Rassegna storica del Risorgimento
SOCIET? SOLFERINO E SAN MARTINO
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1970
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Idbri e periodici
è la sua in (faenza spirituale sull'uomo Cavour ma non tanto decisiva da orientarne la visione politica.
È la rivoluzione francese del 1830 che porge il vero modello politico e sociale del liberalismo cavouriano, trasformando una società di grandi dimensioni e un organismo politico potenzialmente dotato d'una decisiva iniziativa europea.
Seguendo poi il conte nella, scoperta dell'Inghilterra, Romeo ci offre il quadro complesso dell'esperienza cavonriana in quell'ambiente pieno di risvolti: l'impronta che ne riceve è certamente importante ma la tradizionale anglofilia del Cavour esce attenuata da momenti di disagio, dovuti specialmente alla mancanza delle abbondanti relazioni locali trovate in Svizzera e in Francia per la presènza dei parenti, e dalla pensierosa osservazione degli effetti della rivoluzione industriale.
Lo storico valorizza, in questa parte, il ruolo della classe dirigente aristocratica nell'evoluzione del liberalismo britannico su un binario di sapiente gradualismo, dove le riforme vengono assecondate e controllate. Ma l'esperienza europea pone Cavour anche di fronte olle opposizioni che incalzano da sinistra questi regimi liberali moderati e parlamentari, scelti come modelli, e nella sua mente, al lato opposto del domestico spauracchio reazionario, s'affaccia l'altra preoccupazione, per l'eversione sociale delle classi popolari e per l'assalto della democrazia alla cittadella liberale. Tale preoccupazione Io sensibilizza agli interessi sociologici e allo studio del pauperismo, ma sul piano politico sfocia nell'avversione alla democrazia e olla repubblica, determinando la sua stabilizzazione ideologica sul piano del moderatismo e del Juste milieu. Nel giustificare la presa di posizione cavouriana contro il radicalismo democratico il libro sale ad uno dei suoi punti di più alta problematica, prospettando al lettore il senso profondo della permanente alternativa storica tra legalità costituzionale e violenza egualitaria, tra l'evoluzione con le sue remore e la rivoluzione con le sue lacerazioni; Ve però da obiettare che il rapporto di Cavour con le più salde correnti democratiche italiane, educate da Mazzini e da Cattaneo, non potrà esser ridotto a questa antitesi, perché la loro serietà etica, culturale e sociale non consente di assimilarle al radicalismo più convulso, verboso ed eversivo: esse si collocano certamente a sinistra del Juste milieu ma con un equilibrio riformatore ed un rispetto dei diritti individuali, che in fondo ripropongono su una piattaforma avanzata i postulati della civiltà liberale.
Del resto Romeo, dopo aver rivendicato il valore morale e ideologico delle posizioni gradualistiche e liberali cavouriane contro la loro riduzione a mera copertura di substrati economici e classisti, guida il lettore sempre sul filo della biografia cavouriana, al riconoscimento della legittimità storica della democrazia come sbocco dell'evo* fazione liberale, conforme all'analisi di Tocqueville; ma la mente di Cavour, filtrando pessimisticamente quest'analisi, giudica la democrazìa non come rimedio alla rivoluzione e stabilizzazione delle conquiste liberali nella civiltà di massa, bensì come fatale concessione finale, da ritardare il più possibile, olla massiccia prepotenza del numero, laddove il formarsi in Italia, dalla stessa matrice risorgimentale, di un elevato pensiero democratico, differenziato dal socialismo classista, avrebbe potuto attenuare la sua ostile diffidenza. Romeo riconosce invero che la preoccupazione di frenare il cammino verso hi democrazia produsse un influsso paralizzante sulla volontà di riscossa nazionale del Cavour.
Rivolgendo le sue attività al settore economico, il conte assume nel 1835 rumini-nibt razioni: delle tenute di famiglio, guadagnandosi la stima del padre con le sue crescenti realizzazioni. I suoi primi possi nella realtà agricola piemontese rivelano più serietà imprenditoriale che vero slancio innovatore: perfeziona i dettagli ma accetta, in linea di massimo* l'insieme dei metodi, delle tecniche e i traguardi produttivi dei proprietari contemporanei. Ha la sua parte in tale cautela il fallimento di un tentativo più audace: la coltivazione in Piemonte della barbabietola da zucchero. Prima di innovare, il giovane Cavour intende gettar bone lo basi della sua attività agricola, anzitutto risolvendo il problema idrico, che lo porta alla rivalità e alla rottura coi proprietari attigui nella lotta per l'approvvigionamento dell'acqua. Un'alacrità più