Rassegna storica del Risorgimento
SOCIET? SOLFERINO E SAN MARTINO
anno
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1970
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pagina
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119
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Libri e periodici
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Sell, la documentazione inerente alla missione Hummelauer (Hans-, Hof-und Stuats-archiv, Vienna). È il primo e organico studio complessivo di un problema, che, per alcuni aspetti, è slato studiato dal Silva, dal Rosselli, dal Moscati, dal Vida! dal Greer, dal Taylor, dal Guiehen, dal Falzone, dal Valsecela (e di fondamentale importanza i vari volumi, Le relazioni diplomatiche fra il Regno di Sardegna e la Gran Bretagna, serie HI, 18484860, a cura di Federico Curato).
La politica inglese di fronte al nostro Risorgimento fu il risultato della posizione assunta dal governo di Londra nella politica europea fin dall'inizio dell'età vittoriana e, nel contempo, fu la risultante di una pluralità di motivi, spesso diversi e contraddittori, che devono essere studiati nel tessuto spirituale della vita etico-religiosa, politica e culturale del popolo inglese. Le rivendicazioni dei popoli soggetti all'assolutismo e alla dominazione straniera furono presenti nella sensibilità del mondo politico inglese) 1 atteggiamento dell'Inghilterra di fronte al problema italiano rivela una genesi politico-strategica, la quale ebbe spesso un peso determinante. L'Inghilterra trovò un alleato nel Piemonte sabaudo, disposto ad appoggiare la politica anti-francese del governo di Londra, e sempre preoccupato di un eventuale aumento dell'influenza della Francia in Italia.
Nella seconda parte della sua ricerca, che vede la luce in questo volume, il Barié prende le mosse dall'atteggiamento dell'Inghilterra di fronte al conflitto siculo-napoletano. Mentre il movimento nazionale italiano slava compiendo il passo più importante nella via delle riforme e delle costituzioni, il governo britannico inviava Lord Mìnio (autunno 1847) nella nostra penisola allo scopo di incoraggiare e consigliare i sovrani italiani nella loro nuova politica. La parte più difficile della missione di Lord Minto fu l'opera di propaganda in favore del costituzionalismo moderato presso Ferdinando Il di Borbone. L'ambiente politico-governativo napoletano offriva scarse prospettive di successo all'inviato britannico, massime poi per l'attuazione del secondo obbiettivo del suo compito : la mediazione tra il sovrano e i siciliani insorti. Il re delle Due Sicilie era il più strenuo sostenitore dell'assolutismo (aveva posto all'attenzione della diplomazia europea il problema di un intervento austriaco in Italia) ed era avverso all'Inghilterra, la quale, in verità, non era popolare neppure nell'ambiente napoletano, ostile al regime borbonico ma ancora legato al periodo murattiano e aperto all'influenza politica francese. Lord Minto non si sarebbe mai spinto fino a Napoli se la situazione fosse rimasta quale si presentava alla fine del 1847, perché vi sarebbe stato difficilissimo affrontare il problema delle riforme costituzionali; aveva molto contamente cercato di non dare l'impressione che l'Inghilterra volesse influire su Ferdinando II. La rivoluzione siciliana del 12 gennaio 1848 rappresentò un fatto nuovo, che spinse il Minto a superare l'ostilità partenopea. A Napoli questi dava inizio a una nuova fase della politica britannica in Italia: l'Inghilterra era ora di fronte a un movimento rivoluzionario, dopo che per un anno e mezzo (dall'avvento al potere dei ichigs) aveva delineato una politica basata sulla possibilità di attuazione di graduali riforme negli Stati italiani, nel tentativo di evitare sedizioni e conflitti politico-sociali. Interessanti e acute sono le pagine dedicate dal Barié olla considerazione che ebbero gli nomini politici whìg delle particolari caratteristiche della rivoluzione siciliana.
Il Minto vide l'opportunità di vincere l'ostilità dell'ambiente napoletano, anche se la Francia avesse reso più esplicita la sua opposizione alla politica britannica, e le potenze nordiche avessero offerto il loro appoggio al Borbone e se, infine, il liberalismo napoletano, sospettoso della politica siciliana dell'Inghilterra, non avesse nascosto la sua diffidenza verso le iniziative diplomatiche britanniche. Giunto a Napoli, il Minto conferiva alla sua missione un carattere diverso, ben distinto dall'opera da lui svolta a Torino, a Firenze* a Homo. Lo spirito della politica tahig doveva necessariamente mantenersi, estraneo ad una rivoluzione aperta (anche so nella sua storia non aveva