Rassegna storica del Risorgimento

CANTONI CARLO CARTE; GROPELLO CAIROLI STORIA SEC. XIX
anno <1969>   pagina <95>
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Libri e periodici
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il vecchio ordino dì cose. Ci fu in lui la fiamma dell'azione, l'ansia di un rinnova* mento politico-soci ni r e il calcolo della meditazione, la passione deluda, il pentimento della sconfitta degli ideali, la necessità di una verifica interiore, la orisi morale* Nella sua sintesi di nomo e di studioso non è facile discernere quale componente possa sovrapporsi alle altre. Certamente egli seppe raggiungere nn sereno equilibrio anche nei momenti più tempestosi della sua vita; seppe dalle delusioni e dalle mortificazioni comprendere il senso della vita nella complessila- delle sue manifestazioni.
Riescono utilissime le pagine del Nuda sulla puerizia e sulla prima giovinezza dell'Azeglio, nelle quali ìndica aspetti di non poco momento della situazione della nobiltà subalpina durante l'occupazione francese: pone l'accento sulla funzione peda­gogica esercitata, nella formazione etico-religiosa di molti giovani subalpini, dal col* legio Tolomei di Siena. Presso quel celebre istituto studiarono per alcuni anni non pochi coetanei dell'Azeglio, che si distinsero nel campo politico e culturale (basti ricor­dare Giacinto Provana di Collegno, Guglielmo Moffa di Lisio, Clemente Solaro della Margarita, Prospero Tapparelli d'Azeglio, fratello di Roberto). La Torino della gio­vinezza del Nostro è rievocata dal Nada con ricchezza di particolari, è vista nella sua contenuta reazione al nuovo apparato statale, nella sua resistenza morale contro l'affer­mazione francofila, nel culto tenace della tradizione alfìeriaua, nella difesa della libertà, dell'indipendenza, della lingua nazionale. Indicativa nella formazione dell'Azeglio fu la partecipazione all'Accademia dei Concordi, fondata a Torino nel settembre 1804 da Ferdinando e Cesare Balbo, Luigi Provana del Sabbione, Luigi Ornato. L'elemento umanistico ed erudito nella produzione letteraria dell'Azeglio fu una costante della sua formazione, che ebbe origine dal periodo senese e restò una caratteristica del suo stile di scrittore e di oratore (affine d'altronde a quella di altri suoi coetanei che percorsero lo stesso iter di studi ed ebbero gli stessi maestri). Napoleone, che già aveva attirato a sé buona parte della nobiltà subalpina, offriva ai giovani appartenenti alle famiglie più. ragguardevoli, splendide carriere nell'esercito e nell'amministrazione sta­tale. L'Azeglio, non ancora diciannovenne, fu nominato uditore al Consiglio di Stato, con l'ordine di recarsi a Parigi. Nella Note pone Ics auditeurs, allegata al decreto relativo agli uditori e alla lettera di Napoleone del 7 marzo 1809 al ministro e segre­tario di Stato Hugues-Bernard Marci, si legge a suo riguardo : Ce jeune-homme a recue une bonne éducation; on dit qu'il ne manque pas d'aptitude ponr les affaires ... . Ai primi di luglio del 1809 partiva per Parigi, dove visse a contatto con l'alta società e conseguì una brillante carriera (uditore di terza classe presso la sezione delle Finanze; uditore di seconda classe presso la sezione dei Ponti e delle Strade; commissario spe­ciale di Polizia a Lauenburg sull'Elba con decreto del 15 giugno 1812). Passata la bufera napoleonica, la pesante restaurazione di Vittorio Emanuele I aveva deluso molti giovani nobili subalpini, ricchi di idee nuove, che non potevano approvare le deter­minazioni della politica sabauda. Alcuni di essi, tra i quali Santorre di Santarosa, Giacinto Provana di Collegno, Guglielmo Moffa di Lisio, Carlo Asinari di San Marzano erano rimasti nell'esercito, ma furono aspri critici del regime vigente e ben presto cominciarono ad architettare mirabolanti piani guerreschi che avrebbero dovuto permettere al Piemonte di assumere in Italia la funzione di stato-guida in un'auspicata guerra contro l'Austria (p. 77). Altri, per non prestare la loro opera ad un governo che intimamente condannavano, preferirono la solitudine operosa dello studio, ì viaggi, come Massimo d'Azeglio, Cesare Balbo, Carlo Vidua, Cesare Alfieri. Il Nostro ben presto lasciò l'esercì io, nel quale era entrato nell'agosto del 1814 (appartenne al Reggimento Cavai leggeri Piemonte). Prestò sensibilità alla propaganda in uraniana; dopo la sconfìtta di Murai, partecipò alla campagna contro i Francesi. Lasciata la divisa si ritirò a vita privata, dedicandosi allo studio della storia dell'arte, albi pittura e ai viaggi. A Torino frequentava pochi amici, tra i quali la poetessa Diodala Saluzzo e Ludovico Sauli d'Igliano. Dalla metà del 1820 furono frequenti i suoi contatti con Santorre di Santarosa, ed ebbe incontri con Carlo Alberto. Nei confronti del governo piemontese l'atteggiamento dell'Azeglio era sempre più frondista; verso la metà del 1820 diede la propria adesione alla società segreta dei Federati, la quale poneva come