Rassegna storica del Risorgimento

SOCIET? SOLFERINO E SAN MARTINO
anno <1970>   pagina <121>
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Libri e periodici
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monto della sua posizione dopo l'avvento del ministero Serracapriola. L'A. mette a fuoco tutti gli aspetti della realtà politica italiana tra l'inverno e la primavera del 1848 e li analizza nel contesto dello situazione europea; documenta l'azione diplomatica inglese tenendo conto di tutte le esigenze ideologiche e pratiche del momento. L'In­ghilterra si oppose agli unitari, i quali pensavano di risolvere il problema italiano sul campi di Lombardia, ed operò assiduamente per impedire l'immissione della rivolu­zione siciliana in quella italiana; il governo di Londra era convinto di poter control­lare la rivoluzione siciliana finché questa rimaneva circoscritta nel proprio ambito, ma era sicuro di non potervi far fronte qualora fosse stata trascinata dalla rivoluzione nazionale italiana. La politica e le mosse diplomatiche di Lord Palmerston ebbero un momento felice nei rapporti anglo-siciliani: l'influenza e il prestigio britannici non furono neppure scossi dall'esito negativo della missione del Minto. H governo di Londra aveva favorito le inclinazioni politico-costituzionali dei siciliani, ma li aveva lasciati liberi nella scelta di un sovrano, anche se aveva esercitato non poca influenza nell'elezione del duca di Genova (la protezione degli interessi piemontesi assunta da Palmerston riguadagnava alla Gran Bretagna le simpatie dei moderati, che allora diri­gevano il movimento nazionale italiane e aumentava i sospetti di Parigi, dove si te­meva l'ingrandimento dei Savoia).
La rivoluzione parigina di febbraio bloccò l'evoluzione moderata in Italia, fece apparire superata la politica dei conservatori liberali e mise in crisi la politica italiana dell'Inghilterra, la quale aveva assunto nella Penisola una funzione di guida di quella evoluzione: il governo whig non poteva più continuare a proteggere il movimento costituzionale italiano, perché questo pareva ormai inclinato verso la rivoluzione de­mocratica. La rivoluzione parigina e quella viennese avevano creato in Europa una nuova situazione politico-psicologica: nel pieno svolgimento di quella crisi, della quale imprevisti erano gli sviluppi, il problema essenziale era per Lord Palmerston la con­servazione della pace europea. Il problema italiano assumeva nella politica britannica un ruolo di primaria importanza e in particolar modo il Piemonte in cui l'opposizione nazionale all'Austria era strettamente legata al movimento costituzionale liberale. La­sciato da parte ormai il compiacimento della politica palmerstoniana per l'atteggia­mento antiaustriaco di Carlo Alberto (indubbie prove delle intenzioni liberali del re), il governo di Londra, ancora prima dell'avvento della Seconda Repubblica francese (nel mese di febbraio la situazione europea appariva instabile), aveva ammonito il Pie­monte di non provocare l'Austria ad una guerra svantaggiosa per il piccolo regno e proponeva un'alleanza austro-sarda: Carlo Alberto doveva sacrificare la sua politica nazionale e la sua aspirazione espansionistica ad inderogabili esigenze di stabilità euro­pea e di interna conservazione politico-sociale. Il governo inglese cercò in ogni modo di impedire al Piemonte di scéndere in guerra contro l'Austria, nella speranza di riu­scire ad isolare i moti lombardo-veneti (c'era il timore che il movimento rivoluzionario nella pianura padana assumesse carattere repubblicano; e, appena scoppiata la guerra, bi paventava l'intervento dell'esercito della Seconda Repubblica in Lombardia). Il movi­mento italiano con le sue accentuazioni liberali-radicali, contemporanee all'arresto del processo di evoluzione moderata e con le istanze indipendentistiche e unitarie, turbava la pace europea e suscitava allarme nell'opinione pubblica e contrariava il governo e hi diplomazia inglesi. Alla Camera dei Lorda, l'opposizione alla politica governativa levò la sua voce di protesta all'annuncio dell'intervento piemontese in Lombardia: Lord Aberdeen affermò che il Piemonte era la prima potenza che avesse violato il di tatto pubblico dell'Europa; Lord. Stanley attaccava la politica d'intervento sostenuta sempre del Palmerston e che Carlo Alberto aveva attualo. Poche settimane dopo Lord Malmeabury esprimeva la propria soddisfazione per il rafforzamento austriaco nel Quadrilatero; ma, come osserva giustamente il Bario era proprio nella forza doll'cser-