterari e nelle corti facendo lo conoscenza di molti esponenti di quel mondo dorato, galante e aristocratico, pur senza compromettersi a fondo.
Fu in dimestichezza con personaggi come il principe Eugenio di Savoia ed il Winckelmann. Nel capitolo nono delle Bue Memorie Giacomo Casanova (tomo IV, p. 254 e aegg. edizione Mondadori} parla di un suo incontro con il Passione!, gli attri­buisce giudizi sprezzanti sul papa regnante Clemente XD3 e lo ritiene singolare carattere, uomo di spirito, orgoglioso, vano e linguacciuto . Il Caracciolo non cita quest'episodio e questo giudizio che tuttavìa sono degni d'essere ricordati, sia pure con beneficio d'inventario.