Rassegna storica del Risorgimento
CANTONI CARLO CARTE; GROPELLO CAIROLI STORIA SEC. XIX
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1969
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Libri e periodici
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conte interdipendenza. Egli affianca tuttavia a questo riconoscimento il rimprovero ai liberali toscani di aver continuato ad. impostare i rapporti con la Chiesa nei vecchi termini settecenteschi del dispotismo illuminato, senza applicare a questa materia i criteri di libertà, di cui erano assertori.
L'intransigenza dei due contendenti trovava, fino ad un certo punto, un'obiettiva giustificazione nella realtà di mia secolare compenetrazione tra sfera civile e religiosa, che doveva sembrare difficilmente reversìbile in un immediato futuro. L'abbraccio era cosi stretto che ciascuna delle parti temeva di finir per terra lasciando all'improvviso l'altra.
La Chiesa era troppo abituata a fare affidamento sul braccio secolare per stroncar le voci dissonanti della civiltà moderna e la borghesia liberale, a parte le preoccupa* zioni economiche per il controllo degli ingenti patrimoni ecclesiastici, voleva a sua volta indurre il basso clero ad una sorta di mediazione patriottica, educativa, sociale verso le basi contadine della società toscana.*)
Fecero comunque difetto la volontà ed il metodo di un reciproco graduale disimpegno, che potevano esser forniti soltanto da un coerente pensiero liberale: la Chiesa ne era lontanissima e la classe politica toscana, bloccata nei movimenti ed in parte nella maturazione ideologica dal restaurato assolutismo, non potè far di meglio che imboccar la via del compromesso, cercando di salvare i resti dell'edificio leopoldino e farsene scudo contro le pretese di Roma,2) non soddisfatta dal concordato parziale del 1851.
Perfino la genuina opposizione liberale, non scesa a patti con l'assolutismo austriacante dei granduca ed orientata verso Torino,8) continuò ad appellarsi alla tradizione leopoldina, tanto era viva in Toscana, criticando i cedimenti del vecchio edificio invece di pensare a costruirne un altro. H Martina vede in questo atteggiamento una precisa tattica suggerita dal Cavour, tramite il ministro sardo Carlo Boncompagni, consistente nello sfruttar contro Leopoldo le armi della sua stessa tradizione dinastica. Ma, se per Cavour poteva essere una tattica, per il grande moderato e cattolico toscano Bettino Ricasoli l'appello alle leggi leopoldine costituiva una garanzia di solido vecchio diritto ed insieme lo strumento per imporre alla Chiesa la riforma da lui sinceramente vagheggiata.
Nel quadro delle vertenze che periodicamente si rinnovarono intorno ai punti rimasti in sospeso, l'autore presenta alcune figure dell'episcopato toscano, tra cui principalmente l'impulsivo arcivescovo di Pisa, cardinale Cosimo Corsi. Nel successivo disegno del disagio del clero di fronte all'insediamento sabaudo in Toscana viene presentato l'arcivescovo di Firenze Gioacchino Limberti, che in parte per timore del peggio ed in parte per tendenza alla conciliazione verso il nuovo, accolse Vittorio Emanuele II
!) La democrazia toscana guardò con apprensione alla condotta del clero nella crisi rivoluzionaria del 184849, ricevendone talora un certo appoggio e la mediazione richiesta verso le classi popolari. Il Martina, nell'opera qui recensita (p. 133), espone, in particolare, l'azione in questo senso dei Minori francescani.
2) Mentre i giurisdizionalisti più. intransigenti, come Cesare Capoquadri e Jacopo Mazzei, entrambi ministri, restarono contrari a qualunque idea di concordato, il Baldasseroni ritenne ben presto opportuno di assecondare Leopoldo II e dì tacitare le maggiori richieste di Roma con un concordato parziale, fiducioso nella (acito acquiescenza ai sistemi leopptdini per tutte le materie che esso non avesse espressamente previsto, rovesciando con ciò la posizione di forza acquisita dalla Chiesa con l'art. 15 del primitivo progetto approvato dal Boninsegni: v. BALDASSERONI, Memorte cit., pp. 152-153.
a) Alla fine del 1857 sorse a Firenze un comitato liberale, comprendente uomini di varie tendenze e sostenuto dal ministro sardo Carlo Boncompagni; per quanto riguardava la politica ecclesiastica, esso era orientato a favore delle leggi leopoldine (v. MARTINA, p. 322).