Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO COMUNALE DI TOLFA
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1969
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labri e periodici
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vitalità degli ordinamenti liberali, nell'ordine all'interno, nella prosperi tu economica, nella lealtà della politica estera (pp. 300, 306, 364, 374). Anche se Hudson premeva sulla necessità di rinforzare il Regno dì Sardegna in senso conservatore, per alzare nn argine contro la rivoluzione (p. 353)1), soltanto nel 1859 e non per intervento della Gran Bretagna, bensì pei disegni politici di Napoleone IH, la questione italiana avrebbe preso tutta la scena europea. Ma di ciò nei volumi seguenti.
RENATO GIUSTI
CESARE MAGNI, Vita parlamentare del Duca di S. Donato patriota e difensore di Napoli; Padova, CEDAM, 1968, in 8, pp. XI-243. L. 4.000.
Che Gennaro Sambiase meritasse ano studio imparziale ed approfondito dopo le stroncature sommarie ed al limite del caricaturale riservategli cosi dal Croce come dal Salvemini (e, sul loro esempio, nn po' da tutta la tradizione storiografica soprattutto meridionalistica) è cosa pacifica, troppo frequenti e vistosi essendo gli episodi polìtici che avevano annoverato il duca tra i protagonisti, o quanto meno tra i perso* naggi rappresentativi lungo un quarantennio d'attività parlamentare, dalla Sinistra rat-tazziana a quella cosìdetta giovane ed all'opposizione pentarchica fino alle maggio* ranze crispine ed al nuovissimo liberalismo di fine secolo. Alle qualità accennate ri-sponde sostanzialmente l'indagine del Magni, por nell'indubbio appassionamento per il 6uo eroe. E perciò l'incidenza e il significato di quest'ultimo subiscono, almeno per noi, nn ridimensionamento definitivo, così deludente e grigiastra è la sensazione che pervade il lettore al termine di un volume pur concepito in chiave nettamente rivalutativa. In realtà il porro unum del Sandonato non solo non s'identifica col meridionalismo nel Benso elevato e scientifico a cui la pubblicistica a lui stesso contemporanea aveva avvezzato l'ambiente polìtico, ma neppure risente in modo apprezzabile di quel battagliero regionalismo antifiscale che, tra mille convergenze di ex borbonici e vecchi clericali, aveva condotto la Sinistra al potere. Quello del duca è puro e semplice municipalismo napoletano, carico spesso del vittimismo rancoroso che Scarfoglio avrebbe esasperato in funzione filocrispina, che era, però, essenzialmente antiradicale ed obiettivamente anti-industrialistico (e ciò malgrado gli auspici così del giornalista abruzzese come del Sandonato in prò di una prospettiva mediterranea e mercantile di Napoli in contrasto con la formula e albergo e museo propugnata dall'Amore). Tale sostanziale limitatezza d'orizzonte, insieme con la muscolosità del temperamento e certa innegabile avventatezza d'iniziativa (il tentativo dì compromissione esperito tra palazzo S. Giacomo ed il Banco di Napoli durante il sindacato del duca è cosa quanto meno discutìbile, specie ove la si confronti all'ampia visione agricola e liberistìca del successore Giusso) avvicinano, a nostro parere, Sandonato a Nicotera forse più che a Rattazzi ed a Crispi, i due leaders che l'A. pone fortemente all'inizio e alla fine della carriera politica del Nostro (la matrice garibaldina non è certo nna nota distintiva sufficiente). Si tratta pertanto dì nna esperienza polìtica che, già praticamente insabbiata e conglobata nella vasta visione nazionale del Depretis (al quale non a coso così il duca come il Nicotera si oppongono vivacemente) viene del tutto ad estinzione con l'avvento di Giolitti e le emblematiche elezioni generali del 1892: sicché il successivo decennio è per 0 Sandonato dì mera sopravvivenza fisica, illuminata sintomaticamente dall'adesione incondizionata all'ultimo Crispi nel quale appunto, o all'ombra del quale.
t) < By strengthenìng Piémont on ber weakest side you render ber a barrier against revolution; ut prcsent she is too weak to resist and hence she clutches at the qticstion of Natìonalities etc.