Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO COMUNALE DI TOLFA
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1969
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Libri e periadici
in un orticolo pubblicato fin dal 6 manto '47, che alia borghesia prussiana e tedesca in generale si sarebbe posto ormai il dilemma decisivo: o arrendersi al re ed alla burocrazia, o prender la guida del moto di rinnovamento < ivi, p. 112). La borghesia renano, pur prendendo l'iniziativa, salvò in qualche modo il irono che stava per crollare nella Berlino rovente del marzo '48: il ministero liberale guidato dal Camphau-sen divenne la stella polare di molli tedeschi cui la Prussia rinnovata, anzi sciolta nella nazione tedesca come il re stesso proponeva pareva una piattaforma solida per costruire un edificio nuovo, sta pur salvando in parte la tradizione pertico* lari.stica. La trattazione di questi temi, svolta da Federico Mcineckc in due fra le sue migliori opere ci esenta dall'approfondire tali argomenti, ripresi aia dal Droz sia da F. Eyck. Quest'ultimo guarda però quasi esclusivamente alle discussioni che si svolgono in seno al parlamento di Francoforte, altro polo di attrazione per i fautori d'un rinnovamento nazionale tedesco. Nel capitolo introduttivo sulla situazione tedesca nel periodo che precede il riunirsi del parlamento l'analisi delle correnti politico-culturali è breve, ma precisa e penetrante. Il capitolo si conclude però con quel giudizio alquanto sommario di cui si è fatto cenno : è vero che il disagio delle classi lavoratrici forniva uno sfondo spesso contraddittorio al moto rivoluzionario, poiché in parte si volgeva verso rivendicazioni retrograde (ritorno alle organizzazioni corporative e rifiuto delle innovazioni dell'industrialismo), ma è discutibile se si possano definire essenzialmente politici i fini perseguiti dai capi rivoluzionari, fini che vengono riassunti da F. Eyck con i tre aggettivi costituzionali, radicali e nazionali (p. 26). Nella sua attenta analisi dei dibattiti svoltisi a Francoforte, cominciando dall'analisi della famosa mozione presentata il secondo giorno delle riunioni, il 19 maggio '48, dal radicale Raveanx, F. Eyck non manca di definire l'atteggiamento generale della Sinistra, che definisce messianico > e atto a spingere il parlamento ad agire come un ariete per scuoter le fondamenta dell'ordine monarchico * in Germania (pp. 115-116). Nota ancora acutamente che i rappresentanti dell'ala radicale non nutrivano alcuna fiducia nei ministeri liberali che assistevano i sovrani in Prussia, nel Baden, ecc., ed anzi li consideravano come dei meri puntelli per l'autorità regia, la quale rischiava di riprender forza, e mirava ad un ritorno verso l'assolutismo. La Sinistra era convinta soggiunge che una seconda rivoluzione era necessaria in Germania, per completare la prima (p. 117). Ma questa seconda rivoluzione, a sfondo repubblicano-democratico, avrebbe, ci sembra, avuto anche uno sfondo sociale, se non socialista. Nessuno può sottovalutare la distanza che separa i rappresentanti di una Sinistra radicale di cui Robert Blum (giustiziato a Vienna nel novembre del '48) appare come la più notevole ed interessante figura, ed una Sinistra più estrema, ma anche più esigua il cosiddetto gruppo del Donnersberg (che era poi il luogo dove si riunivano i suoi rappresentanti) nella quale troviamo uomini come Anton Ruge o F. ti. Zitz, ai quali l'assemblea appare spesso come troppo poco attiva... Zitz e Raveaux, ricorda F. Eyck, desideravano che l'assemblea sopravvedesse e facesse da guida alle autorità esistenti , cioè ai governi particolari, ed alla Btmdesver-sammlung. finché sopravvivevano (p. 122). Certo, l'ideale sottinteso sarebbe stato quello di far sparire ogni altro potere, e talvolta, come ben nota ancora l'Eyck, ciò appariva alquanto contraddittorio, poiché anche gli uomini di Sinistra, tanto avversi al militarismo prussiano, si rallegravano dell'attivo intervento delle truppe prussiane contro i danesi, in difesa dei diritti della nazionalità tedesca nei contesi ducati (p. 123). Paradossalmente, la crisi del parlamento di Francofone, o se si vuole la svolta che segnò l'inizio del suo declino si ebbe proprio quando, nel settembre, fu impegnata a Francoforte una sorta di battaglia oratoria contro il tradimento dell'onore della Germanio (cosi disse il pur moderato Dahl mano) perpetrato dal governo prussiano concludendo colla Danimarca l'armistizio di Mainiti. In questa circostanza il parlamento, ed in specie la Sinistra, rivelarono una notevole incapacità di afferrare le difficoltà diplomatiche, militari ed economiche che facevano gruppo contro chi strenuamente mirava a sostenere i diritti nazionali , e sopratutto non mostrarono di saper volatore quanto fosse utopistica la prospettivo di una guerra rivoluziona-