Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO COMUNALE DI TOLFA
anno <1969>   pagina <688>
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MUSEI, ARCHIVI E BIBLIOTECHE
L'ARCHIVIO COMUNALE DI TOLFA
La Comunità della Tolfa, nei secoli XVIII e XIX possedeva complessiva­mente un territorio di 12.000 rabbia ed era abitata da un nucleo cittadino oscil­lante sulle seicento famiglie. Elemento del Patrimonio di S. Pietro, appartenente alla diocesi di Sutri Tolfa, nonostante fosse in una zona montagnosa e in posizione di quasi totale isolamento per la scarsezza di vie di comu­nicazione, ebbe alcuni secoli di vita intensa e fu centro economico di gran­de importanza. Nel 1460 era stato scoperto, nel suo territorio, l'allume, il mi­nerale usato come mordente nelle industrie tessili, il cui sfruttamento aveva dato l'avvio ad una attività produttiva e commerciale intensissima ed aveva ge­nerato un radicale mutamento nell'antropo-geografia interna. Alla istituzione della franchigia criminale nelle zone delle miniere ed alla conseguente immi­grazione di gente nuova nella Comunità, fece riscontro il potenziamento delle Università degli Agricoltori e dei Pascoli bradi e l'arrivo di braccianti marchi­giani, periodicamente impiegati nella agricoltura locale.
L'allume fu per tre secoli fonte di ricchezza e di interessi ed a cause inerenti al suo commercio si fanno risalire alcune vicende di grande rilievo storico come la radicalizzazione dei rapporti della Santa Sede con il governo ottomano, l'esplosione della Congiura dei Pazzi, la crisi delle industrie tessili veneziane del sec. XVDX Al commercio dell'allume è dedicato il volume del noto studioso francese Jean Delumeau, ìl quale ha narrato le vicende salienti del minerale (Ualun de Rome., Paris, 1962). Alla fine del 1700, varie cause precipitarono la decadenza delle miniere di Tolfa che, all'avvento della Re­pubblica Romana del 1798-99, vennero cedute per breve tempo ai Francesi.
Durante il periodo repubblicano Tolfa, inserita nel Dipartimento del Ci­mino (di cui èra capoluogo Viterbo), si trovò di fronte al tentativo del governo giacobino di ristrutturare l'economia locale in senso capitalistico, attraverso l'alie­nazione e vendita a privati di terreni ex camerali, sui quali i cittadini e i pa­stori tolfetani godevano il diritto di enfiteusi perpetua dal 1778. Quando le truppe napoletane del re Ferdinando IV varcarono il confine della Re­pubblica Romana, i tolfetani opposero una ribellione disperata ai Fran­cesi, che si espresse in una guerriglia atroce e in una difesa eroica del paese (che fu bruciato e saccheggiato) e che culminò con l'eccidio di circa 130 ribelli fatti fucilare dal gen. Roger Merlin. Questo episodio ha richiamato in passato l'attenzione degli storici locali e, più recentemente e con maggiore penetrazione, quella di Ottorino Morra {L'insorgenza antifrancese di Tolfa du­rante la repubblica romana del 1798-1799, Roma. 1942). Durante la riconquista degli eserciti della coalizione, Tolfa divenne per i Francesi un centro strategico di grande importanza, data la sua vicinanza a Civitavecchia, sul cui porto avevano incentrato il loro schema logistico di ritirata. Nel 1826 acquistava la sua indi­pendènza amministrativa Allumiere, il centro dei minatori, che si organizzava in comune autonomo. Si assisteva, così, a una radicale differenziazione etnica (pastori di ceppo locale da una parte, minatori di origine settentrionale dall'altra)