Rassegna storica del Risorgimento

CANTONI CARLO CARTE; GROPELLO CAIROLI STORIA SEC. XIX
anno <1969>   pagina <106>
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Libri e periodici
meriti anche alle feste centenarie di S. Pietro ed al colera), ed ancora i preparativi per la difesa, e quant'altro accade nel campo politico e nell'azione militare fino a tutta Testate, ed anzi fino a Villa Glori.
Una sintesi di tanto riferire, per quanto ridotta, ci condurrebbe ad un lungo di­scorso; e un esame critico è impresa che noi possiamo soltanto augurare, calcolandone l'utili tà.
Le nostre predette impressioni, più che le nostre ragioni, si riferiscono alla seconda parte del volume dove troviamo, insieme coi capitoli narrativi, anche i do­cumenti celativi a Mentana. Qui vorrebbe insinuarsi la discussione la anale però è tutt'altro che facile, perché l'A. non si lascia cogliere nelle panie di un frasario vera­mente esplicito e compiuto, ossia non veste i suoi sentimenti di adeguate parole o prò posizioni, ma li lascia velatamente trasparire. Si potrebbe dire che essi non vengono soffiati con l'impeto del vento, ma soffusi nell'atmosfera fino a diventare l'aria stessa che si respira.
Ond'è che. noi avendo respirato o creduto di respirare quell'aria, abbiamo davanti agli occhi una Mentana controluce; ed avendo avvertito, durante hi lettura, un certo sia pur tenue calore, osiamo parlare di lineette di febbre che qua e là accom­pagna hi naturale temperatura scientifica. Con l'ovvia differenza che qui non si tratta di febbre rossa che riscalda tante e tante pubblicazioni garibaldine o mazziniane, ma di quell'altra febbre che, per non fare torto alla bandiera, chiameremo febbre gialla.
Questa a nostro avviso non è dunque la storia di Mentana, ma una storia; e l'A. onestamente lo ammette fin dalla copertina del libro dóve il sottotìtolo è in questi termini: contributo ad una storia dello Stato pontificio nel 1867.
Contributo di cui è necessario e doveroso valersi.
Nessuna pretesa o possibilità di valercene in questo momento. Speriamo di non esagerare dicendo, a cagion d'esempio, che non poche pagine narrative e più ancora quel Diario-protocollo dello Stato Maggiore Pontificio sulle operazioni dell'autunno 1867 tratto dal fondo Kanzler dell'Archivio Segreto "Vaticano (ed avente originaria­mente il titolo Riassunto sulle invasioni Garibaldinesche del 24 Sette 1867 a tutto il 12 Nov. 1867 ), pubblicato da p. 373 a p. 481, contribuiscono non poco a confermare che regnava fra le file papali-francesi-ìnternazionali nna confusione forse diversa nella qualità, ma non troppo diversa nella misura da quella che imperava nelle file gari­baldinesche .
Cosi vorremmo dire che la ricordata controluce ed il ricordato calore è avvertito parecchio in quel capitolo conclusivo dove si parla delle conseguenze politiche di Men­tana, della liquidazione del volontarismo italiano, delle feste ed uffici funebri e dei premi o monumenti celebrativi; ed anche della infermeria e delle carceri.
A proposito di queste abitazioni , e di quei trattamenti, e dei buoni uffici che avrebbero dovuto convertire quei fratelli separati, ossia i volontari garibaldini, quante e quali discordanze nei confronti di altre testimonianze che ci vennero date allora e poi da coloro che di quei trattamenti erano stati (ma ne morirono parecchi) i sopportatoli.
Non sarà facile, in futura sede conciliativa, avvicinare due estremi cosi lontani ed opposti; e senza dubbio appunto molto più facile, anche se non appare divertente, accedere ora a quello che sembra da parte di Paolo Dalla Torre un compro­messo in funzione armonizzante, e cioè che garibaldini e zuavi e compagnia bella andarono, dopo tutto, nel 1870 con sublime incoerenza a combattere da leoni in difesa della Francia invasa.
Incoerenza da parte di chi?
Insomma, andarono. E l'offerta fu da ambo le porti generosa e degna allora e sempre di celebrazione.
Ma prima di quello data gli uni, cioè gli Italiani (leoni o no) erano andati versò Roma, percorrendo terra italiana, avevano valicato non un confine, ma un ostacolo Arti­ficiale e provvisorio, e ciò per condurre a termine il riscatto nazionale, per dare alla nazione lo capitale consacrata dagli eventi e dalla storia, per cancellare l'ultimo go* verno che non rappresentava la nazione nna, ma che alla più che legittimo unità si