Rassegna storica del Risorgimento
SOCIET? SOLFERINO E SAN MARTINO
anno
<
1970
>
pagina
<
116
>
1X6 Libri e periodici
zione dell'Italia settentrionale dui governo austrìaco. Donane, diciamo pare che l'atteggi omento francese non merita i giudizi così negativi espressi a suo tempo dal Bianchi (p. 140), ma non merita neppure d'essere giudicato completamente favorevole alla causa della guerra d'indipendenza italiana cosi come s'era, allora, impostata. D'altra parte, perché i dirigenti piemontesi si sarebbero allarmati? La verità è che la Francia aveva allora un governo un po' caotico, in cui ognuno invadeva il campo d'azione degli altri. Non per niente, Bastide stesso dichiarò a Lord Normanby d'essere costretto a passare il proprio tempo a tentar di spiegare gli errori e a scasare le imprudenze degli altri (p. 142). Comunque, un distacco della Savoia, sia pure da darsi alla Svizzera, era il minimo che il Piemonte sentiva di dover pagare come scotto per conservare la benevola neutralità francese (id.). Bastide, in giugno, era certo pia disinteressalo (almeno nelle questioni territoriali) di quanto non lo fosse stato e lo fosse tuttora il Lamartine; e il ministro di Francia a Vienna, Delacour, lo assecondò sia in onesta sua politica, sìa nel respingere il tentativo chiaramente compiuto da Wessenbcrg di separare la Lombardia dal Piemonte per continuare la guerra contro quest'ultimo solo (pp. 143 e segg.). Rimase il tentativo di Wessenberg di suscitare i sospetti dell'Inghilterra nei confronti della Francia svisando grossolanamente il senso delle parole di Delacour in dispacci inviati a Dietrichstein, e questo cèrto fu una delle cause dei sospetti sorti negli storici italiani nei confronti delle intenzioni francesi, die tali dispacci furono editi nei Blue Books fin dal 1849, mentre i rapporti di Delacour a Bastide furono fatti conoscere agli studiosi cento anni dopo: e in cento anni le convinzioni (tra l'altro appoggiate a documenti ufficiali) si radicano saldamente. Utilissimo quindi il lavoro di Boyer, che chiarisce questa autentica falsificazione austriaca e ristabilisce sotto la sna vera luce l'atteggiamento della Francia a Vienna (pp. 155-156).
Tra il 22 giugno e il 24 luglio ebbero luogo alcuni avvenimenti importantissimi che modificarono assai la situazione dall'una e dall'altra parte delle Alpi. Li Francia in seguito alle sanguinose giornate di giugno, Lamartine perdette ogni influenza politica a scapito di Bastide e di Cavai gnac; la Francia stessa asci dalla rivolta parigina diminuita agli occhi delle altre potenze europee. In Italia, d'altra parte, se l'annessione di Venezia al Regno dell'Alta Italia eliminava una spina repubblicana dai fianchi del nuovo regno lombardo, la grave sconfitta di Custoza rimetteva in forse la nuova costruzione politica e creava una nuova situazione internazionale.
E siamo al momento culminante, uno dei più controversi, quello delle richieste sarda e lombarda di intervento francese in Italia, intervento su cui, nel mese precedente in Francia s'era dissertato in termini diversi (sui quali l'A. ci informa abbondantemente pp. 171-100), giacché ora si parlava di intervento militare, ora di intervento diplomatico, quest'ultimo soprattutto dopo il moto insurrezionale parigino di giugno, che aveva indebolito la posizione del governo provvisorio francese nel campo internazionale.
Di questa parte, ampiamente e diligentemente trattata dell'Ai il succo pnò essere riassunto in poche righe. Per quanto concerne la richiesta d'intervento, essa non fu fatta in modo formale dal marchese Ricci, anzi, fu fatta coinè nna richiesta preliminare delle condizioni che la Francia avrebbe posto per intervenire qualora la richiesta effettiva fosse stata fatta dal Piemonte di li a circa tre mesi (p. 191 e segg.). Quando qualche giorno più tardi fu fatta, essa conteneva condizioni tali (p. 209) che il governo francese non poteva accettarla senza mancare di dignità verso il paese che esso governava (pp. 209*210 e 250-251). E forse tali condizioni furono avanzate perché la richiesta venisse respinta. Le più pressanti richieste avanzate a Parigi dal Guerrieri Gonzaga e le angosciose sollecitazioni fatte dal e partito milanese , Casati in testa, rimasero lettera morta. La rapidità delle vicende militari che videro l'esercito sardo