Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO COMUNALE DI TOLFA
anno <1969>   pagina <709>
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Libri e periodici 709
rilievo - - senza tuttavia trascurarla l'azione rivoluzionaria dei mazziniani, che per gli ultimi anni è appena accennata in brevissima sintesi. Mazzini ha scarsa fiducia nelle possibilità dei democratici alla Camera, che ritiene tutl'al più olile per la proclamazione e la diffusione delle proprie idee. L'autore, delineando il formarsi del partito inserito nel sistema, ama piuttosto sottolineare, nel '59, nel '60, nel 66 i punti di contatto, per la soluzione del problema nazionale, tra democratici rivoluzio­nari e legalitari. Considera insomma Mazzini, forse ancor più di guanto in realtà fosse, un isolato, dall'azione spesso negativa ai fini di una vasta, concreta poli tìca unitaria e riformista dei democratici. I suoi giudizi rigorosamente documentati sono senz'altro validi nella prospettiva del lavoro, che vuole essere prevalentemente uno stadio della sinistra parlamentare.
Scirocco rileva come i democratici siano, almeno sino al '60, pochi e male d'ac­cordo, ma si pongano sin dall'ottobre di quell'anno il problema di cercare una piat­taforma comune, di essere e partito, di entrare nella legalità per avere un peso reale nel parlamento e nel paese. La nuova sinistra che nasce ha in sé profonde frat­ture e differenze. Alcuni garibaldini sono monarchici e moderati, altri repubblicani e rivoluzionari; c'è chi, con Mazzini, antepone la questione dell'indipendenza e chi, con Cattaneo, quella della libertà. Il programma in nuce del Diritto ordine al­l'interno e rivoluzione in politica estera, è difficilmente attuabile. L'autore pone poi chiaramente in luce i particolari interessi ed atteggiamenti dei democratici del sud, ove la borghesia è solidale con i nobili contro i contadini, e il timore delle forze antiunitarie crea preoccupazioni di consoli(lamento. La sinistra qui riduce la politica a buona amministrazione, non aspira alla repubblica né a radicali soluzioni del pro­blema sociale, esercita un'opposizione costituzionale per uno sviluppo democratico borghese. < Di fronte scrive Alfonso Scirocco all'astrattezza di Mazzini, all'an­gustia di Garibaldi, si ha il graduale distacco della sinistra parlamentare dalle correnti repubblicane rivoluzionarie, la sua evoluzione in partito costituzionale, paral­leli alla maturazione della borghesia come classe dirigente . L'indagine si allarga alla stampa (sono analizzati II Diritto, I/Unità Italiana, Il Popolo d'Italia, il Roma, La Nuova Europa, e poi II Dovere è infine La Riforma) ed è corredata da do­cumenti inediti tratti dalle carte Crispi, Bertani e Ricciardi. L'opera tratta diffusamente delle elezioni del '61, dell'azione dei democratici in Parlamento* dell'opinione pubblica, e parallelamente considera l'azione rivoluzionaria, i Comitati di Provvedimento, le Associazioni Unitarie, l'Emancipatrice. Viene posta in rilievo la posizione ambigua di molti democratici, che si dichiarano contemporaneamente per il re e per la rivo­luzione. Per quanto riguarda l'ala legalitaria della sinistra, viene studiata con particolare attenzione la posizione di Mordini, uno tra i più attivi propugnatori di un'opposizione costruttiva in seno al sistema, che si adopera per molti anni per creare un partito democratico forte ed unito, maturo per un ingresso al governo. L'autore segue, con l'apertura a Depretis, il tentativo di Rattazzi di avvicinare la si­nistra legalitaria, con hi promessa di riforme amministrative. Grande importanza è data all'assemblea liberale del marzo '62 da cui nasce l'Emancipatrice, e al tentativo di Bertani di contrapporre al Parlamento un congresso di associazioni popolari. Lo Scirocco sottolinea i limiti dell'Emancipatrice, che ha il vizio d'origine di preva­lenza di elementi mazziniani che hanno interessi prevalentemente politici. Il programma dell'associazione, dedicandosi a problemi di politica estera più che interna e sociale, non interessa le masse e trascura le esigenze del sud. È il rilievo ripetuto più volte nel corso dell'opera, a proposito dei mazziniani: essi antepongono la completa unità ai problemi di organizzazione intema e di riforme. È la divergenza che divide rivolu­zionari e legalitari, che hanno uno diversa valutazione sulla priorità dei due postulati, che pure fanno parte di un programma comune. L'autore giudica positiva, concreta e realistica l'opera costruttiva airinter.no, ed astratti, privi di possibilità e di base i tentativi rivoluzionari, che la realtà politica interna od internazionale del momento non consente.