Rassegna storica del Risorgimento
AMERICAN PHILOSOPHICAL SOCIETY DI FILADELFIA CARTE FABBRONI; FA
anno
<
1970
>
pagina
<
547
>
Giovanni Fabbroni e i fratelli Humboldt 547
baronessa Elise von der Recke, che fu a Roma con il poeta Christoph August Tiedge, dal 7 novembre 1804 al 12 giugno 1806. La nota scrittrice tedesca era stata forse L'ultima personalità straniera, che aveva frequentato il salotto Fabbroni prima dell'isolamento della Toscana a causa dell'epidemia scoppiata a Livorno. Non per nulla il diplomatico prussiano scriveva al suo corrispondente nella lettera del 16 novembre: La Baronessa di Recke, che mi ha portato la prima Sua lettera, ai ricorda mille volte dell'amabilissima Sua compagnia. Wilhelm andava spesso a visitare l'aristocratica tedesca, sebbene si annoiasse in sua compagnia, come scriveva a Caroline: Amiisant ist sie nicht, dass weiss Goti, Aber sie ist sehr giti, nnd eine Stunde geht leicht hin .2)
La febbre gialla di Livorno continuò ad alimentare la corrispondenza Humboldt-Fabbroni. Il riformatore toscano mandava ogni settimana dei precisi ragguagli ai diplomatico prussiano, che sperava di guadagnare alla causa del Regno d'Etruria, secondo cui il cordone militare, organizzato da Fabbroni stesso intorno a Livorno, doveva rappresentare una garanzia sufficiente per i paesi aventi rapporti commerciali con la Toscana.s) Ma Humboldt, pur mostrando molta simpatia per il punto di vista dell'amico, ribadiva fermamente, in una lettera datata 23 novembre 1804, la sua convinzione che la paura dilagante poteva essere vanificata solo se il Regno d'Eiruria fosse in grado di fornire la prova incontroverlibile che l'epidemia di Livorno non avesse nulla a che vedere con la febbre gialla:
Non saprei trovar espressioni per ringraziarla della bontà, colla quale Ella si compiace di scrivermi ogni settimana, e di darmi delle notizie tanto dettagliate sulla funesta epidemia di Livorno. Nessuno potrebbe prendere un maggior interesse per le sciagure della povera Toscana di me. Dal principio della malattia, io ho procurato di averne dei ragguagli esatti, e ho creduto del mio dovere di diminuire dappertutto la paura ed il terrore, e d'impedire che si dasse (sic) credito alle voci evidentemente esaggerate.
Convengo con Lei che era molto duro di comprendere nelle misure di precauzione, che si credettero necessarie, la Toscana intiera; ma non posso non ripetere che il Bolo mezzo efficace di rassicurare i governi e le popolazioni spaventate sarà di provare per ragguagli esatti e dettagliati dei sintomi della malattia, per il tempo e la marnerà della sua origine ed anche per il metodo dì curarla, che la febbre di Livorno è differente della febbre gialla. Mi dirà senza dubbio che, senza aver bisogno di qualsivoglia altra prova, la sola mortalità poco considerevole a proporzione della popolazione della città basta per dimostrarlo, ed anch'io sono di una tal opinione. Ma Ella sa purtroppo, Signore mio amicissimo, ch'alia paura non si possono mai allegare argomenti abbastanza, e bisogna confessare che la vera febbre gialla è una cosa tanto tremenda, che sono forse scusabili anche gli eccessi del terrore, che il nome solo ne eccita.
Intanto Fabbroni si documentava sulla malattia, e Wilhelm von Humboldt fungeva da intermediario fra l'amico e Giuseppe Flajani, chirurgo ordinario
i> FnrcrmicH NOACK, Dos Deutschmm cit. 1, p. 288 e passim; U, p. 473. Cfr. Ein Jahrhundert rSmùcheti Lebens, von. W ìnckelnmnns Romfahrt bis sum Sturxé der weliÙéhen Papstlinmchafu Baciente dentschcr Augenzeugen, gesammelt von Dr. H, MIDT, Leipzig, 1904, pp. 49-68 ; WIJ.HBI.M KosCH, Veulsches Literutur-Lexilcon, Ì 09561, pp. 2174-2175,
2) Wilhelm und Carolino CÌL, II, p, 278.
sì A TONTO ZOM, Storia ciL, 1X1, pp, 553 e 556-557.