Rassegna storica del Risorgimento
SOCIET? SOLFERINO E SAN MARTINO
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1970
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Libri e periodici 125
noni del nemico. Nella provincia di Udine, per esempio, circa un terzo della quale era 6tato rioccupato dagli austriaci nei giorni dell'armistizio di Cormons, la lunga incertezza circa il confine orientale aveva indotto nella popolazione un diffuso atteggiamento di equidistanza tra Austria e Italia, che doveva perdurare fino alla pace di Vienna (II, docc. 22 e 47; BETTINO RIGATOLI, Lettere e documenti, ed. Tabarrìni-Cotti, Vili, Firenze, 1893, pp. 273-77), Analoghi timori, sia pure in tono minore, si avvertirono nella provincia di Belluno, anche per l'eccezionale, inesplicabile ritardo col quale vi fu nominato un commissario regio ;CI pp. 159-61). Ma anche a prescindere da queste situazioni marginali, la posizione delle province venete era oggettivamente assai precaria: cedute dall'Austria alla Francia dopo Sadowa, occupate parte da truppe austriache e parte da truppe italiane, governate nei limiti controllati da quest'ultime da commissari straordinari del regno d'Italia che non avevano tuttavia alcuna autorità internazionalmente riconosciuta, esposte, ancora dopo l'armistizio, alla eventualità di una ripresa della guerra dall'esito assai incerto. E tutto ciò nel quadro della generale crisi di sfiducia abbattutasi sul paese dopo i rovesci di Custoza e lassa, del rivelarsi ai vari livelli dell'organizzazione politica, amministrativa e militare sono, non si dimentichi anche i giorni della rivolta palermitana di profonde crepe, che indussero persino qualcuno a paventare o, rispettivamente, a sperare in una prossima dissoluzione dello Stato unitario.
Siamo, invece, pienamente d'accordo col Pavone là dove egli ai riferisce all'assetto istitnzionale-amministrativo del regno d'Italia. Su questo assetto, le vicende della unificazione politica e amministrativa del Veneto non ebbero né potevano avere; dal momento che esso era già stato pienamente e stabilmente definito coi decreti dell'ottobre 1861 e con la codificazione del '65 - alcuna influenza. Certo, non mancarono nel '66 i vecchi municipalisti, gli antifusionisti, ì nostalgici di Massimiliano d'Asburgo: ma si trattò, per esplicita ammissione del commissario a Vicenza Mordi ni, di e impercettibile minorità (B. BICASOM, Carteggi, ed. Camerani-Arfè, XXIII, Roma, 1968, docc. 391 e 562). Più numerosi invece anche se allora non si assiste ad una vera e propria battaglia in questo senso dovevano essere i fautori di una autonomia veneta comunque intesa, se tra "66 e '71 gran parte dei notabili e dei deputati veneti si distinse per la sorda resistenza opposta all'estensione a quelle province di leggi amministrative, civili e penali del regno d'Italia (ciò, specie a livello delle discussioni parlamentari, è ben documentato da UMBERTO POTOTSCHNIG, L'unificazione umminii-.triuivii dette province venete, Vicenza, 1967; anche se. a nostro parere, l'autore dà di tale resistenza una valutazione eccessivamente positiva).
Tornando agli archivi, dei commissari regi, è appena il caso di rilevare che i documenti ivi contenuti, data la natura di questa magistratura, non riguardano se non di riflesso la grande politica , quella che decideva le sorti del Veneto nelle trattative fra i gabinetti europei ; essi costituiscono invece essenzialmente, come osserva il Pavone, ci documenti degli esordi della presenza politico-aniministralìva dell'Italia nel Veneto e delle prime reazioni da quella suscitate (I, p. XIII). Ciò si riflette anche nella loro collocazione archivisti cu: gli archivi dei commissari, infatti, nella quasi io-uiJiiii del casi non costituiscono un fondo autonomo, ma sono inseriti tra gli archivi della delegazione provinciale austriaca e quelli della prefettura italiana, ripetendo di quest'ultima anche la bipartizione tradizionale in archivio amministrativo e archivio di gabinetto. Oggi essi sono conservati presso gli Archivi di Stato dei capoluoghi delle province venete e di Mantova, tranne nel caso di Belluno dove, non essendo ancora istituito l'Archivio di Stato, le carte del commissario si trovano presso la locale pre* lettura. L'accurata inventariazione che per l'occasione ne è stata fatta consente, tra l'altro, anche qualche riflessione Intorno allo stato degli archìvi moderni nel nostro paese è la prima volta infatti, se non andiamo errati, che la Direzione generale degli Archivi di Stato effettua l'inventariazione di un gruppo omogeneo di archivi moderni a livello provinciale . H quadro che emerge da questo campione non e