Rassegna storica del Risorgimento
SOCIET? SOLFERINO E SAN MARTINO
anno
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1970
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pagina
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114
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114 Libri e periàdici
Mica con ricerche originali come aveva fatto per le altre porti della sua celebre opera.
Sa questa annosa questione, rinverdita una ventina d'unni fa dal centenario del Quarantotto, celebratosi in un clima ancor caldo di lotta politica contro la Monarchia, e a pochi mesi (diciotto o poco più) di instaurazione della repubblica in Italia; sa questa annosa questione dicevamo, dei rapporti tra Carlo Alberto da un lato, Lamartine; Cavaignac, Basti de dall'altro (cioè sui rapporti sardo-francesi solo ne] 1848, e non già nel 1849, con un governo sinistrorso in Piemonte, e ano sostanzialmente conservatore in Francia col Principe-Presidente alla testa, e Drouyn de Lhuys agli Esteri) ha voluto vederci chiaro lo storico francese Boyer ricorrendo principalmente ai documenti diplomatici contenuti nell'archivio del Quai d'Orsay, ma giovandosi pure degli archivi del Ministero della Marina e della Guerra francesi, compiendo ricerche all'archivio di Stato di Torino e, naturalmente, giovandosi dei documenti diplomatici editi in grande abbondanza, in Italia soprattutto, in questi ultimi venti anni. E da queste lunghe, pazienti, diligenti ricerche e lettore è nato il presente lavoro.
L'A. parte dal momento in cui Lamartine si installa al potere a Parigi. Con abbondanti citazioni egli fa notare che il linguaggio del leader repubblicano è assolutamente pacifico. Lungi dal voler rinnovare le gesta militari della prima, la seconda repubblica francese ha tutte le intenzioni di procedere con cautela e, par dichiarando di non voler accettare le decisioni del Congresso di Vienna, essa ne auspica una (ahimè utopistica) revisione pacifica. Però qualsiasi attacco austriaco agli Stati italiani sarebbe rintuzzato da un intervento francese. Al contrario, un attacco sardo all'Austria dice Lamartine (p. 45) lo metterebbe in grave imbarazzo di fronte alle potenze germaniche e distruggerebbe le sue speranze di realizzare l'indipendenza italiana mediante un Congresso. L'inviato sardo a Parigi, il marchese Brignole Sale, il quale non era certo un rivoluzionario e nemmeno un riformista, non pare mai mettere in dubbio le parole di Lamartine. I rapporti ch'egli inviò a Torino prima dell'intervento sardo in Lombardia non manifestano alcuna preoccupazione d'un'aggressione francese, neppure quando Lamartine il 19 marzo pronunciò un discorso abbastanza equivoco a una deputazione savoiarda.
Vengono le insurrezioni e, con loro, l'intervento armato piemontese in Lombardia. Qual'è la posizione del governo provvisorio? Attraverso i rapporti di Brignole, non chiara; chiarissima invece l'esposizione fatta dal Lamartine al Consiglio di Governo: mantenimento della pace in Europa e non-intervento: intervento soltanto qualora fosse richiesto dall'Italia (p. 71).
Ad ogni modo egli preferì non incoraggiare, né scoraggiare l'iniziativa sarda, e in vista del peggio preparare l'Armée des Alpes per agire, se necessario, o per negoziare con le armi alla mano. Salvo l'armamento, la posizione politico-diplomatica di Lamartine nota l'A. (p. 55) fu conforme a quella adottata dall'Inghilterra nella slessa identica occasione. Però, sempre secondo l'A. (p. 59 e segg.), l'atteggiamento piemontese verso la Francia fu senz'altro influenzato dalla politica inglese; e poiché Londra diffidava della politica di Parigi, il Piemonte diffidò sempre e costantemente della politica francete. D'altra parte, nota esattamente l'A. (p. 66), il debutto della missione Bizio a Torino con la notizia ti- 'invio della squadra di Baudin a Genova, con la costituzione d'un corpo di truppe nel dipartimento del Var e, infine, con l'affare dei Vorace*, non era fatto per tranquillizzare un uomo sospettoso delle iniziative francesi quale era il ministro Pareto. L'A,, secondo me con ragione (p. 67 nota), non si sente di confermare la tesi di Guicbonnet che riecheggia un rapporto stessa identica occasione. Però, sempre secondo l'A. (p. 59 e segg.), l'atteggiamento Savoia da parte dei Vorace fosse stata mercanteggiata segretamente dal Pareto col Lamartine contro un aiuto francese al Piemonte. Ciò non si accomoda con la menzionata diffidenza del ministro degli Esteri sardo verso la politica del governo provvisorio francese; h molto più probabile che l'invasione dei Vorace* sin stata compiuta in conseguenza della debolezza del governo centrale per una iniziativa del commissario di Lione. E. Arago (p, 68).