Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO COMUNALE DI TOLFA
anno <1969>   pagina <710>
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Libri e periodici
Dopo Aspromonte il distacco tra le due coerenti della sinistra diviene più netto. La nuova sinistra legalitaria, che fa capo a Mordini, Crispi, Bargoni si va gradual­mente organizzando e partecipa alla Camera alla discussione su molti importanti pro­blemi (brigantaggio, ordinamento amministrativo tra i maggiori); ma è spesso discorde, non ha un valido programma concreto, non suggerisce soluzioni nuove. Ma anche la sinistra rivoluzionaria è disunita: la polemica Mario-Campanella ne è un esempio evi­dente. Anche le tesi di Mario, che sostiene la priorità del problema della liberta, hanno un limite nella mancanza nella società italiana di condizioni favorevoli allo sviluppo della democrazia. La sinistra continua a non essere partito : sulla proposta di dimis­sioni in massa dal Parlamento i pareri non sono concordi e le polemiche divampano. Nel dicembre '63 con la costituzione del Comitato Centrale Unitario un accordo sembra raggiunto. Ma la concordia è più apparente che reale. Mazzini con la Falange Sacra con­tinua a lavorare per la repubblica per suo conto; Garibaldi con il proclama rivoluzio­nario del gennaio '64 intimorisce i più cauti. Nel luglio, cadrà il suo progetto di spe­dizione nei Balcani, che trova molte opposizioni tra i mazziniani e tra non pochi suoi seguaci. Qualche mese più tardi, i moti del Friuli riveleranno la disorganizzazione e le divisioni in seno al Comitato Centrale Unitario, che non interviene in appoggio agli insorti. Per quanto riguarda la sinistra legalitaria il '64 è un anno importante, anche se i risultati concreti sono limitati. Mordini tenta, senza successo, di organizzare il partito attorno a Garibaldi, e formula nel luglio un proprio programma preciso e temperato, che sotto molti aspetti si può conciliare con quello dei moderati. Lo Sci­rocco ne valuta positivamente l'azione, che tende a svolgere un efficace controllo in Parlamento con l'appoggio ad importanti leggi progressiste; ritiene invece sterile la azione cospirativa per il distacco dei capi dalle masse. Col '64 la distinzione fra si­nistra parlamentare e partito d'azione è ormai marcata; i democratici legalitari for­mano, in qualche modo nn partito, anche se disunito per i contrasti tra i gruppi Mordini e Crispi (notevole la divergenza di pareri sulla convenzione di settembre). Con la nota polemica con Mazzini, nel '64, Crispi rompe definitivamente gli equivoci e rinuncia ad accettare contemporaneamente legalità e rivoluzione. L'anno successivo, in occasione delle elezioni politiche si delineano con sufficiente chiarezza le diverse e correnti in seno alla sinistra. Alcuni democratici sono astensionisti ; Mordini pub­blica nn programma che rappresenta un passo indietro rispetto a anello dell'anno precedente, omettendo la richiesta di riforma dello Statuto; Crispi, più avanzato, chiede nn Senato elettivo e più ampie libertà; Bertani vuole costituente, suffragio universale, nazione armata, azione legale per la repubblica. Scarsa coesione, quindi, e discordia anche tra i diversi comitati elettorali (risale al '64 l'orto tra Sineo e Bargoni, da una parte, e Ricciardi dall'altra). Tutti i democratici commenta Scirocco agiscono nell'ambito borghese; ma i più avanzati spaventano la borghesia e non conquistano le masse.
Con le elezioni, affrontate localmente con diverse alleanze, la sinistra ha parziali miglioramenti; in esse affiorano uomini nuovi e si attenuano gradualmente alcune differenze con i moderati; il partito diviene Bempre più espressione della piccola e media borghesia. II gruppo mordiniano del Diritto stabilisce contatti con i moderati ed inizia una lenta involuzione che lo porterà, nel '68'69, sulle posizioni della mag­gioranza governativa di destra. La sinistra ha, dopo il '65, un suo peso determinante per l'approvazione o il rigetto di alcune leggi importanti.; ma rimane divisa tra Mor­dini, Crispi e l'estrema di Asproni, Guerrazzi e Nicotera. Ai fini dell'azione in Par­lamento è importante l'alleanza con la Permanente, che dura con qualche interruzione per alcuni anni, e rafforza il peso dell'apposizione.
Oggetto di attento studio è la crisi del '66. Di fronte alla guerra vi è, tranne poche eccezioni una sostanziale concordia del paese; ma dopo Custoza e Lissa, con l'aggravarsi della situazione militare, finanziaria, amministrativa la sinistra parlamen­tare chiede una svolta in politica interna, vuole nuove elezioni, cerca .un sistema di governo da contrapporre ai moderati. Ormai, tuttavia, il gruppo del Diritto, più a destra e legato a Ricasoli, è in netto contrasto con la sinistra di Crispi e Bertani. Al-