Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO COMUNALE DI TOLFA
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Libri e periodici
matura, sino ad essere giudicata degna di andare al governo. In questo senso, e in questa prospettiva il suo apporto allo svolgimento della vita politica italiana tra il '60 ed il *70 è senza dubbio costruttivo e positivo.
BIANCA MORTALE
RAFFAELE MOLINELLI, Pasquale Turìello precursore del nazionalismo italiano; Urbino, Argaglia, 1968, in 8, pp. 110. L. 1.200.
Risalendo addietro alle matrici ideologiche e culturali del movimento nazionalista da lui indagato in un precedente lavoro urbinate, l'A. traccia un chiaro profilo ed un bilancio critico esauriente del Turìello, che fra tali matrici ai pone tra le più significative, anche se con limiti e differenze che l'A. non manca di segnalare nelle pagine conclusive, che sono anche tra le più felici del saggio. Tnriello è chiaramente an vecchio moderalo meridionale rallié a Crispi. Questa definizione mi sembra sufficiente per precisarne la posizione e ribadirne l'ambito squisitamente ottocentesco, postrisorgimentale e preimperialistico, di collocazione dottrinaria. La milizia politica di Turìello a destra ha basi essenzialmente organicistiche fino alla soglia del corporativismo, lungo la via regia che da Cuoco conduce a Gioberti, pur senza le esasperazioni patriottiche di quest'ultimo, ed anzi in una prospettiva umanitaria e filanLro-pica di lotta comune delle nazioni per l'avanzamento ed il progresso che richiama certo manzonismo cristianeggiantc e < stenterello del Bonghi di cui non a caso il nostro fu fido seguace (ma l'acuminata influenza, quanto meno tem per amen tal e, di Vittorio Imbriani non va senza dubbio sottovalutata). Questa posizione politica, a differenza dello slargamento lombardo e consortesco appunto di Bonghi, si circoscrive in Napoli dando vita, più che ad un meridionalismo vero e proprio, malgrado le suggestioni di Villari e Fortunato, ad una sorta di regionalismo assai approssimativo, del anale tuttavia dovrebbero studiarsi gli influssi così su Scarfoglio come su taluni spunti del giovane Nitti, dal mito industrialislico della Grande Napoli a quello infinitamente più ampio delle nazioni giovani (Russia e Giappone) attraverso una valutazione di gusto imperialistico del fenomeno emigratorio. Finalmente, il ralliement a Crispi, che è ad un tempo la spia più sicura della limitatezza d'orizzonte del nostro come studioso (la comune negazione dell'esistenza e iinanco della possibilità d'una questione sociale in Italia!) e l'aggancio più consistente con la successiva tradizione nazionalista alla Corradini. Crispi vuol dire essenzialmente per Turìello unitarismo risorgimentale, governo forte, colonialismo. Non v'è dubbio che la seconda di queste formule sia concettualmente la più rilevante e feconda, rispetto al sentimentalismo ossessivo della prima ed all'approssimazione dell'ultima. Suggestioni bismarckiane ed anticipazioni pre-sonniniane agiscono senza dubbio a determinare nel Nostro un'impostazione del problema alquanto differente da quella onde il Crispi intendeva e viveva il suo personalissimo autoritarismo: ma appunto questi slargamene europei, questa lungimiranza verso nuove forme di rappresentanza politica e di dialettica civile, ribadiscono la preminenza degli interessi schiettamente costituzionalistici e politici nel pensiero di Turìello, lo apparentano degnamente alla mirabile fioritura italiana in proposito nel corso ' degli anni ottanta dell'Ottocento e lo distaccano piuttosto nettamente dal prevalente ideologismo cconomicistico dei futuri nazionalisti.
RAFFAELE COLAPIETRA
POSTILLA Nel fase, di luglio-settembre 1969 della /{assegna, a p. 383, riga 5", si legga -- per hi dovuta esattezza - - non una signora di Trento , ma < una signora di Haslach .
I'IEIIO ZAMA