Rassegna storica del Risorgimento

SOCIET? SOLFERINO E SAN MARTINO
anno <1970>   pagina <122>
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Libri e periodici
cito piemontese, devoto alla monarchia, che stava la miglior garanzia per contenere la rivoluziono repubhHcana dell'Italia settentrionale; mentre una sua ritirata poteva pro­vocare un intervento francese.
L'intervento piemontese in Lombardia, pericoloso per la pace europea, era imba­razzante per il governo whig, ma Lord Palmereton seppe trovarvi utili prospettive per un progetto che, se modificava l'assetto politico territoriale esistente e turbava l'equì-librio politico europeo, era però realistico data la situazione che si era venuta a creare in seguito alla rivoluzione e alla guerra: il progetto della formazione di un nuovo Stato nell'Italia settentrionale, derivante dall'estensione degli Stati sabaudi verso la Lombardia. Il vecchio statista in tale progetto vedeva certamente le condizioni fondo mentali per unire l'Italia in una confederazione politica e commerciale, simile a quella tedesca.
È studiata dal Barié su interessanti documenti la missione Humtnelauer: Io sin-, di oso riconosce la validità delle tesi del Taylor, ma le corregge e le integra olla luce di nuovi elementi forniti dalle Carte Palmerston e dagli Archivi Reali; le sue estése ricerche mettono in risalto le tendenze italofile del Palmerston, molto vicine a quelle del Minto e del Russell. Il problema dell'Italia settentrionale appariva verso la metà del 1848 secondo la prospettiva di una soluzione monarchico-moderata sotto l'egida britannica la situazione pareva favorevole agli intenti della politica palmerstoniana e il regno dell'alta Italia sembrava un obiettivo non lontano, perché l'esercito piemon­tese progrediva nella pianura padana, il governo provvisorio lombardo aveva deciso in favore dell'unione con il Piemonte, e le affermazioni del Lamartine all'Assemblea avevano limitato l'eventualità di un intervento in Italia. La ripresa militare austriaca e la politica del Bastide determinarono uno sbocco diverso del problema italiano: il dialogo franco-austriaco era avviato verso nna soluzione basata sull'indipendenza asso­luta del Milanese.
Alla fine di giugno del 1848 il governo di Londra pose il problema di una colla* borazione anglo-francese in termini che non potevano più essere negativi, cioè nel senso di esercitare un controllo sulla Francia, ma sulle prospettive di una reale azione comune verso l'Austria, dalla quale l'Inghilterra sperava di ottenere un riassetto del­l'Italia settentrionale (non certo come quello sperato ai tempi della missione Humme-lauer, ma tale da assicurare l'indipendenza della Lombardia e il rafforzamento del regno sabaudo). La politica del Bastide era tesa ad ostacolare un rafforzamento della monar­chia sabauda ed era in netto contrasto con gli intenti fondamentali della politica bri­tannica. Il Borie studia, sulla scorta di una vasta documentazione, la genesi e il faticoso cammino della mediazione anglo-francese, relativa al conflitto tra l'Austria e il Pie* monte. Mediazione destinata al fallimento e difficile fin dalla sua impostazione, alla cui base stava una pluralità di elementi contraddittori, di problemi delicati, di zone d'ombro. Bulla quale, tuttavia, il governo whig puntava tntte le carte della sua politica italiana. Le difficoltà stavano proprio nella mancanza di accettazione deB'Anstria, dopo la riconquista della Lombardia, di una mediazione che non corrispondeva più alle sue condizioni effettuali: il governo di Vienna, superate le condizioni interne della primavera, ora ormai giunto a bnon punto sulla via dell'organizzazione militare, poli* tic e amministrativa dell'impero. Analogamente difficile era riuscire a far accettare la mediazione agli stessi italiani, anche nel Regno di Sardegna, agitato non poco dalla demagogia e dagli emigrati lombardi; ma soprattutto nelle regioni che avrebbero do­vuto unirai agli Stati sabaudi. Le condizioni dell'Italia centrale e delta Sicilia rende* vano incerte le prospettive del riassetto dell'intera penisola (la politica lohìg fu dura* mente attaccata dall'opposizione conservatrice, soprattutto col contributo di Lord Stanley e di Benjamin DJsroellj ma per Palmerston i'alleanza occidentale rappresentava uno strumento di azione altamente positiva nella politica internazionale, perché un'in*