Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO COMUNALE DI TOLFA
anno <1969>   pagina <692>
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UBRI E PERIODICI
FRANCA ASSANTE, La ricchezza di Amalfi nel Settecento (Annali di storia economica e sociale, II); Napoli, Università, 1967, in 8, pp. 179. L. 2.500.
FRANCA ASSANTE, La Puglia demografica nel secolo XIX (Annali di storia economica e sociale, 12); Napoli, Università, 1967, in 8, pp. 108. L. 1.500.
Si tratta di due indagini eminentemente statistiche e documentarie, con sobrie note introduttive e di commento, sa due campioni in effetti assai rappresentativi della realtà sociale meridionale in età borbonica ancorché sotto angoli visuali divergenti e pressoché opposti, la strutturazione esclusivamente urbana di Amalfi con la sua lenta e contrastata evoluzione, dopo gli splendori medievali, verso forme di attività e produ­zione che arieggiano l'industrialismo, la strabocchevole componente agraria pugliese che isola e condiziona in modo determinante gli stessi centri urbani, influenzandone grande­mente cosi la curva demografica come la stratificazione sociale. Ma il discorso del* FAn dopo questo momento che chiameremmo di rilevazione, sistemazione e prima interpretazione tecnica dei dati, può, ed anzi deve, articolarsi in prospettive propria* mente storiche assai più vaste, a delineare e sostanziare le quali ci auguriamo viva-mente che FA. medesima voglia dedicarsi in un prossimo futuro. Da un lato, infatti, il problema di Amalfi è parte di quello ben più ampio della storia del proletariato industriale meridionale preunitario che à in gran parte ancora da farsi, specie nei suoi agganci commerciali e marinareschi, nelle forme di integrazione e complemen­tarietà economica, diremmo oggi, che ad Amalfi si presentano particolarmente vistose (l'osservazione vale soprattutto per la lana, in quanto per la carta e per la pasta man­cavano obiettivamente le risorse e l'entroterra per una fioritura economica redditizia, come in seguito rispettivamente per le valli fluviali del Fibreno o del Liri, e per Torre Annunziata: ma anche questa ani liei osila dell'intrapresa industriale, questa sorta di tentativo di violentamento su dati massicci della natura, andrebbero studiati e spie­gati, anche nello sfondo delle dottrine economiche contemporanee). Ancor piti sug­gestivo il panorama pugliese; le cui direttive interpretative sono essenzialmente due, il regime della proprietà e la forma della coltivazione strettamente connessi, in un rapporto di causa ed effetto reciproci difficilmente districabile, con una concentrazione urbana accentuata in forme pressocchc patologiche, specie in terra di Bari, e, in se­condo luogo, le relazioni tra questa pressione democratica eccezionale (benché ine­gualmente ripartita) ed il fenomeno emigratorio, essendo notoriamente la Puglia ottocentesca rappresentativa della più clamorosa smentita possibile alle tesi tanto auto* revoli quanto semplicistiche che riconducono l'emigrazione ad un puro e mero, e perciò benefico, fenomeno di sovrappopolazione, basandosi di massima per il Mezzo* giorno, com'è altrettanto noto, sulla Sicilia occidentale.
Non ci soffermiamo ora sui dettagli delle meritorie e benemerite fatiche dell'Ai limitandoci a segnalate le piattaforme archivistiche più importanti e gli spunti maggior­mente suscettibili di sviluppo. Per Amalfi il catasto oociario è la fonte principalissima. Ma al solito, in queste rilevazioni demografiche sempre Ispirate a fini esclusivamente fiscali, il margine d'incertezza ondeggia così paurosamente (per il 1742 i registri par* rocchiali enumerano 2366 anime ed il catasto ondarlo ne rileva 1529, ancorché esclusi i religiosi: e del resto la maggiore attendibilità del documenti ecclesiastici, in quanto disinteressati, sembrerebbe indiscussa) da sconsigliare qualunque conclusione anche approssimativa, ed anche se tale rinunzia è, ovviamente, gravissima ai fini dell'inda­gine storica (non per nulla i due documenti donno una cifra pressoché identica per gli uomini, e cioè per i capifamiglia tassabili, mentre la sfasatura viene poi determi*