Rassegna storica del Risorgimento
CANTONI CARLO CARTE; GROPELLO CAIROLI STORIA SEC. XIX
anno
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1969
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96
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96 Libri ó periodici
obbiettivo principale l'instaurazione in Italia dì governi costituzionali, e voleva imporre con la forza tale regime in I'icnionte (.introdusse in quella società anche il Santarosa). Sulla partecipazione dell'Azeglio ai moti del 1821, il lavoro del Briano è runica testimonianza ehe ci sia pervenuta. Il Nada, temperando le accentuate referenze del Briano, riscontrando l'infondatezza di un giudizio del Giovagnoli e utilizzando con giusta misura un brano delle Reminiscenze detta propria vita di Ludovico Sauli d'Iglia* no, ci offre nna sensata e accettabilissima interpretazione della condotta azegliana in quei giorni, del ruolo che ebbe il Nostro presso Carlo Alberto in quelle circostanze. L'Azeglio era col prìncipe di Garignano la sera del 6 marzo 1821, quando Santorre di Santarosa, con Carlo di San Marzano, con Guglielmo Moffa di Lisio e Giacinto di Collegno, andò da lui per chiedergli l'adesione all'impresa. Costretto a lasciare il Pie* monte, come la maggior parte di coloro che si erano compromessi, l'Azeglio riparò a Ginevra, dove ebbe occasione di intrattenersi con alcuni capi del movimento insurre zionale: il Pricro, il Cisterna, il Santarosa, il San Marzano, il Provana, il Lisio, A Friburgo visitò la scuola del padre Gregorio Girard. L'Azeglio già rivelava interesse per il problema educativo; soprattutto era interessato allo studio dei metodi educativi di impronta liberale moderata (i quali già avevano conseguito qualche successo in Piemonte). L'orientamento politico dell'Azeglio, dopo il fallimento della rivoluzione, trova nell'interesse per quella metodologia pedagogica le sue premesse (il dialogo col Girard, riferito dal Nada, è molto indicativo). L'Azeglio, meditando sull'esperienza recente, era pervenuto ad una posizione di netta condanna di ogni movimento insurrezionale: egli era passato dall'ambito rivoluzionario alla concezione di riforme progres-sive da concedersi dal sovrano, senza però venir meno all'idea di una costituzione (molti giovani aristocratici subalpini compromessi nei moti ai andavano accostando alle posizioni di Cesare Balbo, dalle quali non si staccarono più). Dopo un soggiorno nella Francia meridionale, durante il quale aveva incontrato l'abate Angelo Inglesi, curiosa figura di avventuriero, l'Azeglio raggiunse Parigi tra il febbraio e il marzo del 1823, dove visse fino al 1826, studiando, dipingendo e frequentando assiduamente la vita di società. Interessante è lo svolgimento del suo pensiero durante questo periodo: egli raggiunse una sempre più chiara consapevolezza del senso, del valore e dei compiti del moderatismo. Attraverso un suo quaderno di appunti, studiato diligentemente dal Nada, possiamo cogliere i temi-base del nuovo corso del suo iter spirituale; i problemi più assidui del suo dibattito interiore furono: i rapporti tra il Cristianesimo e la civiltà moderna, la struttura politica dello Stato, i rapporti tra i sudditi e l'autorità sovrana, i doveri degli uni e dell'altra, l'educazione dell'infanzia.
Dopo cinque anni e mezzo di esilio tornò a Torino, dove continuò i suoi studi e la sua attività artistica, inserendosi tra le figure più rappresentative del mondo culturale subalpino; apparteneva a quella generazione che, come scrisse il Rodolico, < volle e operò in sé la forza di vita e di resurrezione, nonostante la reazione seguita alla rivoluzione del '21 . Il suo nome deve essere annoverato tra quello degli uomini che contribuirono efficacemente al rinnovamento culturale piemontese: Balbo, Ornato, Sclopis, Giovannetti, Sauli, Manno, Promis, Cibrario, Alfieri di Sostegno, Pensava intanto alla formulazione di un programma per la creazione in Torino di una pubblica galleria di quadri. Il Nada interpreta brevemente la storia dello Stato sabaudo e della politica di Carlo Alberto dal 1831 all'avvento dì Pio IX tenendo conto delle affermazioni del Rodolico, e delle pagine significative dell'Omodeo, del Rosselli e del Romeo, perché, considerando nel dovuto conto i lineamenti generabl di quel periodo storico, è più facile valutare nella sua giusta misura e intendere l'effettivo valore dell'opera azegliana nell'ambito delle istituzioni artistiche, delle iniziative educative e filantropiche, della pubblicìstica neoguelfa che ha preceduto e accompagnato l'avvento di Pio IX. Il 19 ghigno 1832 l'Azeglio fu nominato gentiluomo di camera onorario e direttore delle gallerie ed oggetti d'arte, che erano conservali nei reali palazzi; fu infaticabile nella sua opera di valorizzazione del patrimonio artistico conservato nello Stato: il suo programma era quello di fare di Torino un centro artistico di risonanza europea. La sua azione caritativa svolta durante il colera del 1835, la disinteressata