Rassegna storica del Risorgimento
SOCIET? SOLFERINO E SAN MARTINO
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1970
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Libri e periodici
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dimenti e di imprecisioni, fra gli italiani in esilio (Gioberti, Mazzini ere), gli esponenti della cultura tedesca e francese (Daniel Stcrn, Alfred von Reumont) e nei giornali (la Presse, Revue des deux Mondes, Allgemeine Zeitung ecc.); una lettera di L. A. Mazzini al Salvaglieli fa il punto sulle reazioni suscitate ed è assai utile per comprendere i riflessi europei, le censure e gli elogi, mentre precisa le condizioni in cui venne concepita l'opera: Vi prego pure di non voler dimenticare che il libro fu scrìtto avanti il movimento toscano, oud'è che se mai voi trovaste che quel che ho detto sulla Toscana è oggi smentito dal fatti (il che però non mi sembra del tutto provato)t siate persuaso che nessuno più di me desidera che i fatti vengano a dare una solenne smentila a tutto il mio libro. In un'altra edizione emenderò alcune partì e aggiungerò un capitolo sulla Toscana.
Infine, credo che non ho bisogno di dirvi che il mio libro è più che altro una teorìa e nna dottrina, che, più che a sciogliere le questioni pratiche del presente, mira alla soluzione dei grandi problemi che tormenteranno di qui a qualche tempo non solo l'Italia ma tutta quanta l'Europa (S novembre 1847 ; I, pp. 451-52).
RENATO Grcsxi
FERDINAND BOYEK, La Seconde République et Charles Albert en 1848; Paris, ed Pedona 1967, in 8, pp. 348. S.p.
H problema dei veri rapporti intercorsi tra il Regno sardo e la repubblica francese nel 1848 è uno di quelli che da oltre un secolo è oggetto di appassionate discussioni tra gli storici.
In Italia, fin dal primo momento, gli scrittori (dico gli scrittori, non gli studiosi) sì sono divisi in due schiere: Luigi Carlo Farini (che fondava il suo commento proprio sn una pagina di Lamartine), Candido Augusto Vecchi, il Gioberti nel Rin-nóvamento, il Ranalli nelle Istorie italiane, Nicomede Bianchi non mancarono di criticare l'atteggiamento francese (particolarmente il Bianchi che, pubblicando nel 1869 il suo V volume della Storia documentata della diplomazia europea in Italia, disponeva di una cospicua mole di documenti diplomatici che, invece, non erano stati accessibili agli altri scrittori prima menzionati che avevano pubblicato i loro lavori tra il 1850 ed il 1853).
Più tardi fecero loro rincalzo il Ghiaia, Beniamino Manzone e, nel nostro secolo, Vittorio Adami, tutti per ribadire la tesi che la politica estera della Seconda Repubblica era stata tutfaltro che amichevole nei confronti del Piemonte in guerra contro l'Austria e che la Francia repubblicana aveva finito col rinnegare la propria origine comportandosi come nei suoi ultimi anni s'era comportata la Monarchia di loglio.
AI contrario, sostennero fin dagli inizi Cattaneo e Montanelli, la Francia dapprima non era intervenuta poiché il governo repubblicano non aveva voluto aiutare un re, e non era intervenuta poi, a cavallo tra la fine di luglio e i primi di agosto del *48, perché la richiesta pressante fatta da Guerrieri Gonzaga era stata sabotata dall'inviato speciale sardo a Parigi, il marchese Ricci, il quale aveva parlato di intervento morale, non di intervento materiale: quest'ultimo, caso mai, se proprio fosse stato il caso, non sarebbe stato necessario almeno per tre mesi. E lo SpeUanzon, in, questo secolo, segai il Cattaneo e il Montanelli.
Dalla disputa rimasero mori sia il Sirao sia l'Oriani. Il perché è diffìcile dirlo : ed entrambi non erano certo teneri per i Savoia.
Non più chiara è la letteratura francese sull'argomento. A parte le t memorie > di LamarUno e di Garnler Page, e oltre le pagine scorsamente illuminami e parti solarmente infelici che Bastide scrisse nel 1858, quando la questione italiana riprendeva quota e FA., ora in esilio, è degno di menzione per la sua inconsistenza il libro sn Lamartine di Qtient in-Buurhart. De la Gorre poi segue, passo per passo, le tesi di Montanelli, mi non ha approfondito questo aspetto della storia della Seconda Repub-