Rassegna storica del Risorgimento
SANTELLI FRANCESCO MARIA NICOLAO
anno
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1970
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Nicolao Santelli
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le varie necessità dei poveri lavoratori immigrati e le pietose cure avute In loro favore.
Oggi mi è pure forza esporre all'Eccellenza sua che qui, attese le circostanze politiche, molti sudditi modenesi come di altri Stati non hanno potuto essere pagati delle sue fatiche. Ho intrapreso processi contro i debhitori e giustizia è stata resa; ma fratanto questi infelici languiscono, e vivendo malamente in questa astagione in cui regnano le febrì dette Terzane cadono ammalati e mi è dovere ricoverarli nell'Ospizio dei Poveri per non vederli morrire per le strade. Mai Eccellenza si è veduto in questo paese tanti ammalati forestieri. Credo mio dovere informarne l'Eccellenza sua acciò voglia quelle istruzioni che crederà opportune.
Nell'altra il Santelli supplica il ministro di adoprarsi, per fargli avere Yexequatur francese* che non gli arriva. Frattanto , ripete, io sono al mio posto : ed assicura che i poveri lavoratori dello Stato Estense benediranno la sua amministrazione. Ma si sente, in fondo, che le incertezze del domani lo tengono in una grande pena.
Il 23 settembre finalmente il Cecconi riempì delle informazioni desiderate dal conte Forni una lunga lettera e la spedì a Modena, col corredo di numerosi documenti trascritti. Vi narrò per prima cosa come, costretto a cedere alla imperiosità delle circostanze, avesse consegnato al Santelli, che gliene faceva urgente richiesta come console nominato allora dal Governo Provvisorio di Modena, il timbro d'ufficio e un certo numero di passaporti, riguardanti gli operai estensi sbarcati in Corsica nel 1847: le sole carte, cioè, che costituissero l'asserito archivio modenese . Accennò poi agli usi consolari in materia di passaporti, di viaggi e spedalità degli emigranti e anche agl'incassi fatti dal Santelli: né trascurò di mettere in rilievo l'assurda e dannosa situazione creatasi quando avvenne il passaggio dei sudditi modenesi e reggiani sotto la tutela del console sardo, col conflitto fra due che si affermavano pubblicamente investiti della medesima autorità e agivano come tali. Non gli risultava che il Santelli avesse ottenuto il beneplacito del Governo francese, ma propendeva a non ere-derci per vari indizi. Infine espresse il desiderio di poter riavere il suo antico incarico regolare d'assistenza ai braccianti sudditi del Ducato: e così chiudeva la lettera, non senza far garbatamente notare d'aver loro erogato vari sussidi sino al 30 aprile e di tenere in pronto il conto relativo.
Dopo tali informazioni, accompagnate, come s'è detto, da parecchi documenti illustrativi, J> la risposta negativa, che del resto era già nell'aria, alle sollecitazioni del Santelli si concretò senza altri dubbi. E il ministro Forni rispose infatti negativamente il 3 ottobre. Nella forma si attenne alla più stretta correttezza diplomatica: ignorò di rivolgersi a un uomo che era stato, per lo meno, amico dei nemici di Francesco V e fece semplicemente osservare che il governo estense aveva affidato sin dal 1816 al signor Giacinto Cecconi, console austriaco, l'incarico d'assistere i sudditi del Ducato nella Corsica francese e che era stato sempre contento di lui: non si può quindi, dice la lettera, dimenticando adesso i servigi resi dal sig. Cecconi, affidare ad altri tale coni-
,1 Appunto tra questi si trova la copia del decreto di nomina del Santelli a con role del Governo Provvisorio modenese, riprodotta testualmente più addietro. Un altro interessante allegato è una lettera con cui il Canefri informa il Cecconi degli imbarazzi procuratigli dal contegno del suo competitore, sordo ad ogni diffida.